Il faggio, chiamato con il nome botanico Fagus sylvatica è un albero presente principalmente nell’Europa occidentale e storicamente nasce in Inghilterra. In altri luoghi è sempre stato piantato anche se attualmente le piante di faggio crescono dappertutto. Numerose di quelle che appaiono come faggete antiche, sono state in verità piantate dall’uomo in tempi molto recenti. Le grandi faggete sono state quasi totalmente piantate nel XVIII secolo circa. Per i ricchi proprietari terrieri diventò di gran moda inserire nelle proprietà i faggi nei secoli XVII/XVIII, per il loro grandioso aspetto. Nel 1987 quando l’Inghilterra del sud venne colpita dalla grande tempesta, tantissimi alberi di faggio vennero distrutti. Il loro posto venne così preso da alberi che crescevano rapidamente come il sicomoro e il frassino. Proprio riguardo al faggio c’è un interessante curiosità: in origine la scrittura veniva scolpita proprio sul suo legno, poiché è molto morbido; questa tradizione viene tuttora portata avanti, tanto che oggi il faggio viene chiamato come l’“albero dei graffiti”.
Coltivazione e crescita
Il clima perfetto per effettuare la coltivazione del faggio è chiamato ”oceanico”, ed ha la caratteristica di avere un’alta umidità atmosferica. Specificatamente questa è una pianta che non ama temperature calde o fredde troppo elevate. La categoria della quale fa parte è quella delle piante acidofile, ha quindi bisogno di essere piantato in un terreno acido (che presenti un pH non superiore a 6.5) e di essere innaffiato molto spesso. Nelle aree zone boschive lo soddisfa anche l’acqua piovana, mentre per le coltivazioni di tipologie piccole è meglio che il terreno venga irrigato con regolarità ogni 2/3 giorni. Le giovani piante, soprattutto nei loro primi due anni di vita, rischiano di morire se non gli viene data la corretta quantità d’acqua che necessitano. Nel terreno non ci deve essere acqua stagnante, deve asciugarsi nella pausa tra un’irrigazione e l’altra.
Il faggio è un albero presente principalmente nell’Europa occidentale, che riesce a raggiungere anche l’altezza di 30-40 metri. In autunno le sue foglie diventano giallo-dorate e le varietà rosse evidenziano i colori caldi intorno al rosso-mattone fino al rosa man mano che scompare la clorofilla, dando vita ad un incredibile foliage.
Presenta delle foglie che hanno una lunghezza di circa 9 centimetri, con piccoli margini ondulati e dalle cinque alle sette paia di nervature parallele. È dotato di una corteccia grigia e liscia, e nella stagione autunnale sviluppa dei baccelli ispidi che cadono e aprendosi mostrano al loro interno dei semi somiglianti alle noci. Di solito non si spoglia durante l’inverno, a meno che non ci siano delle forti gelate e non si superino i 1000 metri nelle zone alpine. Nelle faggete italiane gli alberi si spogliano a partire da ottobre e il fenomeno avviene a fine novembre nelle zone più miti. Soprattutto negli alberi giovani le foglie morte restano attaccate molto spesso durante tutto l’inverno. Quando cadono, riempiono la terra talmente tanto da far crescere un altro albero poco dopo, ed è proprio così che i boschi divengono totalmente di faggio, venendo chiamati faggete. Questi alberi possono espandersi diventando altissimi, riuscendo a vivere fino a 300 anni.
I frutti del faggio
Si possono vedere a terra quando si cammina, i frutti del faggio, chiamati faggiole. Quest’ultime si presentano piccole, a sezione triangolare e contenute in un guscio (pericarpo) di colore marrone lucido. Questi frutti sono commestibili ma prima di poter essere mangiate è importante che vengano scaldate in modo che le tossine che ci sono al loro interno vengano eliminate. Le faggiole sono ricche di vitamine del gruppo B ma anche di grassi insaturi, zinco, ferro e potassio. Crude contengono una sostanza leggermente velenosa, la trimetilammina e acido cianidrico, sostanze che possono provocare effetti indesiderati come nausea, vomito o mal di pancia. Basta però arrostire o versare dell’acqua molto calda sulle faggiole per poter neutralizzare queste sostanze. In questo modo questi frutti possono essere consumati, unendoli a insalate o muesli oppure sgranocchiandoli. Addirittura, in tempi di povertà venivano anche pressate per produrre l’olio, utilizzati come sostituto del caffè o macinate per produrre la farina.
Il faggio è l’albero cosmico che nutre e sostiene l’universo. In nessuna cultura è stato associato a qualche importante divinità. Ma ha rivestito sempre un ruolo fondamentale come pianta divinatoria e probabilmente veniva ritenuto un tramite tra gli dèi e l’uomo. L’archetipo del faggio è Saturno, che rappresenta sia la discesa dello spirito nella materia ma anche il movimento che fa la materia verso lo spirito. In questo modo l’albero diventa un ponte tra uomo e Dio, tra materia e spirito. Il faggio con la sua struttura dimostra come ci può essere una sintonia perfetta tra dimensioni diverse, concentrando l’energia del cosmo, all’interno di una forma funzionale e ben definita.