Conosco Enrico Giovannini dal 2009. Era appena arrivato alla guida dell’Istat, dopo una brillante esperienza all’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Aveva 52 anni. Per lui, romano, e con una cattedra all’università di Tor Vergata, l’Istat era un ritorno a casa e anche il coronamento di un sogno: dopo essersi occupato di statistiche economiche a Parigi e aver visto come potevano essere usate per capire meglio il mondo adeguando le scelte politiche, aveva l’occasione di farlo nel prestigioso, e polveroso, Istituto di via Turati.