L’ultima volta che lo avevamo sentito Stefano Gregoretti stava attraversando la Siberia mentre il termometro segnava meno cinquanta gradi. Adesso è nuovamente in Italia e si sta preparando a una nuova impresa: attraversare la Death Valley in California, temperature bollenti permettendo. Ma anche a uno come lui, atleta internazionale esperto di trail, ultrarunner e avventuriero che ha camminato, corso e pedalato in ogni angolo del globo, dall’Artico alla Patagonia, dal Nepal fino al deserto del Gobi, quando parli dei sentieri d’Italia brillano gli occhi.
Così quando gli chiediamo dal suo punto di vista di esperto un consiglio sui cammini e i percorsi più interessanti, unici e magari anche meno noti da provare lungo lo Stivale questa estate, non ha dubbi: “Ci sono le alte vie delle Alpi che sono sempre meravigliose, ma in questi mesi un po’ affollate. Per cui se dovessi dare un solo consiglio direi un luogo che mi è rimasto nel cuore: le foreste Casentinesi“. Un percorso nel cuore dell’Appennino tosco-romagnolo adatto anche a chi non è un ultrarunner ma semplicemente un appassionato di bellezze naturali e culturali. Spiega che quando le attraversi in percorsi come il Cammino di Assisi, lo stesso che faceva San Francesco, “provi qualcosa di unico: passi dalla bellezza delle città medioevali, dell’Eremo di Camaldoli, della storia e le opere architettoniche, alla natura e con la sensazione di perdersi un po’ nelle foreste Casentinesi e quelle sacre, circondato da alberi e animali”.
L’ultima volta Gregoretti le ha attraversate “con amici in cinque giorni, ma normalmente ci vogliono un paio di settimane per godersele appieno. C’è poca gente, ci si immerge nella natura e l’arte per circa 280 chilometri e si possono fare tante tappe trovando sempre ospitalità. D’estate è fattibilissimo e all’ombra degli alberi si sta benissimo: su internet si trovano tutte le informazioni su dove poter partire, dormire o arrivare, ed è anche un viaggio abbastanza economico”.
Quando ha tempo poi l’ultrarunner guarda spesso “le informazioni sui 200 e oltre cammini d’Italia, è sempre bello scoprirne di nuovi” e fra i suoi preferiti c’è sempre la classica “Via Francigena e le sue varianti, molto battuta ma bella ogni volta che la si percorre. Mi piace perché molti paesi, minuscoli e sconosciuti, che io ho attraversato lo scorso anno per 1300 km a piedi, da Pompei sino a Torbole sul Garda, vivono grazie al passaggio dei pellegrini: per cui quando la percorri alimentando il turismo ti senti anche parte del territorio”.
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Tra gli altri cammini tricolore da valutare ci sono poi “la Gubbio-Spoleto-Norcia, lungo le vecchie ferrovie, una strada bianca che si può fare a piedi o in bicicletta e dove si passa anche da Castelluccio”, il paese famoso per la fioritura, e in montagna “chiaramente le alte vie della Valle D’Aosta, il giro del Monte Bianco, o in generale i percorsi sulle Dolomiti. Sono tutti stupendi ma abbastanza frequentati”. Infine, due piccole “perle” che a Gregoretti piacciono per motivi diversi. Per prima la “via degli Dei” da Firenze a Bologna, perché “su circa 120 chilometri di trail in Appennino vedi tanti giovani: gruppi di ragazzi e ragazze che camminano insieme e si divertono, magari con tenda e zaini per farla a tappe”.
E poi uno dei “cinque trail più belli al mondo”, quello del “Selvaggio Blu” in Sardegna. Camminando lungo la costa del Baunei, questo sentiero impegnativo è infatti “qualcosa di eccezionale – conclude l’atleta – ma non per tutti. Va fatto in mesi non bollenti e serve una guida, una organizzazione, oltre a una decina di giorni a disposizione. Di giorno cammini sui monti sopra il mare e poi la sera con calate in corda doppia scendi sulle spiagge a dormire e a rifocillarti con acqua e cibo. Va organizzato bene e per tempo, ma è un cammino così affascinante che di certo non fa rimpiangere certi maestosi trekking del Perù o dei grandi parchi del Nord America”.
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