“Ci troviamo a uno snodo cruciale nella storia dell’Unione. Il mandato che sta per iniziare vedrà la destra e non solo attaccare il Green Deal, chiedere di indebolire la dimensione sociale e verde della Politica agricola comune, chiedere meno investimenti pubblici e più liberalizzazioni in nome della competitività. Dobbiamo essere uniti contro le forze nazionaliste”. Così Camilla Laureti, 49 anni nata a Spoleto, eurodeputata del Pd (62 mila preferenze nella circoscrizione centro) ha commentato la sua elezione a vicepresidente del gruppo socialista. È stata scelta come vicaria della presidente Iratxe Garcia Perez. Al suo secondo mandato a Strasburgo e Bruxelles, dove è entrata nel gennaio 2022 dopo la morte dell’ex presidente dell’Eurocamera Davide Sassoli. È una giornalista professionista.
Partiamo dalla sua nomina. Per i prossimi 5 anni sarà la prima vicepresidente del gruppo dei Socialisti e Democratici e lavorerà fianco a fianco con la collega spagnola rieletta capogruppo Iratxe Garcia Perez. Avete davanti una sfida notevole: contrastare le forze conservatrici e nazionaliste. Qual è la vostra idea di Europa?
“Intanto, voglio dire che grazie al risultato delle elezioni in Francia abbiamo scampato un pericolo per l’Europa intera. La destra si può battere è importante dirlo ora. È riuscito il patto di resistenza: le forze socialiste unite possono sconfiggere le destre. Ora vogliamo portare avanti la nostra idea di Europa più verde femminista, solidale tra paesi come diceva Davide Sassoli. Soprattutto voglio lottare per un Europa vicina”.
Cosa significa?
“Significa essere in sintonia con i cittadini. L’astensione alta registrata anche durante queste ultime elezioni dà la percezione di quanto i cittadini europei si sentano ancora distanti dalle istituzioni europee. Ovunque. Dobbiamo invece lavorare perché il Parlamento dia risposte più vicine alle esigenze delle persone, chiare, accessibili. Fino all’ultimo cittadino dell’ultima area interna deve avere fiducia delle istituzioni di Bruxelles e Strasburgo, altrimenti lo scopo per cui l’Europa è nata non sarà raggiunto. E poi ci temi sui cui ogni paese non si può andare in ordine sparso. Politica estera, difesa comune e ambiente sarebbe importante siano temi di politica federale. Questo è il luogo giusto per fare politica per tutti e la politica ambientale è una sfida fondamentale per la Ue”.
La scorsa legislatura si è chiusa con uno scontro con i Popolari sulla Legge sul ripristino della natura passata grazie alla ministra austriaca che ha votato contro le indicazioni del suo governo. Il nuovo Green Deal, ma anche la transizione energetica potrebbero mettere in crisi la grande coalizione? Il patto su cui si fonda la politica nelle istituzioni europee, quello tra socialisti e popolari, pilastri dell’alleanza?
“Il nostro sostegno alla presidente della Commissione europea è vincolata, per quanto riguarda il gruppo dei Socialisti e Democratici all’approvazione del futuro Green Deal. Non c’è alternativa. In vista delle rielezione, il 10 luglio abbiamo incontrato Ursula von der Leyen e a lei abbiamo esposto quali sono le nostre priorità, tra queste ci sono il Green Deal e l’economia sociale, i diritti dei lavoratori, l’eguaglianza di genere. Sul fronte dell’ambiente saranno cinque anni delicati: la futura legislatura terminerà nel 2029 ad un passo dagli obiettivi previsti dall’agenda 20-30”.
Il punto non sembra se farlo o non farlo, ma come finanziarlo?
“Esatto, ma la transizione sia ambientale che energetica costano di più non farle. Bisogna finanziarle come è accaduto negli Stati Uniti. Per noi però deve avere un cuore rosso. Ossia, bisogna trovare investimenti perché non ricadano sulle famiglie e le imprese. Servono incentivi e investimenti, altrimenti l’Europa rappresenterà solo l’istituzione che ci dà le regole, come dice la destra. Abbiamo la possibilità di utilizzare due fondi: il Fondo sociale per il clima e quello per una transizione giusta. Si tratta di 100 miliardi di euro. E poi credo sia arrivato il momento di far pagare le tasse chi in Europa fa profitti. Si tratta di creare un nuovo modello di sviluppo”.
Lei si è occupata di agricoltura, un mondo che chiede di essere trattato in modo diverso. Ma non possiamo parlare di quanto accaduto a Latina con la morte di Satnam Singh. Come contrastare la piaga feroce del caporalato?
“Sono stata a Latina il 22 giugno poco dopo l’omicidio per incontrare la comunità di lavoratori. La legge che contrasta il caporalato c’è, la 199 del 2016. Il punto purtroppo è che non basta avere una normativa, bisogna garantirne l’applicazione. L’ex ministro Orlando proprio sulla questione dei controlli, aveva proposto che venisse introdotto anche in agricoltura ‘l’indice di coerenza’ applicato ora nell’edilizia. In pratica, per capire se vengono o meno rispettate le regole, si prendono in esame alcuni parametri di congruità e coerenza rispetto al fatturato oppure la mole di prodotto raccolto. Ad esempio se il numero di lavoratori a contratto (e le ore per cui vengono pagati ufficialmente) sono pochi, mi dice che non si sta rispettando le regole. Bisogna inserirla anche in agricoltura e non in Italia ma in tutta Europa. Al prossimo commissario all’agricoltura chiederemo report sui controlli che vengono effettuati negli Stati membri. Ci sono 380 miliardi di sostenibilità sociale: diamo i soldi alle aziende che rispettano i lavoratori. Come gruppo più numerosi dei Socialisti e Democratici abbiamo inserito il tema dei diritti dei lavoratori tra le priorità. Voglio però a sola agricoltura ma tante”.
Giustizia climatica, transizione energetica, nuova Pac. Ha delle belle sfide davanti di cui occuparsi. Lei sembra una persona molto tranquilla. Da dove prende questa forza?
“Dalle mie radici. Sono umbra, noi umbri siamo abituati alle sfide. La nostra è una forza tranquilla. E poi ci sono le mie radici politiche, le idee per cui credo e che ormai fanno parte di me. Quelle che ora ritrovo nella delegazione dei Socialisti e Democratici. Questo senso di a squadra mi fa sentire forte è importante pensando alle sfide che abbiamo davanti durante questi cinque anni”.
Ma ci sarà qualcosa che la fa infuriare?
“Quando vedo le ingiustizie. Il mio desiderio è di riuscire con il mio lavoro e impegno a far sì che le diseguaglianze siano sempre meno. Ce la farò. Sono umbra”.-