Un’Europa più nera, o se preferite blu scura, e decisamente meno verde. I risultati delle elezioni europee, se osservati dal punto di vista delle forze verdi in campo, sono stati per lo più una sconfitta. La tenuta del Ppe e di Urusla Von der Leyen, colei che nel 2019 lanciò il Green Deal come “il nostro uomo sulla Luna” nel tentativo di aprire un’era di sforzi per la riduzione delle emissioni climalteranti, lascia però intendere una possibile riconferma alla guida della Commissione Europea e di conseguenza il proseguo della strada tracciata per il “patto verde” anche se – vista l’ondata di destra critica nei confronti del Green Deal – il piano verrà sicuramente rivisto.

 

In generale, se si guarda ai singoli Paesi, il sostegno ai verdi che promuovono le politiche ambientali è nettamente calato soprattutto in Germania (con buona parte dei voti spostati verso l’ultradestra di Afd), in Francia (che registra una batosta per Emmanuel Macron), ma anche in Austria dove trionfano le destre e in diverse altre realtà del Vecchio Continente.

 

La coalizione Verde nel Parlamento europeo dopo Renew è quella che ha perso più seggi: ai dati attuali almeno 19, passando da 71 a 52 scranni (7,22%) e scivolando in sesta posizione (prima erano quarti) nella graduatoria dei gruppi con più seggi in Europa.

 

Un duro colpo che fa temere per il futuro del Green Deal e dei piani di riduzione del 55% delle emissioni, quelli che includono battaglie – dalla Pac (Politica agricola comune) alla Nature Restoration Law, passando per le regole legate all’automotive fino alle case green – tanto contestate e osteggiate dalle destre europee.

 

Molti di questi punti sono infatti stati raggiunti a fatica nell’ultimo quinquennio: ora, la sensazione è che l’avanzata di partiti che si oppongono alle “eco-follie”, come vengono definite da Fratelli D’Italia, possa portare a scappatoie o strategie per rimetterli in discussione.

 

Per Francesca Bellisai, Eu policy advisor del think tank per il clima ECCO, “i Green Deal non si può smantellare con semplicità”, ma potrebbe esserci “un rallentamento dell’implementazione di alcuni obiettivi del Green Deal”. Allo stesso tempo, Bas Eickhout, capo del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, ha spiegato che “non penso che faremo marcia indietro sulle politiche climatiche, ma penso che sarà più complicato far decollare nuove politiche”.

La paura generale, fra gli ambientalisti europei, è quella che – visto il forte vento che soffia da destra – possono essere ulteriormente indebolite le ambizioni climatiche proprio nell’anno in cui, ci ricorda Copernicus, siamo ormai arrivati a 12 mesi consecutivi da record per quanto riguarda le temperature bollenti.

Verdi avanti nel Nord Europa

Parallelamente ai cali importanti, come quelli della Germania roccaforte verde dove il voto ai partiti green si è quasi dimezzato rispetto a cinque anni fa, ci sono però anche segnali incoraggianti per le forze ambientaliste Europee. In Danimarca, dove Greensefa primeggia, i verdi hanno guadagnato un seggio, in Svezia sono stati ottenuti tre seggi e nonostante l’ondata di destra anche nei Paesi Bassi i risultati per i verdi sono stati incoraggianti.

Anche in Italia, chi porta il nome “verde” nel simbolo, come Alleanza Verdi Sinistra, ha raggiunto risultati importanti (6,7%)  conquistando seggi che – seppur legati a personalità meno connesse al movimento ambientalista come Ilaria Salis o Mimmo Lucano – non erano per nulla scontati. In chiave futura da registrare anche il fatto che quasi la metà di tutti gli studenti fuori sede (40,35%) ha votato per Avd. Nell’ambito locale, da segnalare poi in Alto Adige anche l’ottimo risultato dei Verdi a Bolzano e della candidata Brigitte Foppa,  erdi che ora sono la seconda forza dietro a Fdl.

Nonostante questi piccoli segnali di luce nel buio per i verdi d’Europa il vento sembra essere decisamente cambiato rispetto al 2019, anno dei grandi scioperi di Fridays For Future, del lancio del Green Deal e del rafforzamento delle politiche nella lotta alla crisi del clima. Oggi, dalla questione conflitti a quella dell’energia, passando ai problemi economici, le preoccupazioni ambientali sembrano essere passate in secondo piano per larga parte degli elettori ma, ricorda Ariadna Rodrigo di Greenpeace EU, “queste elezioni non renderanno la crisi climatica e naturale meno esistenziale”.

A tal proposito, anche l’associazione ClientEarth con i suoi avvocati, visti i risultati elettorali si è detta “pronta a difendere il nostro futuro” con una lettera in cui mettono in guardia le forze politiche che intenderanno smantellare “o annullare regole ambientali e democratiche” già conquistate, ossia il Green Deal.

Anaïs Berthier, responsabile di Bruxelles di ClientEarth, conclude: “continuare a fare affari come al solito, o peggio, optare per un programma di deregolamentazione, minaccia la nostra stessa sopravvivenza. I nostri eurodeputati hanno il dovere di mettere al primo posto gli interessi degli europei: ciò significa proteggere e ripristinare il nostro Pianeta, da cui dipendiamo per sopravvivere e costruire una società più giusta e più resiliente ai cambiamenti climatici. Come avvocati ambientalisti, vigileremo e saremo pronti a difendere il nostro futuro, se necessario”.