“Ognuno di noi deve assumersi la responsabilità di fare un gesto, compiere una scelta. Abbiamo tutti un unico obiettivo: salvare il nostro Pianeta” è questa la sfida per un futuro da costruire insieme. Il messaggio di Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea arriva forte e chiaro dal festival di Green&Blue. Ospite al teatro Parenti di Milano, diventato per due giorni un luogo di incontri e dibattiti sui grandi temi del momento: la dipendenza energetica, i danni ambientali causati dalla guerra, il riscaldamento globale, le risorse dell’economia circolare, le fonti energetiche rinnovabili, la mobilità nelle nostre città. E poi la sostenibilità, che non è un concetto astratto, ma implica scelte precise nel mondo dell’arte, dello sport, nel progettare case e scuole. Per questo abbiamo invitato imprenditori, ministri, manager delle grandi aziende dell’energia, i sindaci che sognano le loro città ad impatto zero, inventori di startup, calciatori, attivisti green, direttori di musei, architetti e designer.
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Festival di Green&Blue, tutti a Milano per l’ambiente: la prima giornata
a cura di Paola Rosa Adragna , Fiammetta Cupellaro
“Perché la difesa della Terra è un mosaico e per avere successo ha bisogno della collaborazione di ognuno di noi” ha detto Riccardo Luna, direttore di Green&Blue che ha moderato gli incontri. Ma sono stati anche due giorni di musica e di divertimento a bordo piscina dei Bagni Misteriosi con Malika Ayane, Casadilego, Marina Rei, Erica Mou, Francesca Reggiani: uno spazio aperto ai lettori che sono arrivati per partecipare agli incontri, ai laboratori con i bambini. Due giorni con oltre 100 speaker, 50 eventi, migliaia di iscritti. E tra le cartoline che resteranno di questa prima edizione del Festival di Green&Blue, il dialogo tra Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e uno dei punti di riferimento globale per un’agricoltura compatibile e Giovanni Soldini, velista ambientalista in lotta contro la plastica nel mare. E poi la voce di Elisa e Francesca Michielin. Sul palco con Ernesto Assante hanno chiuso il festival.
La necessità di un cambio di passo è stato al centro del messaggio di Jeremy Rifkin economista e presidente della Greenhouse Crisis Foundation. “Serve una nuova tabella di marcia che elimini fossili o andremo verso la sesta estinzione di massa – ha detto Rifkin – L’idrogeno verde è una strada praticabile, ma penso che ci vorranno non meno di 10 anni se lavoriamo decisi”. L’Italia? La speranza è che usi i fondi del Pnrr per le infrastrutture, Io credo non sia pronta”.
Una maratona di incontri parallela in Sala Grande e nel Foyer con il direttore di Repubblica Maurizio Molinari che ha intervistato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani sulle scelte dell’Italia sul fronte dell’energia. “Ci affrancheremo dal gas russo nell’inverno 2024”, ha assicurato il ministro a cui subito dopo hanno replicato i leader delle principali associazioni ambientaliste. E la ministra all’Università e Ricerca Maria Cristina Messa che ha spiegato quanto la riforma degli atenei terrà conto delle nuove professioni legate alla crisi climatica e la rivoluzione digitale.
Mobilità e inquinamento. I grandi temi da cui dipende la vita nelle nostre città, l’aria che respiriamo, la salute dei cittadini, grandi e piccoli. Ne abbiamo parlato con il ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibile, Enrico Giovannini intervistato dal direttore Riccardo Luna e con 14 sindaci, tra cui quello di Milano Giuseppe Sala e di Roma, Roberto Gualtieri. Un confronto sulle soluzioni possibili per affrontare i problemi e le scelte da compiere. Sullo sfondo i 230 miliardi di euro di investimenti su infrastrutture e sistemi di mobilità.
E tra le immagini che rimarranno l’appello di Svitlana Krakosvka, la scienziata ucraina esperta del clima ospite del festival. “Prima del 24 febbraio mi consideravo ‘testimone del cambiamento climatico’ perché nella mia vita ho studiato i fenomeni metereologici estremi sempre più frequenti. Ma ora, in Ucraina, come in Italia, chiunque può considerare se stesso un testimone del cambiamento climatico perché soffriamo tutti l’impatto delle ondate di calore, le inondazioni, la siccità”. Ma dobbiamo essere onesti e ammettere che non siamo solo osservatori e vittime, ma una causa del cambio climatico. La guerra in Ucraina ha dato un’opportunità di pensare alla fragilità della nostra vita, al suo valore e a ciò che è davvero importante. Quando le madri hanno dovuto lasciare le loro case, hanno portato solo l’indispensabile: i figli e un piccolo zaino. La guerra ci ha anche indicato che le possibilità di evitare la catastrofe climatica si stanno riducendo rapidamente e ci saranno sempre più vittime innocenti. Questo mi dà la speranza che, con gli sforzi di tutti, gli esseri umani eviteranno scenari catastrofici e troveranno un modo per vivere in armonia sul nostro meraviglioso e unico Pianeta”.