Everest, tutti in vetta. Il Nepal e uno dei suoi simboli nel mondo si apprestano a vivere una stagione del turismo d’alta quota come mai si è visto in precedenza. Effetto post-covid, il 2023 che surclassa tutti i record di affluenza, riproponendo problemi nuovi e antichi di overbooking e overtourism, da Portofino alle Cinque Terre, dall’Alto Adige a Machu Picchu, da Venezia alla Grecia, fino alle Hawaii.

Con l’aggravante che sul tetto del mondo diventa un vero e proprio fattore di rischio della stessa sopravvivenza dei turisti-alpinisti, viste la difficoltà tecnica e le competenze richieste – e in misura decrescente detenute dai candidati scalatori – per salire sugli 8.848 metri della montagna himalaiana. Per sintetizzare, i permessi che le autorità di Katmandu hanno rilasciato ai candidati arrampicatori per la stagione primaverile – che, cominciata a marzo, si protrae fino a metà maggio ed è la migliore per tentare l’impresa – sono ben 463. Valore mai registrato in precedenza, largamente superiore al precedente record di 409, registrato nel 2021. Ma lo sguardo torna indietro di un altro paio danni, fino all’immancabile 2019. In quell’anno, l’alto numero di permessi, e di alpinisti in ascesa in primavera, provocò lungo la parete quelli che gli anglosassoni  hanno definito traffic jam – letteralmente ingorghi di traffico – e che sono indicati come uno dei fattori chiave all’origine di tragedie come quelle he hnno causato il record di 9 morti sulla via della vetta nel maggio 2019, in uno degli anni più tragici sull’Everest.

I numeri in ballo nelle prossime settimane – induce molti a temere il peggio per la stagione appena cominciata. Senza contare che potrebbero subire un ulteriore ritocco all’insù, dal momento che per richiedere il permesso di salire in vetta nell’arco di tempo compreso tra marzo e maggio c’è tempo fino all’ultimo giorno di aprile.

“L’insidia, con tanti alpinisti sulla montagna, è data dai potenziali ingorghi sull’arrampicata, specie se le ‘finestre’ meteo favorevoli sono poche e distanti le une dalle altre”, ha scritto su un messaggio WhatsApp dal campo base Garrett Madison, della compagnia americana Madison Mountaineering, specializzata in spedizioni estreme -. Il tutto accresce il rischio che più scalatori si trovino a corto di ossigeno e a rischio di sfinimento nella ‘death zone'”, ha aggiunto, riferendosi alla parte finale dell’ascesa, quella sopra quota ottomile, in cui l’aria è troppo sottile per permettere di sopravvivere a lungo senza ossigeno supplementare. Il punto considerato più a rischio è quello in prossimita dell’Hillary Step (gradino Hillary, dal nome del primo conquistatore della vetta). Una ripida parete roccia, di 12 metri – posta a circa 8.700 metri – tra l’altro modificata in seguito ai terremoti degli ultimi anni e ora parzialmente coperta di neve – che rappresenta una difficoltà estrema a quell’altitudine.

(reuters)

Terra di 8 dei 14 “ottomila” del pianeta, il Nepal viene accusato da molti alpinisti occidentali per la facilità con cui rilascia i permessi di ascesa sul tetto del mondo “a chiunque possa permettersi di pagare 11mila dollari”. Il governo di Katmandu rigetta però quest’accusa. “Molte delle compagnie di guide che operano sul versante Sud – quello nepalese – accettano escursionisti che non hanno accumulato l’esperienza necessaria per superare in sicurezza le difficoltà della sfida”  racconta all’agenzia Reuters Adrian Ballinger, di Alpenglow Expeditions, una compagnia statunitense che da qualche tempo ha abbandonato la parete meridionale e oggi opera sul versante Nord, quello cinese.

Per la cronaca, sono proprio i cinesi i primi utenti del versante nepalese della montagna: 96 i permessi rilasciati, contro gli 87 chiesti e ottenuti da alpinisti statunitensi. Al terzo posto, gli indiani, a quota 40. Poco frequentabile se non inaccessibile d’inverno per i freddo, e d’estate per i monsoni, l’Everest vive una seconda stagione turistica in autunno, tra settembre e novembre. Ma è meno frequentata.

L’alpinturismo è una componente importante del pil di un Paese sostanzialmente povero, nel quale circa 500mila persone (su una popolazione di circa 30milioni di anime) vive in generale di turismo. Il numero dei permessi di ascesa delle montagne più celebrate è in crescita continua da anni: quest’anno, ne sono stati rilasciati complessivamente 1.046, per ventiquattro cime. Il governo di Katmandu ha incassato in totale, 5,6 milioni di dollari (circa 5,1 milioni di euro), 5 milioni (4,55) dei quali per richieste relative all’Everest.

Ogni alpinista che prova a salire sul tetto del mondo spende una cifra di almeno 26.700 dollari (24.300 euro), considerando oltre al costo del permesso, quelli per gas, cibo, guide e trasporto locale, racconta Ang Tshering Sherpa, della locale compagnia Asian Trekking.

Yubarai Khatiwada, direttore del Dipartimento del turismo nepalese, respinge con forza le accuse sul permesso facile. Aggiunge che, per la prima volta, quest’anno, un team di medici e di funzioari governativi presidierà il campo base della vetta per gestire le attività connesse alla scalata e i suoi protagonisti. “La sicurezza degli alpinisti ci sta a cuore, e siamo ben preparati per gestire i possibili sovraffollamenti, attraverso la disrtribuzione temporale dei tentativi di ascesa, nei momenti in cui le finestre meteo favorevoli permetteranno ascese regolari e tranquille”.

Khatiwada ha aggiunto che Katmandu sta prendendo in considerazione l’ipotesi di introdurre un requisito minimo per gli aspiranti conquistatori dell’Everest: in futuro potrebbe essere loro richiesto di aver scalato almeno un “seimila” in territorio nepalese prima di avere accesso al tetto del mondo.


Lukas Furtenbach, della Furtenbach Adventures, austriaca, è convinto che l’alto numero di alpinisti in simultanea possa non essere un problema, almeno fino a quando si tratta di scalatori ben preparati e gestiti dalle guide, e quando il meteo rimane favorevole per diversi giorni, in modo da consentire ai vari team di alternarsi sulla vetta. “Vedo un rischio solo se le persone rimangono a corto di ossigeno: quindi la logistica degli approvvigionamenti di ossigeno è cruciale”, spiega a Reuters.