MILANO – L’Europa presenta il suo piano RePowerEu nel momento di massima tensione fronte energetico che oppone l’Occidente e la Russia, con i Paesi del Vecchio continente ancora impantanati nelle discussioni sul pacchetto di sanzioni esteso al petrolio e gli Usa in pressing per alzare il livello di pressione su Putin. “Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza energetica dalla Russia il più rapidamente possibile. Lo possiamo fare. Oggi presentiamo il RePowerEu per questo”, dice la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. “Possiamo sostituire i combustibili fossili russi lavorando su tre livelli: dal lato della domanda, con il risparmio energetico. Dal lato dell’offerta, diversificando le nostre importazioni di energia dai combustibili fossili e accelerando la transizione verso l’energia pulita”. Secondo la presidente dell’esecutivo europeo, con il piano “mobilitiamo quasi 300 miliardi di euro. Circa 72 euro miliardi di sovvenzioni e 225 miliardi di euro di prestiti”.

Tra gli annunci di von der Leyen c’è il fatto che “i 27 leader di governo dell’Ue hanno deciso di creare una piattaforma per l’acquisto congiunto di gas, gnl e idrogeno“. RePowerEU è nelle intenzioni della presidente “una via operativa da seguire, con un meccanismo di appalto congiunto e un comune approccio ai paesi fornitori. In questo modo, possiamo proteggere il le importazioni di energia di cui abbiamo bisogno senza concorrenza tra i nostri Stati membri”.

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Per quel che riguarda le risorse, i governi potranno aggiungere un nuovo capitolo dedicato alle sfide del RePowerEu e usare 225 miliardi di euro già disponibili in prestiti dal Recovery fund. Bruxelles propone poi di aumentare la dotazione dello stesso Recovery con 72 miliardi in sovvenzioni, provenienti dalla vendita di quote del sistema di scambio delle emissione (Ets) attualmente detenute nella riserva di stabilità del mercato (20 miliardi), una parte dei fondi della Pac e una parte dei fondi della politica di coesione. Per l’Italia, si spiega a Bruxelles, significa che potrà chiedere di aumentare la quota di prestiti nel Recovery fund per finanziare gli investimenti e le riforme legate all’energia. i 225 miliardi di euro di prestiti ancora disponibili nel NextGenerationEu per le capitali che non ne hanno fatto richiesta potranno essere riassegnati, se non utilizzati. L’Italia, che ha già chiesto la sua quota di prestiti potrà anche contare su una cospicua quota dei 20 miliardi di sovvenzioni dai ricavi Ets che sarà ripartita secondo gli stessi criteri del Recovery.

L’obiettivo spiegato dalla Commissione è una totale indipendenza da Mosca entro il 2027, ma si aggiunge che quasi i due terzi di tale riduzione possono già esser raggiunti entro la fine di quest’anno. La Ue non modifica l’obiettivo di tagliare del 55% le emissioni nette di gas serra entro il 2030 e della neutralità climatica al 2050, ma propone di aumentare i target per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili al 13% e al 45% rispettivamente. Ma servono anche altri apporti più ‘tradizionali’. Per ridurre la dipendenza dalle importazioni dalla Russia l’Ue avrà bisogno di aumentare “nei prossimi 5-10 anni di 44 TWh la produzione di energia dal nucleare e di 100 TWh di carbone, si tratta di un aumento di circa il 5% nel mix energetico”.

Quanto al tema dei costi, il vice presidente Frans Timmermans sostiene che “il modo migliore per ridurre i prezzi dell’energia è acquistare collettivamente da fonti alternative. Il price cap è una misura di emergenza ma non è che una misura sola basta a far decrescere i prezzi, bisogna trovare le alternative”. Comunque il piano prevede che “in caso di interruzione totale dell’approvvigionamento di gas russo, potrebbero essere necessarie ulteriori misure eccezionali per gestire la situazione” e, in tale quadro, “potrebbe essere necessario definire un prezzo massimo del gas a livello della Ue in risposta a un’interruzione completa dell’approvvigionamento. Se introdotto, questo limite dovrebbe essere limitato alla durata dell’emergenza e non dovrebbe compromettere la capacità della ue di attrarre fonti alternative di gasdotti e forniture di gnl e di ridurre la domanda”. E’ questa l’apertura al pressing italiano in tal senso. Bruxelles conferma che gli stati possono “estendere temporaneamente la regolamentazione dei prezzi al consumo finale a un’ampia gamma di clienti, comprese le famiglie e, in particolare, le piccole e medie imprese”.

