Dall’imponente città fortezza abruzzese al borgo medievale rinato sulle dolci colline umbre. Quello che vi proponiamo è un viaggio slow nell’Italia centrale, in luoghi poco affollati, ricchi do storia e di un antico fascino. Si parte da Civitella del Tronto, spettacolare borgo fortezza abruzzese, che si trova al vecchio confine settentrionale del Viceregno di Napoli con lo Stato Pontificio, a una trentina di chilometri dalle spiagge del mare Adriatico. Situato in posizione strategica a 600 metri d’altezza, è dominato da una delle più grandi e importanti opere di ingegneria militare d’Europa caratterizzata da una forma ellittica con un’estensione di 25.000 mq e una lunghezza di oltre 500 metri. L’attuale fortezza fu edificata a partire dal 1564 per volere di Filippo II d’Asburgo – re di Spagna – al posto di una rocca aragonese sorta su una probabile preesistenza medievale. Due gli assedi ai quali dovette fare fronte. Uno per opera dei francesi nel 1806 e l’altro nel 1860/61 da parte delle truppe piemontesi, che riuscirono a conquistarla e a sconfiggere l’ultima resistenza borbonica solo dopo mesi di combattimenti, pochi giorni dopo la proclamazione del Regno d’Italia. La Fortezza venne quindi lasciata in abbandono e depredata per più di un secolo, fino all’importate intervento di restauro curato dalla Sovrintendenza di L’Aquila che tra il 1975 e il 1985 l’ha in gran parte recuperata.
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Oggi è aperta al pubblico che può visitare tre camminamenti coperti, le vaste piazze d’armi, le cisterne, i lunghi camminamenti di ronda, i resti del Palazzo del Governatore, la chiesa di San Giacomo, le caserme dei soldati e il Museo delle Armi, dove sono conservate armi e mappe antiche. Spettacolare il panorama che si ammira dagli spalti, con lo sguardo che spazia dai massicci del Gran Sasso, della Laga, della Maiella e dei Monti Gemelli fino al Mare Adriatico. Ai piedi della fortezza il suggestivo borgo di Civitella del Tronto rinchiuso all’interno delle antiche mura con la bellissima terrazza panoramica di piazza Filippi Pepe; il monumento a Matteo Wade, voluto da Francesco I di Borbone in onore del comandante irlandese che difese la fortezza durante l’assedio francese del 1806; la trecentesca chiesa di Santa Maria delle Laudi o della Scopa, completamente affrescata; i palazzi dai portali in pietra elaborati dai maestri comacini e lombardi; la Ruetta, una delle vie più strette d’Italia, e il Museo Nina, che raccoglie una delle più grandi collezioni italiane di alta moda antica.
Un rilassante viaggio di un centinaio di chilometri tra Abruzzo, Marche e Umbria, passando da Norcia che tenta faticosamente di riprendersi dai danni causati dal terremoto del 2016, porta a un altro gioiello dell’Italia centrale: il Castello di Postignano. Il nome non deve trarre in inganno. Il castello è in realtà un suggestivo borgo medievale nel cuore della verde Valnerina, fondato tra il IX e il X secolo sul declivio di una collina lungo la strada che collegava Spoleto, Foligno, Norcia e Assisi. Costruito a forma triangolare dai suoi stessi abitanti, dediti all’agricoltura, all’artigianato tessile e alla produzione di lime, bisturi e altri oggetti in ferro, e dominato da una snella torre di avvistamento, il borgo venne definitivamente abbandonato agli inizi del Novecento, diventando uno dei tanti paesi fantasma dell’Italia centrale. “Riscoperto” nel 1979 dal fotografo e architetto americano Norman Carver Junior, che nel suo libro Italian Hilltowns definì Castello di Postignano l’archetipo dei borghi collinari italiani dedicandogli la copertina del volume, nuovamente danneggiato dal terremoto del 1997, il borgo ha iniziato la sua rinascita nel 2007 quando un paio di illuminati architetti è riuscito miracolosamente ad acquistare tutte le proprietà abbandonate e ha iniziato un coraggioso restauro conservativo, nel rispetto delle forme originarie e delle normative antisismiche.
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Passato quasi indenne dal terremoto del 2016 oggi il Castello di Postignano ospita, oltre a case private, un affascinante albergo diffuso con un’accogliente trattoria e un bar panoramico, un laboratorio di tessitura, una bottega antiquaria e diversi spazi espositivi, attualmente dedicati a belle mostre fotografiche. Assolutamente da visitare la piccola chiesetta di San Lorenzo, originariamente dedicata a San Primiano, dove furono riportati alla luce gli affreschi dell’intera parete absidale databili alla seconda metà del XVI secolo, attribuibili alla cerchia del De Magistris, detto il “Caldarola”. Dopo il sisma del 1997 la parete crollò e su un muro retrostante, più antico, apparve una Crocifissione risalente alla fine del XV secolo. Altri affreschi sono stati scoperti durante i lavori di restauro di un’abitazione, probabilmente la cappella di un antico convento. Dal borgo partono numerosi facili sentieri che portano a mete naturalistiche, storiche e architettoniche. A una decina di chilometri si trova il paese di Cerreto di Spoleto i cui abitanti, nel vocabolario della Crusca del 1612, erano descritti come “coloro che per le piazze spacciano unguenti, o altre medicine, cavano i denti o fanno giochi di mano che oggi più comunemente dicesi ciarlatani,…da Cerreto, paese dell’Umbria da cui soleva in antico venir siffatta gente, la quale con varie finzioni andava facendo denaro“. Il Castello di Postignano è così uscito dall’abbandono diventano una preziosa meta del turismo slow dell’Umbria, da visitare e se possibile dove fermarsi a dormire per respirare la tranquillità e il fascino di un luogo ricco di storia e fascino.