In vista delle elezioni europei il tema “ambiente” divide profondamente i partiti italiani. Mentre tutti si dichiarano impegnati per salvaguardare la natura e la salute della Terra, c’è chi  come Fratelli d’Italia parla della necessità di “più pragmatismo e meno ideologia”, spingendo sull’acceleratore dei cavalli di battaglia come “nucleare e biocarburanti”, chi come Azione vuole invece “piani basati sui numeri”, o chi ancora come Pd, M5S o Alleanza Verdi Sinistra lamentano i passi indietro dell’Europa su Green Deal e Nature Restoration Law e invocano una maggiore spinta sulle rinnovabili.

L’occasione per il confronto è il palco dell’evento “Natura Chiama Europa”, organizzato dal WWF proprio per dar vita a un dibattuto “tra società civile, istituzioni, imprese e nuove generazioni in vista delle elezioni europee”. Secondo un sondaggio commissionato dal Wwf a Emg Different gli impegni dei partiti politici sulla tutela dell’ambiente incideranno “molto/abbastanza” (lo dice il 56% del campione) sulla scelta del voto in Europa. Già, ma quali sono questi impegni, quali gli obiettivi legati alla transizione ecologica ed energetica e alla lotta alla crisi del clima che i partiti italiani intendono centrare?

Per la deputata di Forza Italia Erica Mazzetti è necessario innanzitutto “cambiare la prospettiva sull’ambiente: è un tema trasversale che riguarda tutti i settori, così va visto. Se parlo di economia circolare sto parlando anche di ambiente, lo stesso se parlo di aziende e imprese, lo stesso vale per l’edilizia. Per noi di Forza Italia la persona è al centro, così come dobbiamo daremo valore alla biodiversità quando saremo in Europa. Parlare di efficienza delle case green e risparmio energetico? Bene, ma bisogna sempre pensare a chi paga, ai costi economici, che non devono ricadere sulle tasche degli italiani. Rinnovabili? Benissimo, ma bisogna essere concreti: anche al 100% di rinnovabili non si potrà mai avere tutta la corrente che serve. Per questo noi siamo per un discorso legato al mix energetico, in cui includere il nucleare che proprio ora, come avevamo chiesto già un anno fa, è finalmente entrato nel piano energetico strategico nazionale”.

 

Da Forza Italia, non nominando mai la crisi climatica, ripetono poi che “l’ambiente è una priorità, ma altre tematiche come quelle economiche e di salute vanno messe al centro”.

 

Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra chiede invece di “contrastare chi divide l’ideologia ambientale dal pragmatismo, perché sembra che chi esprime le proprie idee non faccia nulla se non difendere il proprio status quo. Non è così” e ricorda – citando quanto sta accadendo nel mondo a causa della crisi climatica, dalle alluvioni in Brasile a quelle in Kenya –  che “il vero pragmatismo è agire subito e dire la verità”. Verità per lui è “smetterla col dire agli italiani che le case green le pagheranno loro: non è vero, non c’è nessun obbligo per i proprietari a ristrutturare, basta fare paura alla gente dicendo che la conversione ecologica fa diventare più poveri”.

 

Poi parla delle necessità: implementare le rinnovabili e non parlare di un nucleare “che in Italia, per le scorie, è ancora un caso irrisolto dato che dal secolo scorso parliamo ancora di un Deposito (quello nazionale per le scorie, ndr) che ancora non c’è. E chi li pagherà i costi per impianti di terza generazione che potrebbero arrivare anche a 18 miliardi e vedere la luce fra 15 anni?”.

 

Per sostenere il costo della transizione ecologica Bonelli suggerisce, oltre alla carbon tax di frontiera, che le scelte “non ricadano sui ceti sociali medio bassi.  Si può invece pensare, come ha detto anche Mario Draghi, a  tasse sugli extraprofitti energetici, ad esempio quelli delle multinazionali del gas. E poi, dato che vanno fatte delle scelte, serve un ragionamento che individui fra i grandi patrimoni un contributo che possa finanziare la transizione ecologica”. Infine, chiedendo maggiore attenzione per il benessere animale, Bonelli punta il dito contro lo stop alla Nature Restoration Law. “Dovremmo chiederci: chi è il peggior nemico per gli agricoltori, gli ecologisti o la crisi climatica che riduce le produzioni?”.

 

Per il parlamentare europeo di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini, che si definisce ecologista, l’approccio da tenere “è meno radicale sul piano ideologico e più equilibrato sul rapporto fra esseri umani e natura”. Contesta l’idea  “secondo la quale gli essere umani sono in qualche modo nocivi alla natura e per questo le nostre attività dovrebbero essere contenute per permettere alla natura di preservarsi. Noi non la pensiamo così: finora nel corso dei millenni c’è stata una interazione felice che credo debba continuare nel futuro e non si deve tornare a una sorta di preistoria, inseguendo talvolta la decrescita felice”.

 

A livello di proposte per l’ambiente come Fdi promuove lo stop alla Nature Restoration Law, “che alla fine alla è la summa ideologica di un pseudo ambientalismo che ricorda il socialismo del secolo scorso” e plaude invece alla “neutralità tecnologica: condividiamo l’obiettivo che sia ogni singolo territorio a dover scegliere la strada migliore per raggiungere il suo obiettivo”. Come dovrebbe essere lasciata l’opportunità all’Italia “di investire in biocarburanti che permetterebbero alla nostra industria di sopravvivere”.

