“Sebbene le aziende italiane stiano mettendo in atto progetti e iniziative di economia circolare, rimane ancora poco diffusa la definizione di una strategia strutturata sulla circolarità”. È la premessa da cui partono Monica Merlo, partner Ey, e Federico Fragassi, manager Ey, per analizzare l’approccio delle imprese italiane nei confronti di un tema così sensibile. Approccio definito “ancora molto acerbo nella stragrande maggioranza delle organizzazioni”.
In effetti, il report “Seize The Change – Futuri sostenibili” di Ey, che analizza i trend più significativi di sviluppo sostenibile sul mercato, evidenzia che “soltanto il 19% delle aziende italiane dichiara di avere una strategia di economia circolare, associata a obiettivi e target futuri”. “C’è oggi una scarsa capacità degli interlocutori aziendali di ‘mettere a terra’ il concetto di circolarità”, osservano gli analisti.
Le cause principali del ritardo? “Politiche, strategie nazionali e internazionali di circolarità molto recenti; assenza di standard e framework di riferimento per la misurazione e valutazione dell’economia circolare. Ad oggi, l’unico è il BS 8001:2017 che è molto ‘olistico e di alto livello’. Sono in fase di emissione standard UNI 11820 e in fase di elaborazione standard ISO 59004, standard ISO 59020 finalizzato alla definizione di un modello in grado di misurare le performance e standard 59010 finalizzato su business model & value chain”, rispondono gli analisti.
In attesa di una maggiore uniformità di approccio, Ey suggerisce di seguire le indicazioni della EllenMac Arthur Fundation, uno dei più grandi enti che operano nel settore dell’economia circolare. Dal 2012 la fondazione lavora con aziende, pubbliche e private, istituti di ricerca e di consulenza, tra cui Ey, per promuovere e diffondere il verbo della circolarità e creare un contesto economico strutturato in modo da potersi rigenerare. “L’integrazione della circolarità nei modelli di business è oggi l’elemento differenziante che fornisce un vantaggio competitivo sul mercato specialmente alla luce della crescente attenzione di stakeholder chiave quali istituzioni (politiche) e investitori (rating Esg) nei confronti del cambiamento climatico”.