Un antico monastero cristiano – che probabilmente risale agli anni immediatamente precedenti il periodo in cui l’Islam conquistò la Penisola Arabica, è stato rinvenuto nei giorni scorsi, in un’isola che si affaccia di fronte alla costa degli Emirati Arabi Uniti.
Il monastero si trova sull’isola di Siniyah, parte di Umm al-Quwain, uno dei sette emirati, situato nel nord-est dela nazione. Il ritrovamento di un complesso religioso antico di 1.400 anni apre una nuova luce sulla storia della prima fase del cristianesimo lungo i litorali del Golfo Persico. Si tratta del secondo ritrovamento del genere avvenuto negli Emirati in breve tempo.
I due siti religiosi si sono letteralmente perduti – tra le dune sabbiose del desertp e nella storia – dal momento in cui i giovani discepoli cristiani si sono convertiti all’islam che andava via via prendendo piede. Il cristianesimo rimane comunque presente – seppure in quote fortemente minoritarie – nel Medio Oriente, come lo stesso papa Francesco ha ricordato nella recente visita in Bahrain, un viaggio la cui missione era quella di promuovere il dialogo interreligioso nell’area.
Lo stesso Timothy Power, il professore associato di archeologia dell’Università degli Emirati Arabi Uniti che ha contribuito alla scoperta del monastero, descrive lo status odierno del Paese del Golfo come un “melting pot di nazioni”. “Il fatto che qualcosa di simile stesse accadendo qui mille anni fa è davvero ragguardevole – racconta – ed è una storia che merita di essere raccontata”.
Il complesso religioso giace sull’isola di Siniyah, sorta di “scudo” naturale delle paludi di Khor al-Beida, nel piccolo emirato di Umm al-Quwain, a una cinquantina di chilometri a Nord-est di Dubai, lungo la costa del Golfo Persico. L’isola, il cui nome significa “luci folgoranti” – verosimile tributo all’effetto del sole quasi sempre verticale su un paesaggio a forte dominante bianco-sabbia – consta di una serie di strisce di sabbia che emerge dall’acqua a mo’ di dita storte. I primi reperti datati con il metodo del carbonio 14 risalgono agli anni compresi tra il 534 e il 636. Maometto nacque attorno al 570 e morì, dopo aver conquistato la Mecca, nell’attuale Arabia Saudita, nel 632.
Visto dall’alto, il pavimento residuo del monastero suggerisce che quel primi devoti cristiani pregassero in una chiesa interna a singola navata. Altre camere sembrano aver ospitato una fonte battesimale e un forno per cuocere pane e ostie per la comunione. Una navata ospitava probabilmente un altare e una postazione per il vino da comunione. Prossimo al monastero, c’è un altro edificio con quattro camere, probabilmente con un cortile all’interno: probabilmente era la dimora dell’abate, o forse del vescovo.
Il sito ha ricevuto nei giorni stessi la visita del ministro della Cultura e della gioventù dell’emirato, Noura bint Mohammed al-Kaabi, e delo sceicco Majid bin Saud Al Mualla, il Ceo del dipartimento del Turismo e dell’archeologia di Umm al-Quwain, figlio del reggente dello stato. L’isola rimane infatti uno dei possedimenti della famiglia “reale” locale: fatto questo che l’ha salvaguardata dallo sviluppo edilizio che ha investito buona parte del territorio degli Emirati, favorendo il ritrovamento di un sito tanto antico e ben conservato.
Il ministero della Cultura degli Emirati Arabi Uniti è tra gli sponsor degli scavi, che proseguono. A poche centinaia di metri dalla chiesa, giace una serie di edifici che gli archeologi ritengono essere parte di un villaggio preislamico. Altrove, nell’isola, pile di gusci di vongole lasciate da parte nella caccia delle perle creano enormi colline. Ancora, c’è un villaggio che gli inglesi distrussero nel 1820, subito prima della firma degli accordi che portarono alla creazione degli Stati della Tregua, precursori degli attuali Uae. Proprio in seguito a quella distruzione, nacque l’attuale insediamento di Umm al-Quwain sulla terraferma.
Gli studiosi sono certi che chiese e monasteri sorgessero numerosi lungo il Golfo Persico, fino alle coste dell’Oman e alla via verso l’India. Esempi simili a quello di Siniyah sono stati scoperti in Bahrain, Iraq, Iran, Kuwait e Arabia Saudita. Nei primi anni Novanta del secolo scorso, un team di archeologi portò alla luce il primo monastero negli Emirati, nell’isola di Sir Badi Yas, oggi riserva naturale e sede di hotel di lusso, situata al largo della costa di Abu Dhabi, non lontano dal confine con l’Arabia. Risale grossomodo allo stesso periodo del sito scoperto in questi giorni.
Le prime evidenze di insediamenti umani tra Umm al-Quwain e la limitrofa laguna risalgono al Neolitico e suggeriscono che l’area sia stata abitata continuativamente dall’uomo da almeno dieci anni a questa parte, racconta lo stesso archeologo autore del ritrovamento. Oggi, tuttavia, l’area è soprattutto celebre per il negozio di liquori venduti a basso prezzo nel Barracuda Beach Resort. Alcuni mesi fa, le autorità locali hanno demolito, poco lontano dal Barracuda, un enorme aereo-cargo dell’era sovietica che apparteneva a VIktor Bout, il famigerato “Mercante della morte”, il trafficante d’armi russo detenuto negli Usa, che Putin cerca con ogni mezzo di riavere. Quale che fosse l’uso che il proprietario facesse o avesse fatto del vecchio Ilyushin IL-76, era ormai diventato una parte del paesaggio locale, quasi il punto di riferimento per chiunque volesse trovare lo spaccio di liquori. Al suo posto, è in arrivo un insediamento edilizio da quasi 700 milioni di euro.
Power è convinto che il piano di sviluppo edilizio abbia spronato la ricerca archeologica che ha condotto a scoprire il monastero, e garantisce che il sito e gli eventuali altri che saranno scoperti verranno recintati e protetti, anche se ancora non di ha idea su quali e quanti segreti rimangano ancora nascosti sotto gli strati di sabbia dell’isola. “È una scoperta davvero affascinante, perché un qualche modo è una storia ‘nascosta’, qualcosa che ben pochi sanno”, conclude l’archeologo.