Un’ala completamente rinnovata del Museo Egizio. Quello “storico” del Cairo. L’ha svelata ieri sera il ministro del Turismo e delle Antichità egiziano, Ahmed Eissa. Ospita, tra gli altri cimeli, un rotolo di papiro lungo 16 metri, portato alla luce l’anno scorso.
La riapertura è la prima tappa di un più ampio progetto di rinnovamento per l’edificio color salmone, costruito 120 anni fa di fronte alla piazza Tahir, che chiunque abbia visitato la capitale egiziana ha visitato, non fosse altro che per ammirare la maschera di Tutankhamon.
Protagonista della prima di ieri sera, il Papiro Waziry, scoperto nell’area di Saqqara nei mesi scorsi, contiene oltre 110 strofe del Libro dei Morti, il testo funerario classico adottato nel Nuovo Regno Egizio dal 1.500 a.c fino al I secolo a. C. All’interno del museo si notano anche nuovi vetri di protezione per le opere e il rifacimento del sistema di illuminazione.
Il rinnovamento arriva in singolare coincidenza con i primi segnali di apertura del Grande Museo Egizio, quello costruito davanti alle Piramidi di Giza. Un’impresa titanica che va avanti da quasi 20 anni, tra ritardi e levitazione dei costi, ormai dell’ordine del miliardo di euro. A dicembre, infatti, il sito ha per la prima volta aperto i battenti al pubblico, seppure soltanto per ospitare eventi di natura artistica: l’ultima è stata Art Cairo, fiera dell’arte contemporanea araba che vi si è svolta tra l’11 e il 14 febbraio. Quando sarà finalmente fruibile per intero, il Grand Egyptian Museum ospiterà decine di migliaia di oggetti d’arte. A cominciare dall’enigmatica figura del faraone bambino, che sarà l’ultimo a lasciare le stanze del palazzo di piazza Tahir. Secondo le ultime informazioni, il tutto dovrebbe accadere nell’ottobre prossimo.
L’Egitto storicamente dà ampio rilievo mediatico alle scoperte e alle successive collocazioni delle antichità di cui oggettivamente dispone. È uno dei pochi, se non l’unico Paese al mondo, il cui governo annovera un dicastero “Turismo e antichità”. Dicitura emblematica di quanto piramidi e maschere possano contribuire al pil locale, come portatori di valuta straniera. E di tornare a farlo dopo un decennio nel quale, le violenze e l’instabilità seguite alla rivoluzione del 2011 prima, la pandemia poi, hanno drasticamente ridotto i flussi di ospiti internazionali.