Bottiglie, buste, involucri, pellicole e imballaggi. Oggi il packaging non può fare a meno della plastica, praticamente in ogni settore industriale. E una volta una volta esaurita la sua funzione, tutta questa plastica si trasforma in rifiuti, che andranno quindi smaltiti e che almeno in parte, nonostante le migliori intenzioni, si faranno strada nell’ambiente. La responsabilità ovviamente è di tutti, ma un nuovo studio coordinato dai ricercatori dell’Università dell’Illinois aiuta a fare luce sui Paesi che contribuiscono maggiormente al problema. Una triste classifica, insomma, delle nazioni che producono il quantitativo maggiore di rifiuti di plastica legati al packaging.
La ricerca, pubblicata sul Journal of Industrial Ecology, è stata realizzata incrociando i dati sulla produzione globale di rifiuti forniti dalla Banca Mondiale con quelli contenuti nel database EXIOBASE, che mappa le relazioni tra consumatori e produttori di beni in 47 regioni del mondo. Dall’analisi dei dati, i ricercatori americani hanno potuto constatare che il principale produttore di rifiuti di plastica da imballaggi è il continente americano, dove tra Nord e Sud America si raggiunge quasi il 41% della produzione globale. Seguono l’Europa, con il 24%, e l’Asia, con il 21%.
A livello nazionale, il primo produttore mondiale sono gli Stati Uniti, responsabili del 19% di tutti i rifiuti di plastica legati al packaging realizzati nel mondo. Al secondo posto troviamo quindi il Brasile, con il14%, e poi la Cina, con il 12%. Simile la situazione anche guardando ai consumi (un particolare non scontato visto che molte merci vengono prodotte per l’esportazione): Nord e Sud America sono i principali responsabili di rifiuti legati ai consumi, con il 36% del totale; segue l’Asia questa volta, con il 26%, e quindi l’Europa, con il 23%.
Guardando al tipo di merci che genera la quantità maggiore di rifiuti di plastica, ai primi posti troviamo il comparto alimentare, con latticini e prodotti ittici in testa alla classifica dei più inquinanti. “Cibi ricchi di proteine come la carne, il pesce e i latticini sono diffusissimi nelle Americhe, e si tratta di merce che genera moltissimi rifiuti legati al packaging”, spiega Sandy Dall’erba, direttore del Center for Climate, Regional, Environmental and Trade Economics (CREATE) dell’Università dell’Illinois.
“Per fare un esempio, ogni chilo di pesce consumato produce in media un chilo e mezzo di rifiuti. La plastica purtroppo è difficile da rimpiazzare, perché non abbiamo altri materiali in grado di proteggere la freschezza dei cibi che vengono spediti in giro per il mondo. Per questo dobbiamo cercare di sviluppare nuove tecnologie che rendano la plastica più biodegradabile, come quelle basate sulle alghe. Ma dobbiamo anche introdurre normative più stringenti, che scoraggino la produzione e l’utilizzo del packaging di plastica”.