Se l’esito di COP26 ha deluso quanti si aspettavano misure di pronta attuazione per fermare il riscaldamento globale, è pur vero che alcune delle misure decise nell’ultima conferenza annuale sul clima organizzata dall’Onu avranno impatti importanti sulle istituzioni finanziarie. EY fa il punto della situazione attraverso un report intitolato “COP26: implications for financial services”, che ricorda come gli operatori del settore siano chiamati a svolgere un ruolo di primo piano nella transizione ambientale. Questo significa che non possono limitarsi a prendere atto delle imposizioni stabilite a livello intergovernativo, ma devono farsi parte attiva nel cambiamento.
Dal monitoraggio alla comunicazione
In primo luogo, sottolinea lo studio, è fondamentale garantire trasparenza nella comunicazione relativa ai temi della sostenibilità. Questo implica una riorganizzazione delle strutture aziendali che coinvolga in primo luogo i sistemi di controllo interno, chiamati a verificare che gli impegni presi dalle singoli banche e compagnie assicurative seguano la tabella di marcia indicata. Lo studio incoraggia gli amministratori delegati ad accertarsi che l’azienda guidata abbia le competenze e l’esperienza necessarie per comprendere i rischi ai quali vanno incontro e, al tempo stesso, le opportunità. Questo nella consapevolezza che la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile è sì necessaria per assicurare un futuro al pianeta e alle persone, ma anche un’occasione per creare nuove occasioni di sviluppo economico e sociale. Considerato che il cambiamento climatico ha costi considerevoli, chi guida un’organizzazione finanziaria dovrebbe stabilire quale ruolo far giocare alla propria organizzazione nella transizione. Un’altra raccomandazione è valutare come i clienti o le partecipate utilizzano crediti di carbonio, in modo che gli impegni presi si snodino in azioni concrete.
Direttori finanziari protagonisti del cambiamento
Un ruolo centrale sono chiamati a giocarlo anche i chief financial officer, chiamati a essere la voce del cambiamento. Poter contare su professionalità adeguate è importante per raggiungere risultati rilevante, così come lo è mantenere una visione globale su quello che si sta facendo. Ai cfo spetta anche il compito di identificare e stabilire eventuali relazioni critiche con la catena della fornitura, con i clienti, i decisori politici e altre parti interessate. Chi si occupa di sostenibilità non può far parte di un team a sé nel contesto aziendale, ma deve essere pienamente integrato negli aspetti di business.
Le prossime tappe
Il percorso della transizione ambientale non ammette passi indietro, per cui anche gli intoppi e qualche rallentamento sulla tabella di marcia non modifica i traguardi di medio-lungo periodo. Il prossimo appuntamento, con COP27, sarà in Egitto a partire dal 7 novembre e in quell’occasione molti nodi dovranno arrivare al pettine. Già a giugno vi sarà un incontro preparatorio a Bonn, con l’obiettivo di chiudere l’incontro autunnale con impegni nazionali più stringenti per puntare davvero a limitare il riscaldamento a un grado e mezzo. Entro quella data auspicabilmente l’emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19 si sarà ridimensionata, alcuni temi sui quali sono stati presi impegni generici a Glasgow saranno stati adeguatamente “digeriti” e vi sarà poco spazio per non affrontare di petto la questione. Che, come visto, non riguarda solo i decisori politici, ma anche le aziende, a cominciare da quelle del settore finanziario, che possono movimentare enormi quantità di denaro per stimolare la transizione ambientale.