Popolo ancora in parte misterioso, dall’alfabeto di origine greca e dalla storia legata principalmente al centro Italia, gli Etruschi ci hanno lasciato importanti testimonianze sparse tra musei e siti archeologici. Ve ne proponiamo alcuni tra i più interessanti, in un curioso viaggio che parte da Roma e insolitamente termina nel centro di Milano, in un nuovo museo tutto da scoprire. Prima tappa il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, fondato nel 1899 e oggi riconosciuto come il più rappresentativo spazio espositivo dedicato a questo popolo. Tra le opere esposte, provenienti dai più importanti centri etruschi della penisola, cinque capolavori: il Sarcofago degli sposi (530-520 a.C.) proveniente da Cerveteri, con due sposi che guardano il visitatore, dialogano e suscitano domande; la grande statua di Apollo in terracotta proveniente da Veio (VI sec. a.C.), che conserva l’originale colorazione; la Cista Ficoroni, contenitore da toletta rinvenuto a Preneste (350-330 a.C.); le Lamine di Pyrgi (fine VI sec. a.C.), recanti tre brevi testi scritti in lingue non più parlate: due in lingua etrusca, la terza in fenicio, e la testa (350 a.C.) proviene dal santuario di Pyrgi (Santa Severa), antico porto di Caere (Cerveteri) che e raffigurerebbe la dea Leucotea (letteralmente la “dea bianca”).
Il nostro viaggio prosegue quindi con le Necropoli di Cerveteri e Tarquinia, Patrimonio Mondiale UNESCO dal 2004, che hanno fornito gran parte delle scoperte archeologiche legate a questa civiltà. La necropoli vicino Cerveteri, nota come la Banditaccia, risale al nono secolo a.C. e contiene migliaia di sepolcri organizzati in modo simile a una città, con strade, piazzette e quartieri. La necropoli di Tarquinia, conosciuta anche come Monterozzi, contiene 6000 sepolcri scavati nella roccia. Le 200 tombe dipinte, della quali la più antica risale al settimo secolo a.C., sono l’unica importante testimonianza di arte classica del periodo pre-romano esistente nel Mediterraneo.
Uscendo dal Lazio ed entrando in Toscana raggiungiamo la piazza della cattedrale di Chiusi per entrare nei cunicoli etruschi risalenti al IV secolo a.C, che probabilmente servivano allo smaltimento, drenaggio e approvvigionamento cittadino dell’acqua, ma che l’immaginario popolare ha trasformato nel mitico Labirinto di Porsenna, che secondo la leggenda aveva al centro la misteriosa tomba del Lucumone, di cui narra Plinio il Vecchio. In attesa che riapra la necropoli di Poggio Renzo si può visitare anche il Museo Civico – La Città Sotterranea dove è esposta la collezione epigrafica etrusca più grande al mondo che conta circa 300 urne e 200 tegole tombali e attraverso un grande pozzo è possibile godere della suggestiva veduta di un laghetto sotterraneo. In Maremma, non lontano da Grosseto, incontriamo l’area archeologica di Roselle, una delle principali città etrusche. Abitata dalla prima metà del VII sec. a.C, circondata da una cinta muraria, in gran parte accessibile, conserva resti di numerosi edifici, anche di epoca romana, ancora in buone condizioni. La città etrusca fu conquistata dai Romani nel 294 a.C., ad opera del console Lucio Postumio Megello. Spostandoci dal mar Tirreno all’Adriatico ecco il sito etrusco di Spina, tra le paludi nel delta del Po. Città d’acqua con case in legno, era un importante porto commerciale del quale si conserva la zona funeraria dislocata a non molta distanza, nell’area delle Valli Trebba e Pega dove sono state rinvenute oltre 4.000 tombe con corredi spesso di straordinaria ricchezza e complessità.
Il cinquecentesco Palazzo Costabili a Ferrara, sede del Museo Archeologico Nazionale, ospita un’ampia sezione dedicata alla necropoli di Spina con ricchi corredi, ceramiche a figure nere e a figure rosse, vasi e suppellettili in bronzo, gioielli in oro, argento, ambra e pasta vitrea che evocano la ricchezza di Spina testimoniandone il rapporto privilegiato con Atene e il ruolo di testa di ponte dei commerci etruschi nel Mediterraneo, anello di congiunzione tra Oriente e Occidente. Altri reperti si ammirano nel Museo Delta Antico a Comacchio. Il nostro viaggio alla scoperta dei luoghi e dei misteri degli Etruschi termina nel cuore di Milano e precisamente nelle sale di un palazzo ottocentesco in corso Venezia sede della Fondazione Luigi Rovati. Nel nuovo museo, ricco di reperti etruschi in dialogo con alcune opere di artisti contemporanei, sono temporaneamente ospitate la Stele di Vicchio, rinvenuta del 2015 nel Mugello in un tempio monumentale costruito intorno al 500 a.C., con testi in corso di decifrazione, e la misteriosa Stele di Kaminia.
Quest’ultima, rinvenuta sull’isola greca di Lemno, conserva due iscrizioni in alfabeto greco ma in una lingua simile all’etrusco e testimonia la presenza in loco di quelli che i Greci chiamavano i Tirreni dell’Egeo, ovvero gli Etruschi. Da vedere anche il lampadario in bronzo di Cortona, un vero e proprio capolavoro artistico dell’Etruria usato per l’illuminazione di una luogo sacro nel cortonese.