Partito con successo per le industrie della climatizzazione e delle apparecchiature Horeca (nello specifico affettatrici e affini), il progetto Exceed si estende ora anche al settore delle stampanti professionali. Lo spin-off Exceed Printing promuove un approccio differente ai vecchi modelli di gestione della compliance B2B. Al fine di creare valore per l’ambiente e partecipare attivamente al conseguimento dei target europei, da cui l’Italia è ancora molto distante.
“L’Unione europea (D. Lgs. 49/2014) ci chiede un obiettivo di raccolta del 65% tra Raee domestici e Raee professionali, rispetto all’immesso sul mercato nei tre anni precedenti – afferma Daniela Valterio, presidente di Erion Professional – Registriamo a oggi un gap di circa il 50%. Un divario sul quale il settore dei Raee professionali deve intervenire, soprattutto perché il tasso di raccolta è tutt’oggi irrilevante rispetto a quello dei rifiuti domestici”.
Come rilevato poi dallo studio “Quantificazione dei flussi di Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) nel settore delle stampanti professionali” realizzato per Erion Professional da Margherita Pero, Antonio Masi e Margherita Fabbri del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, con la collaborazione di Isabella Capurso dell’area Consulting di Interzero Italy, il fenomeno dei flussi paralleli colpisce particolarmente il settore delle stampanti professionali che, a differenza di altre tipologie di apparecchiature, hanno un “primo” ciclo di vita relativamente breve (circa 3/4 anni) divenendo poi merce appetibile per mercati terzi. Infatti, su 500mila pezzi immessi sul mercato ogni anno (25mila tonnellate), complessivamente ne vengono gestiti in Italia solo il 44% (circa 220mila pezzi), pari a 11mila tonnellate. Di queste però, solo il 5-10% entra nel canale formale, l’unico in grado di operare secondo i principi dell’economia circolare garantendo gli obiettivi di recupero e riciclo e favorendo il re-inserimento delle materie prime seconde in nuovi cicli produttivi. Un altro 44% viene esportato o come Raee (circa il 7%) o come bene ancora funzionante da destinare al mercato dell’usato (37%), tipicamente in aree del Secondo e Terzo Mondo, sfuggendo così completamente alla tracciatura dei flussi. Un altro 10% (50mila) viene lasciato in magazzino, comportamento riscontrato soprattutto dalle Pubbliche Amministrazioni; infine, il restante 2% viene donato a Onlus.
“È evidente la necessità di un maggiore controllo sui movimenti transfrontalieri di Raee, sia affinché tali flussi possano concorrere alla contabilità inerente ai target di raccolta imposti dal legislatore, sia allo scopo di intercettare quei movimenti oltre frontiera che sono irregolari e che, di fatto, concorrono al dumping internazionale”, afferma Luciano Teli, dg di Erion Professional.