Infine fa un appello a “votare per coerenza di un approccio ecologista che considera come preminente la conservazione della propria “casa”, ovvero l’ambiente naturale, in cui siamo immersi. Per Fratelli d’Italia questo è l’approccio più coerente perché noi anche in un filo d’erba individuiamo il soffio di Dio”.

Chi scegle meno concetti e più punti fermi è l’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, oggi deputato M5S.

Per Costa a parlare sono “i programmi.  Nel nostro ci sono tre punti chiave: eliminare i “sussidi ambientalmente dannosi” e trasformarli in “sussidi ambientalmente favorevoli”, aiutando ad esempio le imprese ad arrivare a saldo zero. Poi crediamo vada subito riproposta la Nature Restoration Law, ora bocciata: penso ai suoli desertificati: perché perdere l’occasione di restaurare la natura lì? Lo stesso vale per le aree protette che vanno incrementate. Altra sfida è poi la battaglia alle plastiche monouso: il recupero- riciclo è fermo al 17%, bisogna intervenire”.

Altri temi cari sono “la lotta ai Pfas, il diritto al riuso e riciclo, la battaglia per il recupero dei rifiuti elettronici RAEE e una norma sul consumo di suolo” spiega Costa. Fra le possibili forme di finanziamento alla transizione energetica ed ecologica parla dell’idea di una “tassa europea sugli extraprofitti da fonti fossili”.Infine, dopo essersi scagliato “contro la caccia” spiega che “serve inoltre una direttiva europea che certifichi il benessere degli animali e di come avviene la loro gestione” e chiede di votare M5S perché “i prossimi 5 anni sono quelli del se non ora quando, perché il 2030 è domani mattina e non bastano le voci, servono proposte concrete. Queste cose non sono ideologiche, sono vita”.

 

Per gli Stati Uniti d’Europa-Italia Viva parla invece Silvia Fregolent che indica un “giudizio negativo per Ursula Von der Leyen, dato che sono stati posti obiettivi iniziali non veri, impossibili da rispettare” anche in tema ambiente. Per una vera transizione ecologica “va coinvolta di più la realtà produttiva europea. L’Europa deve mettere le risorse per fare la transizione, questa non può pesare solo sui singoli stati. Avevamo i soldi del  Pnrr che però, e parte proprio dedicati alla transizione, il  governo ha  riportato indietro. Adesso serve una svolta, puntare a una filiera industriale e produttiva sulla green economy in Europa”.

La chiave per Fregolent è coinvolgere il tessuto produttivo nella transizione. Cita ad esempio l’agricoltura: “Quando si parla di benessere animali dobbiamo essere dalla parte di quei nostri agricoltori, che non sono quelli dei metodi mostruosi e intensivi,  ma quelli che puntano sulla qualità. Se vengono coinvolti, se li abbiamo dalla nostra parte, allora facciamo un servizio all’ambiente. Sui temi della natura bisogna camminare insieme, non essere tifosi. Personalmente, infine, sono molto preoccupata  che vincano in Europa le destre negazioniste dei cambiamenti climatici”.

Giuseppe Zollino di Azione parte definendo il suo partito come “radicalmente ambientalista, per la decarbonizzazione e l’azzeramento delle emissioni”. Ma per riuscirci, dice, “bisogna investire molto in adattamento, per esempio pensando ai dissalatori e alle infrastrutture necessarie, e in mitigazione. In quest’ultimo caso serve uno studio per capire come produrre tutta l’energia di cui avremo bisogno, che noi crediamo sia possibile solo aumentando l’elettrificazione (e cita pompe di calore e trasporto elettrico, così come idrogeno, ndr) e con una certa quota di energia nucleare” chiosa ricordando che per disegnare il futuro verde d’Europa bisogna “partire da studi scenario e numeri e capire dove davvero abbiamo la possibilità di intervenire”.

 

Infine, con un intervento più sintetico visti i temi lunghi dell’iniziativa, è intervenuta anche Camilla Laureti, europarlamentare del Partito Democratico, che ha subito lamentato “una profonda marcia indietro del Green Deal” che “non va bene, dobbiamo anzi andare molto più veloci”.

 

Racconta come su alcune tematiche – vedi la Pac, politica agricola comune – erano state inserite politiche importanti ma alla fine si  “è tornati indietro per il regolamento sui pesticidi. Eppure, se ci parli, nessun agricoltore si lamenterà sulla questione dei pesticidi, quello di cui si lamenta è il reddito. Lì bisognava intervenire. Dobbiamo ricordarci che la transizione a cui l’Europa del futuro è chiamata costa, ma quanto costa non farla? Chiediamocelo. Dobbiamo implementare fondi, come quello per la Transizione giusta, oggi di circa 17 miliardi, che possano permettere dei risultati senza incidere sulla categoria di persone che questa transizione non può permettersela”.

Parla dell’urgenza di “attuare misure velocemente” e “basta col dipendere dal gas. Dobbiamo puntare sulle energie rinnovabili anche per avere in futuro bollette più basse: interventi oggi per risultati fra un pò”. In sostanza, “per il Pd va fatta la transizione verde con il cuore rosso, senza lasciare indietro nessuno”.