La settimana scorsa la protesta in piazza, oggi l’annuncio di Legambiente che la battaglia contro la vendita di un’area pubblica di grande interesse ambientale, storico e culturale a Porto Venere, alle porte delle Cinque Terre liguri, è diventata di interesse nazionale. La petizione lanciata dall’associazione ha infatti raccolto oltre 30mila firme, un traguardo importante poiché il termine ultimo per la presentazione delle domande di acquisto dell’area scade il 29 gennaio.

La zona in questione si trova al di sopra del cinquecentesco Castello Doria a Porto Venere, è di proprietà comunale e ha immenso valore paesaggistico in quanto all’interno del Parco Naturale di Porto Venere, sito Unesco e sito di Interesse Comunitario, in vista del promontorio di San Pietro e dell’isola Palmaria. Nel 1982 il Comune l’aveva acquistata proprio per farne patrimonio di tutti, ma a fine gennaio andrà all’asta con una base di 66.458,50 euro.

Manifestazioni e petizioni chiedono al sindaco Matteo Cozzani di interrompere la procedura di gara, il mantenimento della proprietà pubblica e “l’avvio di una progettazione partecipata finalizzata all’uso conservativo di quella porzione di territorio, che ne favorisca la fruizione con finalità educative nel rispetto dei suoi valori e del genius loci”.  Stefano Sarti, presidente di Legambiente La Spezia, chiede anche che “il terreno di Via Crocetta a fianco del Castello Doria sia destinato a uso pubblico, anche con un ruolo del Parco Naturale, affinché sia conservata la sua unicità”.

L’amministrazione di Porto Venere è da tempo al centro dell’attenzione degli ambientalisti per scelte come il masterplan per la valorizzazione turistica dell’isola Palmaria, considerata dagli attivisti troppo impattante. Nella petizione online, Legambiente sottolinea che l’area in vendita ha elementi “di notevolissimo valore, ovvero quel “muro a secco semicircolare ciclopico” (da qualcuno rinominato “Giardino pantesco”), manufatto unico nel suo genere, per dimensioni e tecniche costruttive finalizzate alla resistenza ai forti venti di Libeccio e Maestrale, che da solo varrebbe un regime di stretta tutela, anche per i secolari olivi al suo interno le cui chiome modellate dal vento formano un perfetto connubio con le pietre magistralmente disposte”.