Negli ultimi mesi la questione della crisi energetica e della dipendenza dell’Europa dal gas russo sono tristemente salite alla ribalta delle cronache, dimostrando una volta di più quanto sia urgente invertire la rotta e creare un modello di sviluppo sostenibile. Green economy e lotta al cambiamento climatico sono legate a doppio filo e rappresentano, senza dubbio, le grandi sfide del nostro tempo. Da decenni l’uso eccessivo dei combustibili fossili e lo sfruttamento smodato delle risorse naturali stanno alla base di un sistema produttivo poco responsabile, che ha innescato un circolo vizioso tale da avvicinare la Terra al punto di non ritorno.
La comunità internazionale e l’opinione pubblica stanno dimostrando una crescente presa di coscienza di queste problematiche, dalla cui risoluzione dipende il futuro del Pianeta e delle nuove generazioni. Le Nazioni Unite hanno provato a indicare la via definendo 17 obiettivi di sviluppo sostenibile nella cosiddetta Agenda 2030, mentre l’Unione Europea ha messo a punto il Green Deal, strategia attraverso la quale mira a trasformare le sue politiche in modo da ridurre le emissioni inquinanti degli Stati membri e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La strada da percorrere, però, resta ancora lunga e la gravità della situazione rende indispensabile aumentare gli sforzi.
Un vero e proprio modello di riferimento è la Carinzia, che prevede di raggiungere l’obiettivo della produzione a zero emissioni di CO2 già entro il 2025. Nel land più meridionale d’Austria l’economia sostenibile è a tutti gli effetti una realtà, tanto da renderlo un terreno di prova ideale per imprenditori, startupper e investitori che vogliono sviluppare e mettere in pratica le loro idee per il futuro. Per portare avanti il suo impegno, la Carinzia punta sull’idea del networking, che trova perfetta espressione nella cosiddetta Green Tech Valley, uno degli hotspot tecnologici più importanti del mondo per la tutela dell’ambiente e dell’economia circolare.
Il network, esteso anche al territorio della Stiria, comprende oltre 250 tra aziende e istituti di ricerca e formazione, capaci di dare vita a una proficua attività di interscambio che consente alle varie realtà di ideare prodotti e servizi, implementarli e immetterli sul mercato, avvalendosi anche di analisi di tendenza e mappe di finanziamento. L’alta densità di imprese leader nel settore della tecnologia green e una forte cultura della cooperazione, negli ultimi dieci anni, hanno permesso alle aziende del cluster di crescere più velocemente di circa il 50% rispetto al resto del panorama mondiale.
L’Università di Klagenfurt e l’Università di scienze applicate della Carinzia, nonostante la loro giovane età, hanno conosciuto un notevole sviluppo e si sono evolute fino a diventare sedi scientifiche di eccellenza. Lo stesso vale per i parchi tecnologici nei quali si lavora da tempo per mettere a punto soluzioni all’avanguardia nel campo della sostenibilità. Nel Wood Carinthian Competence Center di Sankt Veit an der Glan, ad esempio, viene portata avanti una ricerca extra-universitaria orientata alle applicazioni industriali del legno come materia prima. Il comparto forestale, infatti, costituisce la colonna portante della bioeconomia della Carinzia che, con i suoi 592 mila ettari, occupa il secondo posto fra i Länder austriaci più ricchi di boschi.
L’industria forestale è seguita dal settore agricolo, dove i campi sono privi di OGM e quasi un quarto è coltivato in modo biologico. In nessun altro luogo le emissioni di gas serra prodotte per chilogrammo di carne, latte e uova sono così basse come in Carinzia. Un altro primato del land più meridionale d’Austria consiste nella capacità di generare il 100% della propria produzione energetica da fonti rinnovabili (idroelettrico, biomassa, fotovoltaico), frutto di investimenti e sistemi di sovvenzione finalizzati a garantire lo sviluppo di tecnologie alternative. Dal cuore dell’Europa, dunque, arriva una dimostrazione concreta di come la transizione verde sia davvero possibile e del modello da seguire per metterla in atto.