“Se abbiamo un grosso intralcio nelle forniture riusciremo ad intervenire. Non avremo nessuno al freddo in Europa ma ciò richiede adattabilità e solidarietà. Talvolta servirà portare il gas ad altri Paesi membri se necessario”, ha aggiunto. Lo stesso Timmermans cita indirettamente il “volete la pace o i condizionatori” di Draghi e spiega che In Italia “il primo ministro ha dato un’idea al Paese” sulla temperatura dei condizionatori per risparmiare energia, “ma lascerei la questione a discrezione delle aziende e dei singoli cittadini. Voglio solo informare che, abbassando un pò la temperatura del riscaldamento in inverno e non attivando troppo presto l’aria condizionata in estate, si tolgono soldi dalle tasche di Putin”.

Intanto, però, ci sono le questioni dell’immediato da sciogliere: il sesto pacchetto di sanzioni, che contiene anche il bando graduale al petrolio, è ancora ostaggio delle discussioni tra cancelleria con l’Ungheria che si oppone. C’è la questione dei pagamenti da parte degli importatori di gas, come l’Eni, che stanno aprendo il loro secondo “conto K” in rubli presso la banca di Gazprom, certi di avere il diritto dalla loro parte e di non infrangere le sanzioni. A domanda sull’apertura del doppio conto da parte del Cane a sei zampe, Timmermans si limita a dire che “pagare in rubli viola le sanzioni”. Più preciso il concetto espresso dal commissario all’Economia, Paolo Gentiloni: “Sappiamo che la quasi totalità dei contratti delle compagnie europee sono denominati in euro o dollari. I pagamenti delle compagnie europee avvengono secondo questi contratti e avvengono in euro e in dollari e questo non costituisce una violazione delle sanzioni”. Parole che rappresentano di fatto una smentita della fuga in avanti del portavoce della Commissione, che ieri aveva detto che fosse contrario alle disposizioni Ue anche il solo aprire il conto il rubli (come fatto dall’Eni e dagli altri grandi importatori tedeschi e francesi). Oggi “sui pagamenti non se ne è discusso nel collegio”, ha comunque spiegato Gentiloni.

Il pressing di Yellen (su idea di Draghi) di un tetto ai prezzi

E poi ci sono gli Usa, con la segretaria al Tesoro Janet Yellen in pressing sia sull’Europa che su tutti gli alleati del G7 per alzare il livello di tensione verso Mosca. Come ricostruisce il Financial Times, Yellen – che è in missione in Europa proprio per i vertici dei Grandi – spinge per un tetto ai prezzi d’importazione del petrolio moscovita o a un meccanismo di dazio, come via d’uscita all’impasse nella quale si è cacciato il Vecchio continente incapace di trovare un accordo sul bando comune. Yellen ha spiegato ai reporter che hanno viaggiato con lei che negli incontri con i leader europei delle ultime settimane, dei quali si tireranno le fila durante il vertice finanziario in Germania che parte oggi, “abbiamo discusso di una vasta serie di opzioni: non vogliamo spiegare loro quale sia la migliore soluzione nel loro interesse, ma abbiamo parlato insieme di varie cose che sono nei nostri programmi”.

Secondo un funzionario del Tesoro americano, Washington starebbe proprio proponendo un meccanismo di tetto ai prezzi dell’importazione che dovrebbe accompagnare il Vecchio continente verso un embargo totale e così limitare le risorse che fluiscono verso il Cremlino. Gli Usa hanno già messo il loro embargo verso il greggi russo, ma per la Ue è tutta un’altra storia visto che il livello di dipendenza non è paragonabile.

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D’altra parte, l’idea ha trovato una chiara origine nella visita di Mario Draghi della scorsa settimana alla Casa Bianca. Lo stesso quotidiano della City ricorda che è stato il presidente del Consiglio italiano a metter sul piatto con Biden l’idea di un “cartello” di acquirenti dell’energia russa, dopo aver condiviso con il presidente americano una comune “insoddisfazione” per i meccanismi che regolano il mercato energetico, in particolare del petrolio per gli Usa e del gas per l’Europa, in cui “i prezzi non hanno alcuna correlazione con domanda e offerta”. Da tempo il premier italiano spinge perché si costruisca un meccanismo di tetto ai prezzi nel mercato energetico.