Per la prima volta, nel 2022, l’elettricità prodotta in Europa grazie a eolico e solare (22%) ha superato quella generata dal gas (20%). Una notizia, quella che si legge nel rapporto annuale del centro di ricerca Ember, decisamente incoraggiante lungo il complesso cammino per la riduzione delle emissioni e la lotta alla crisi climatica.
Come noto, l’invasione russa in Ucraina e le sanzioni dell’Ue nei confronti di Mosca hanno portato i paesi europei a ridefinire le fonti di approvvigionamento del proprio mix energetico. C’è chi ha implementato le fonti rinnovabili e chi, come l’Italia, per la propria energia ha scommesso apertamente ancora sul gas come ha ricordato la premier Giorgia Meloni in Algeria, dove si è assicurata le forniture di gas necessarie per l’immediato futuro e ha presentato il suo “Piano Mattei”.
Eppure il rapporto Ember sottolinea che presto la produzione di energia elettrica derivante da fonti fossili, come il gas, potrebbe crollare del 20% nel 2023, quasi il doppio rispetto al precedente record del 2020.
Crescono eolico e solare, evitata la ripresa del carbone
All’interno del report European Electricity Review viene spiegato che non solo l’Europa ha generato un quinto della sua elettricità grazie a sole e vento, ma anche scongiurato – in un contesto di crisi energetica generale – il possibile ritorno del carbone: la quota di energia prodotta grazie a questo combustibile fossile è aumentata solo dell’1,% arrivando a generare il 16% dell’elettricità dell’Ue nel 2022, con un calo su base annua negli ultimi quattro mesi.
Per Dave Jones, che ricopre il ruolo di Head of data insights di Ember, “l‘Europa ha evitato lo scenario peggiore della crisi energetica. Gli shock del 2022 hanno causato solo una piccola increspatura nell’energia da carbone e un’enorme ondata di sostegno alle rinnovabili. Qualsiasi timore di una ripresa del carbone è dunque ormai morto”.
Una sfida che, ricorda l’analisi Ember, è stata affrontata in un contesto particolarmente complesso per l’elettricità: da una parte il taglio dei ponti con le forniture russe di gas, dall’altra la doppia crisi dell’idroelettrico (anche per l’impatto della siccità) e del nucleare (sia in Francia che in Germania). Questa triplice crisi “ha creato un deficit pari al 7% della domanda totale di elettricità dell’Europa nel 2022”.
Grazie alla crescita di eolico e solare si è però riusciti ad attenuare il deficit di idroelettrico e nucleare: a crescere più rapidamente è stato soprattutto il fotovoltaico (39 TWh nel 2022, +24%) con valori che sono quasi il doppio del record precedente. Il solare – si stima – ha contribuito a evitare 10 miliardi di euro di costi del gas.
Lo scorso anno in totale sono stati 20 i paesi dell’Unione Europea a stabilire nuovi record di energia solare nel 2022. A fare letteralmente un balzo in avanti soprattutto i Paesi Bassi e la Grecia e anche l’Italia è cresciuta seppur di poco.
Va però sottolineato che a ridurre il deficit è stata anche la generale diminuzione della domanda di elettricità in Europa (-7,9% nell’ultimo trimestre del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) dovuta da vari fattori fra quali il clima mite, i miglioramenti dell’efficienza energetica e anche le azioni responsabili dei cittadini per ridurre i consumi. Allo stesso tempo, circa un sesto del deficit nucleare e idroelettrico è stato coperto ancora dal carbone.
Verso un calo del gas?
A sorprendere gli analisti è però soprattutto il fatto che – mentre ci si aspettava un rialzo – la generazione di elettricità da gas è rimasta quasi invariata (+0,8%) nel 2022 rispetto al 2021: lo scorso anno il gas è stato responsabile del 20% dell’elettricità in Europa mentre nel 2021 era intorno al 19%.
Il report sostiene che l’elettricità del futuro, già a partire dal 2023, sarà sempre meno legata a questa fonte fossile, proprio grazie a sole, vento e una possibile ripresa di idroelettrico e nucleare. Un calo che sarà più rapido anche rispetto a quello del carbone.
“Nella crisi emerge la transizione energetica”
“La transizione energetica dell’Europa emerge da questa crisi più forte che mai – sostiene ancora Dave Jones di Ember – . Non solo i Paesi europei sono ancora impegnati a eliminare gradualmente il carbone, ma ora si stanno sforzano anche di eliminare gradualmente il gas. La crisi energetica ha indubbiamente accelerato la transizione elettrica dell’Europa che sta correndo verso un’economia pulita ed elettrificata, e questo sarà pienamente visibile nel 2023. Il cambiamento sta arrivando velocemente e tutti devono essere pronti”.
Ad applaudire a quella che viene vista come una “notevole accelerazione delle rinnovabili” è anche Frans Timmermans, Vicepresidente della Commissione europea. “Per quanto riguarda l’eolico offshore e l’energia solare sui tetti, i numeri sono impressionanti – ha detto Timmermans commentando il report -. È chiaro che i cittadini europei vogliono beneficiare di energia pulita e a basso costo. Questo dimostra che il nostro obiettivo del 45% di energie rinnovabili entro il 2030 è ambizioso ma del tutto fattibile. Gli europei sanno che dobbiamo abbandonare i combustibili fossili. Le energie rinnovabili sono fondamentali per affrontare la crisi climatica e ridurre l’inquinamento atmosferico. Sono anche fondamentali per porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili russi. La crisi energetica in corso porterà ancora un inverno difficile, ma più rinnovabili avremo, più saremo sovrani nel nostro approvvigionamento energetico”.
Infine, Michele Governatori, Power & Gas Lead di Ecco, think tank per il clima, guarda con fiducia a un’Italia in cui “gli utenti dell’energia hanno reagito saggiamente allo shock: triplicata la capacità di energia rinnovabile installata annualmente, quasi il 10% di riduzione del consumo di gas. Non sono state riaperte centrali a carbone precedentemente chiuse, mentre ci aspettiamo che il loro utilizzo diminuisca nuovamente con la normalizzazione del prezzo del gas“.