Gli Emirati Arabi Uniti hanno creato un’autorità federale potenzialmente deputata a gestire una lotteria nazionale e un dominio per ora genericamente descritto come “industria commerciale del gioco”. Con ogni probabilità, è il segnale di un imminente via libera al gioco d’azzardo e ai casinò, in particolare a Dubai e ad Abu Dhabi, e al conseguente sbarco nel Golfo Persico dei più importanti operatori mondiali dell’industria dei casinò.
L’annuncio arriva dall’agenzia di stampa statale locale Wam, che domenica ha presentato l’istituzione dell’Autorità generale per la regolamentazione dell’industria del gioco (GCGRA), senza fornire dettagli sulle relative struttura e organizzazione.
I manager scelti dal gaming Usa
Tra le informazioni fornite, la nomina ad amministratore delegato di Kevin Mullally, giù direttore esecutivo della commissione gioco del Missouri, che supervisiona i casinò delle barche fluviali nello stato del Midwest Usa. “Sono orgoglioso di essere stato nominato amministratore delegato ‘inaugurale’ dell’autorità federale – ha dichiarato Mullally nella nota diffusa dalla GCGRA – . Con l’aiuto dei miei esperti colleghi e collaboratori mi appresto a costruire una robusta struttura regolamentare per l’industria delle lotterie e del gioco degli Emirati Arabi Uniti”. Interpellato dall’agenzia di stampa americana Associated Press, Mullally non ha fornito ulteriori dettagli.
Tra gli alti dirigenti della nascente struttura è stato nominato anche Jim Murren, manager che i media del Nevada – la terra di Las Vegas – hanno identificato nell’ex presidente e amministratore delegato di MGM Resorts International, azienda attiva nell’entertainment, in particolare nel gioco d’azzardo. Quel Jim Murren, che per ora non ha confermato il coinvolgimento ha già al suo attivo una collaborazione con i vertici degli Emirati nel passato, proprio nella capitale del gioco del Southwest Usa, Accadde nei primi anni Duemila, quando Mgm Resorts e Dubai World si associarono per aprire, a Las Vegas, il CityCenter, con i suoi 9,2 milioni di costo il massimo investimento mai pianificato lungo la famosa e famigerata Strip.
Le collaborazioni nella Strip di Vegas
Una struttura aperta solo parzialmente nel 2009: la sua Harmon Tower, infatti, rimase incompiuta per delle falle nella costruzione e venne alla fine smantellata. Il legame tra il manager e Abu Dhabi non si esaurisce qui. Incaricato di guidare la risposta al Covid durante la pandemia, Murray cercò di convincere il governo di Carson City a utilizzare kit di test di fabbricazione cinese, donati dagli Emirati, il tutto però dissuaso dai funzionari della sicurezza federali, che sconsigliarono al Nevada l’impiego di quei test, adducendo timori sull’efficacia, sull’accuratezza dei test e sulla privacy, visto il coinvolgimento del governo di Pechino.
Descrivendo l’authority, Wam spiega che “creerà un ambiente di gioco socialmente responsabile e ben regolamentato, assicurando che tutti i partecipanti aderiscano a severe linee guida e si adeguino ai più elevati standard”.
Banditi di fatto dall’Islam, e tuttora rari in Medio Oriente, con le eccezioni in Egitto e Libano, i casinò a lungo sono stati indicati come una delle possibili opzioni per gli Emirati. desiderosi di guadagnare posizioni e denaro nella rincorsa del turismo globale. A cominciare da Dubai, lo stato cui fa capo la compagnia aerea Emirates, e che già nel suo aeroporto internazionale, bombarda i passeggeri con le lotterie che mettono in palio auto di lusso.
Nave Queen Elizabeth II come cavallo di Troia
Un dispaccio diplomatico statunitense del 2004 diffuso da WikiLeaks ipotizzava che i piani dei casinò di Dubai fossero stati “congelati per deferenza” nei confronti del defunto Sheikh Zayed bin Sultan Al Nahyan, il primo presidente del paese dopo l’unificazione nel 1971. Ma negli anni recenti voci – e indizi – sull’imminente nascita dell’industria del gioco d’azzardo si sono via via fatti più corposi. La storica nave britannica Queen Elizabeth 2, riconvertita in hotel galleggiante, ha aperto a Dubai nel 2018 dopo oltre 100 milioni di dollari di riparazioni. Ha ancora a bordo le sue slot machine, seppure disattivate. Anche il Caesars è stato inaugurato nel 2018, benché a sua volta non ospiti gioco d’azzardo. Sono poi in corso lavori di costruzione che coinvolgono progetti per le società di casinò MGM, Bellagio e Aria.
Nel 2022, l’emirato più settentrionale degli Emirati Arabi Uniti, Ras al-Khaimah, ha annunciato un accordo multimiliardario con il colosso dei casinò Wynn Resorts, di Las Vegas. Le autorità dell’emirato si sono ripetutamente rifiutate di descrivere direttamente l’hotel come luogo di gioco d’azzardo, anche se Wynn ha descritto il progetto come implicante la “successiva gestione di un resort integrato”, termine questo nato a Singapore, e che definisce gli hotel che comprendono un casinò e altri servizi. In una conferenza dello scorso aprile, Craig Billings, amministratore delegato di Winn, ha parlato, non solo di costi (3,9 milioni di dollari) e di data di apertura (2027) del resort che sta per nascere nel Golfo, ma ha indicato anche la ripartizione delle spese – 60 per cento Wynn, 40 per cento Ras al-Khaimah, e stimato le tasse che lo stato chiederà sugli introiti da gioco d’azzardo (12 per cento).
L’aggiunta dell’offerta di gioco d’azzardo potrebbe accrescere gli introiti dell’industria del turismo del Golfo, aiutando i sette piccoli stati a recuperare quei turisti cinesi che non hanno ancora ritrovato dopo la fine della pandemia. Bloomberg stima che gli Emirati Arabi Uniti potrebbero ricavare 6,6 miliardi di dollari annui (poco più di 6,1 miliardi di euro), sorpassando, potenzialmente, Singapore.
Insidia riciclaggio
La creazione di un’unica autorità potrebbe suggerire che Abu Dhabi, la capitale della nazione, abbia una supervisione sulla creazione e sull’operatività dei casinò nei sette stati. In realtà la federazione lascia di fatto il potere assoluto nelle mani dei singoli capi di stato, in particolare sulle questioni di natura sociale. Per fare un esempio, l’emirato di Sharja vieta la vendita di alcolici anche agli stranieri. La regolamentazione per i casinò potrebbe seguire procedura simile.
Tra le preoccupazioni che la possibile apertura al gioco d’azzardo innesca in particolare nell’estabilishment Usa, e non solo, quella che i casinò e le grandi quantità di denaro che generano aumentano il pericolo di riciclaggio di denaro. Già negli ultimi anni i profittatori di guerra, i finanziatori del terrorismo e i trafficanti di droga sanzionati dagli Stati Uniti hanno utilizzato il mercato immobiliare di Dubai come rifugio per i loro beni. Ras al-Khaimah si è trovato anche collegato al caso di un uomo dell’Alaska che ha riciclato un miliardo di dollari detenuti in Corea del Sud per conto dell’Iran.