La startup italiana Energy Dome, che ha brevettato un sistema per immagazzinare energia da sole e vento basato sulla CO2, ha chiuso un nuovo round di finanziamenti da 40 milioni di euro, portando il totale raccolto a 54 milioni. Il round è stato guidato da Eni Next insieme a Neva Sgr, la società di venture capital di proprietà del gruppo bancario Intesa Sanpaolo. Hanno partecipato anche investitori già presenti come Sustainable Impact Capital di Barclays, Cdp Venture Capital, Invitalia, Novum Capital Partners e 360 Capital, con l’aggiunta di altri soggetti che vanno da Japan Energy Fund ad Elemental Excelerator.

I sistemi di accumulo delle rinnovabili sono essenziali visto che eolico e fotovoltaico producono energia in maniera non continuativa secondo la presenza di sole e vento. Servono quindi delle “batterie” per salvare la produzione in eccesso così da poter continuare ad erogare il servizio anche quando le turbine e i pannelli non producono. Di soluzioni innovative ce ne sono diverse ed Energy Dome non è certo l’unica realtà italiana impegnata su questo fronte.

Esistono diversi tipi di sistemi, da quelli che agiscono in un arco di tempo breve per stabilizzare micro-fluttuazioni nella produzione, a quelli per lo stoccaggio più a lungo termine. I primi si affidano in molti casi a grandi batterie agli ioni litio; i secondi a impianti basati sull’idrogeno. Energy Dome si propone come terza via, per un energy shifting (uno spostamento energetico) tra le 4 e le 24 ore: ciò che viene prodotto in mattinata può essere quindi emesso nel pomeriggio oppure il giorno dopo.

Nell’impianto dimostrativo di Ottana, in provincia di Nuoro, Energy Dome ha costruito il suo sistema che si basa su meccanica e principi termici. Acquista anidride carbonica, ovvero CO2, che viene poi immessa in un gasometro a pressione e temperatura ambiente. In questa cupola, dome in inglese, l’anidride carbonica compressa produce calore. Raffreddandola fino a temperatura ambiente si condensa per essere mantenuta sotto forma di CO2 liquida.

Tutto il processo avviene grazie all’energia proveniente da impianti rinnovabili. Dopodiché, quando serve la CO2 viene riscaldata per farla tornare allo stato gassoso, si  muove una turbina che di conseguenza produce energia. Usando un quantitativo pari a 100 di energia nella prima fase, si ottiene 75 nella seconda senza emissioni. La perdita c’è, ma intanto si conserva l’energia per quando serve. Una soluzione promettente che è stata premiata nel concorso tecnologico Bloomberg New Energy Finance Pioneers 2022.

 

I fondi ottenuti grazie a questo nuovo giro di finanziamenti saranno ora utilizzati per entrare nella fase commerciale. Fra i mercati ai quali la stratup guarda, oltre all’Europa, c’è quello degli Stati Uniti.