Lo avevano invocato a gran voce, durante le consultazioni del neopremier. Draghi pensi al turismo – settore messo in ginocchio dal Covid come pochi altri – e lo dimostri da subito, creando un dicastero ad hoc. Messaggio ricevuto: da ieri il leghista Massimo Garavaglia è il ministro proposto nel governo che ha appena giurato e si appresta a ricevere la fiducia del Parlamento.
Una storia curiosa, quella del dicastero dedicato a una delle prime industrie del Belpaese, capace in tempi normali di produrre il 13 per cento del Prodotto interno lordo, con un indotto anche in termini di immagine sull’intero prodotto Italia difficile da misurare, ma sicuramente non irrilevante. Il nostro Paese non ha un ministro del turismo con portafoglio da quando – nel 1993 – il ministero del Turismo e dello Spettacolo venne abolito in seguito a un referendum popolare promosso dai consigli regionali di Trentino-Alto Adige, Umbria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Marche, Basilicata, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto. Lo aveva istituito il secondo governo Segni nel 1959. Da allora, la lunga diaspora nei sottoscala della presidenza del Consiglio o di altri dicasteri – triste e quasi fisiologico destino di un comparto la cui frammentazione diventa incapacità di fare squadra – o lobby a seconda dei punti di vista. Le competenze passano inizialmente alla presidenza del Consiglio che prima istituisce un dipartimento e poi, nel 1995, un sottosegretariato con delega a tema. Nel 1996 le deleghe al turismo passano al ministero dell’Industria, ma il dipartimento a Palazzo Chigi sopravvive altri 3 anni, fino a essere sostituito da una direzione generale, al ministero dell’Industria, e lì rimane anche quando, poco dopo, il dicastero diventa “delle Attività produttive”.
Tra vari tentativi di riforma del settore – legge quadro del 2001, primi tentativi di trasformazione dell’Enit, che esiste dal 1919, con le dimissioni dell’allora sottosegretario Stefano Stefani, nel 2003, la delega rimane vacante. Nel 2005, il Governo pensa a un comitato interministeriale, bocciato l’anno seguente dalla Corte Costituzionale, che accoglie il ricorso di alcune regioni contro quel progetto. La delega viene assunta dal vicepresidente dell’esecutivo Francesco Rutelli. Nel 2009, con Berlusconi premier, Michela Vittoria Brambilla diventa prima sottosegretaria, poi ministra (senza portafoglio) del Turismo. Nel 2011, Monti nomina Pietro Gnudi ministro del Turismo e dello Sport. Nel 2012, lo stesso Monti sopprime il dipartimento creandone uno per gli Affari regionali, il Turismo e lo Sport.
Nel 2013, governo Letta Massimo Bray diventa ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo: per l’accorpamento sono necessari due dpcm e un decreto ministeriale. Poi, con Renzi, è il momento del primo mandato Franceschini. Nel 2018, però, il Governo Conte (I) decide di trasferire le competenze in materia di turismo al dicastero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, guidato da Gian Marco Centinaio, che diventa anche ministro del Turismo. Poco dopo, la Corte dei Conti boccia la riforma. Con il Conte II si ritorna al Mibact e a Franceschini, il quale ieri è stato il primo a salutare con gioia il nuovo dicastero e a mandare il suo in bocca al lupo al neotitolare, con un tweet. “Grazie al Presidente Mattarella e al Presidente Draghi. Cercherò di onorare al meglio la fiducia, lavorando perché la Cultura italiana sia il motore della ripartenza del Paese. Giusta scelta un ministero per il solo Turismo, così colpito dalla crisi. Buon lavoro a @massimogara”, ha scritto il titolare del Mibact.
Messaggi di soddisfazione, se non addirittura di giubilo, sono arrivati praticamente unanimi dai rappresentanti di un settore che in condizioni ottimali genera un Pil annuo prossimo ai 200 miliardi e contribuisce alla bilancia commerciale del Belpaese per circa 45 miliardi. Senza tralasciare, ovviamente, il 15 per cento della forza lavoro totale del Paese impiegata nel ramo.
“Non mi sembra vero – dice soddisfatto il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca – ed è davvero una notizia da festeggiare. Finalmente, dopo un’attesa di anni, un ministero del turismo dedicato! E poi soprattutto un ministero con portafoglio, non un ministero che taglia i nastri alle inaugurazioni. Un ministero corposo, di contenuti. Eravamo stufi di essere ospitati di qua e di là. L’Italia merita un ministero dedicato” dice Bocca
“Ci voleva il professor Mario Draghi per risolvere con determinazione e lucidità una questione sulla quale ci si arrovellava da decine di anni senza trovare mai la soluzione” dice il presidente di Confturismo Confcommercio Luca Patanè. “Se il buongiorno – aggiunge Patanè – si vede dal mattino, si apre una grande stagione per il turismo, stremato dalla crisi in corso, almeno sotto il profilo istituzionale”.
“Finalmente si restituisce al Turismo la dignità e l’importanza che merita. I tempi per il passaggio di consegne ci preoccupano molto però perché la grave crisi del settore richiede soluzioni urgenti e non può attendere” dice Pier Ezhaya, presidente di Astoi Confindustria Viaggi. Anche Fiavet Confcommercio si congratula con Garavaglia per “un ministero atteso da anni dal comparto e che giunge nel momento più difficile della storia del turismo italiano”.
“Il futuro del settore – dice il presidente di Assoturismo Confesercenti Vittorio Messina – dipende proprio dalla capacità che avremo di superare la frammentazione territoriale che ne ha caratterizzato finora la gestione. L’auspicio è che ora il ministero diventi operativo in tempi contenuti, e non si ripetano i ritardi di operatività cui siamo stati abituati in passato”.
Entusiasta anche la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli: “Ci auguriamo che questa ‘forzatura’ di voler ricostituire il ministero del turismo, eliminato anni fa con il referendum, sia un segnale di consapevolezza del fatto che il nostro settore è stato proprio schiacciato dalla pandemia”.
“Da tempo il settore chiedeva un ministero a sé stante: il turismo e il termalismo trainano una grande fetta dell’economia e in un momento di crisi in cui ci troviamo, il nuovo premier Mario Draghi ha dimostrato grande sensibilità” dice ancora Massimo Caputi presidente di Confindustria Federterme.
Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente dell’Associazione Italiana Confindustria Alberghi, chiede al neo ministro una road map “per uscire dalla crisi e mettere in sicurezza le aziende del settore che sono un potenziale importante anche per la rinascita del Paese”. Il presidente dell’Istituto Demoskopika Raffaele Rio chiede a Garavaglia di convocare “immediatamente Regioni e portatori di interesse per varare un documento strategico unico e condiviso che trasformi in programmazione consapevole le risorse, seppur non ancora sufficienti, presenti nel Next Generation Italia e metta mano alla riforma del settore attraverso un Collegato Turismo alla finanziaria”.