Ogni “Mi piace” su Facebook o cuoricino su Instagram contribuisce alla febbre di milioni di data center sparsi per il mondo. E di conseguenza a un incremento dei consumi energetici, che i colossi come Meta (Facebook) e Google hanno sempre più difficoltà a gestire, soprattutto in ottica green. Ma la risposta potrebbe essere il geotermico, ovvero l’energia pulita che si genera grazie allo sfruttamento del calore della terra. Proprio l’azienda di Zuckerberg ieri ha annunciato un accordo con la startup Sage Geosystems per mettere in piedi un sistema geotermico innovativo da 150 megawatt di capacità (quindi potenzialmente 150 MWh), pari ai consumi di circa 70mila appartamenti. Giusto per fare una proporzione un data center di Meta, a seconda delle dimensioni, può consumare tra le 15mila MWh e i 900mila MWh all’anno. Quindi il geotermico avanzato andrebbe considerato come una “nuova” rinnovabile capace di concorrere con le altre ai fabbisogni dei settori più energivori.
Geotermico avanzato per Meta e Google
La novità rispetto alle tecniche tradizionali è che Sage Geosystems ha messo a punto un metodo che è figlio dell’esperienza maturata nel campo del fracking, la fratturazione idraulica che agevola l’estrazione di gas naturale e petrolio dalle rocce di scisto presenti nel sottosuolo, sfruttando l’iniezione di un getto ad alta pressione. Nello specifico, per Meta, si procederà a trivellare a centinaia di metri di profondità e pompare acqua nel terreno. Dopodiché la pressione e il calore riscalderanno l’acqua, che a sua volta verrà impiegata per generare elettricità potenzialmente 24 ore su 24 grazie a una turbina.
Cindy Taff, Ceo di Sage Geosystems ed esperta del settore, ha confermato al New York Times che la differenza rispetto al comune fracking è che l’obiettivo è di ottenere calore pulito invece che idrocarburi. Il primo pozzo di prova in Texas ha superato ogni test e adesso è giunto il momento di costruire una prima vera centrale elettrica di questo tipo. Il sito non è ancora stato scelto ma potrebbe essere a est delle Montagne Rocciose e con una prima fase operativa fissata per il 2027.
Anche Google ha fiutato il potenziale del geotermico ma sembra essere leggermente più avanti nell’adozione. Grazie a una partnership con la startup Fervo Energy sta costruendo in Nevada un impianto pilota da 5 megawatt che in effetti ha già iniziato a immettere energia nella rete. La prospettiva è di aumentare la produzione nei prossimi anni. Inoltre la stessa Fervo Energy sta costruendo nello Stato dello Utah un impianto energetico da 400 megawatt che punta a vendere energia alle aziende pubbliche della California meridionale entro il 2026.
Perché il geotermico proprio adesso?
L’industria energetica ha nel settore tecnologico uno dei migliori clienti del mercato soprattutto da quando ha iniziato a diffondersi l’impiego dell’intelligenza artificiale. Electric Power Research Institute (EPRI) ha stimato che i data center statunitensi saranno responsabili entro il 2023 del 9% dei consumi del Paese, contro l’attuale 4%. La buona notizia però è che secondo gli esperti il geotermico potrebbe essere un’adeguata risposta. Non solo perché funziona 24 ore al giorno, al contrario delle rinnovabili più diffuse, ma anche perché è a ridotto impatto ambientale. Storicamente la geotermia è stata giocata nelle zone con acqua calda sotterranea, come ad esempio diverse aree degli Stati Uniti, Indonesia, Filippine e Turchia.
In Italia si parla di impianti da circa 916 megawatt complessivi, contro un installato statunitense di 3900 megawatt (0,4% del totale). Per la geotermia potenziata quindi ci vorrà del tempo, ma decine di startup in tutto il mondo sono al lavoro e i costi di perforazione e degli impianti stanno calando. Fervo Energy ad esempio è già riuscita ad abbattere i tempi di perforazione del 70% in un anno di lavoro. United States Department of Energy sostiene che la costante evoluzione tecnologica potrebbe consentire al geotermico statunitense di nuova generazione di incrementare la capacità attuale di venti volte, raggiungendo entro il 2025 quota 90mila megawatt.