Il contributo di Giorgio Brizio alla rubrica di testimonianze dalla Cop26 di Glasgow. La redazione di Green&Blue è pronta a ricevere contributi, anche multimediali, da Glasgow. Mandate video, foto, testimonianze a redazione@green&blue.it
L’anno della gestione dei fondi post pandemia, l’anno delle elezioni amministrative in tante città europee e di quelle in Germania, che influenzeranno profondamente l’andamento dell’Unione Europea dei prossimi anni, decisivi per tentare di arrestare il collasso climatico. È l’anno del G20 a presidenza italiana e soprattutto è l’anno della Cop26 di Glasgow.
Quel numero dopo l’acronimo Cop (Conference Of Parties, Conferenza delle Parti) dovrebbe già farci pensare: i venticinque precedenti incontri annuali della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici hanno fallito uno dopo l’altro. La Cop26 è forse l’evento del secolo, ultimo scoglio prima del baratro.
C’è un motivo se i movimenti per il clima dicono che non è vero che non stiamo facendo abbastanza: non stiamo facendo proprio niente. Rispetto al 2010, se andiamo avanti di questo passo, si stima che nel 2030 invece che diminuire le emissioni di gas climalteranti siano destinate ad aumentare del 16%.
Cop26, l’italiana Federica Gasbarro in viaggio verso Glasgow: “Ci resta solo la speranza”
Siamo nel bel mezzo della sesta estinzione di massa; ogni giorno si estinguono fino a 200 specie. Anche se contro ogni attuale aspettativa riuscissimo a limitare il riscaldamento globale a 2 gradi la resa del frumento diminuirà del 12%, quella del riso del 6%, quella del mais del 18%. Quattrocento milioni di persone dovranno affrontare carenze idriche. Secondo la Banca Mondiale, i conflitti armati aumenteranno del 40% a causa della crisi climatica e 143 milioni di persone saranno destinate a diventare migranti ambientali.
Differentemente a quanto siamo abituati a leggere e vedere nella più tradizionale iconografia sui cambiamenti climatici che ha come protagonisti api e orsi polari, da questi numeri possiamo iniziare a capire perché la crisi climatica sia prima di tutto una crisi sociale. Battersi contro l’avanzata del collasso climatico significa lottare per i diritti e la vita delle persone.
Di fronte ai dati disarmanti precedentemente citati sembra che non ci sia alternativa a rimanere immobili e farsi travolgere dalla tempesta – intesa come emergenza ambientale, umanitaria, economica, alimentare. E invece, proprio come quando si è in acqua nel bel mezzo della mareggiata, bisogna fare ciò che appare controintuitivo. Non pietrificarsi né scappare, sapendo che comunque essa ci travolgerà, ma affrontarla e andare incontro all’onda. Solo così si può avere qualche speranza di superarla.
Non è finita
I movimenti per il clima negli ultimi anni hanno dimostrato che se il cambiamento non si verifica nelle stanze del potere, esso può avvenire in piazza. Decine di migliaia di persone di ogni età stanno raggiungendo Glasgow per fare pressione sulle decisioni che verranno prese in queste settimane.
Domani, giovedì 4 novembre, con una delegazione di attivisti e attiviste di Fridays For Future e Acmos, partiremo per la città scozzese. Abbiamo deciso di viaggiare in treno, il mezzo di trasporto più ecologico in termini di emissioni, nonostante esso richieda maggiore tempo e costi anche quattro o cinque volte di più della possibilità di viaggio in aereo. Fino a quando le scelte ambientalmente virtuose saranno più care e dispendiose, non possiamo pretendere che la cittadinanza opti per esse. Abbiamo scelto quindi di provare a denunciare questa assurdità e far divenire il nostro viaggio uno strumento mediatico e un’occasione di dibattito e confronto.
Coloro che vorranno sostenere la nostra avventura e aiutarci economicamente in questa scelta potranno farlo attraverso una donazione simbolica sulla piattaforma Rete del Dono.
Il viaggio continua
Nonostante le sconfortanti premesse e promesse che inaugurano questa Cop, c’è ancora speranza. D’altronde “transizione ecologica” è l’anagramma di “sognatori eccezionali”.
* Giorgio Brizio, 19 anni, è attivista dei Fridays for future. Ha scritto “Non siamo tutti sulla stessa barca” (Slow Food Editore)