Marsiglia, Nizza e la Corsica. L’estate 2022, quella del grande ritorno alla vacanza, la stessa nella quale la Francia potrebbe aver raccolto, alla fine dell’anno, oltre 100 milioni di turisti stranieri, è quella del “no” generalizzato alle navi da crociera.
Nel porto di Marsiglia il caso è esploso a inizio estate, quando un gruppo di canoe hanno per breve tempo bloccato la “Wonder of The Seas” di Royal Caribbean, la più grande cruiser del mondo. “Siamo degli attivisti e voi non potete entrare”, hanno detto al comandante della nave, spiegando le loro ragioni, prima di lasciafe il passo al colosso: 362 metri, 14 piscine, un simulatore di surf, una pista di pattinaggio, robot che servono i cocktail… “Quando ci sono aberrazioni di quel genere, che ci interessano direttamente, non possiamo non sentirci investiti da una missione, e mobilitarci di conseguenza – ha raccontato a posteriodi all’agenzia di stampa France Presse Rémy Yves, del collettivo “Stop Croisières”, creato nel maggio scorso nella seconda città francese, nonché primo porto transalpino nel Mediterraneo. Per dirla in cifre, in base ai dati dell’osservatorio regionale della qualità dell’aria, AtmoSud, le navi da crociera sono il secondo fattore inquinante dell’area metropolitana del capoluogo della Provenza: contribuiscono per il 39 per cento alle emissioni di ossidi di azoto (NOx), poco meno del traffico urbano (45 per cento). Una nave ancorata al molo per n’ora – stima AtmoSud – inquina quanto 30mila veicoli stradali che viaggiano per lo stesso periodo a 30 chilometri all’ora.
“Aberrazione”: così i militanti descrivono le immense cruiser, “un’attività che non ha una ragione di esistere nel mondo di domanI”, insiste Yves. In quello di ieri o dell’altro ieri, durante il primo grande lockdown da Covid, come accaduto in altre parti del mondo, Civitavecchia ad esempio in Italia, fino a 17 grandi piroscafi da vacanza avevano stazionato di fronte al porto marsigliese, motori sempre accesi, davanti a cittadini meravigliati e increduli. Fattore questo che ha fatto montare l’acredine tra i locali.
Ma non è un caso unico. L’ostilità ormai è palpabile in tutte le città portuali dove i grandi colossi del mare imbarcano e sbarcano i turisti. Sulle orme di quanto è accaduto a Barcellona o nelle Baleari. Per non parlare, ovviamente, di Venezia, dove l’allontanamento delle cruiser dal Canale della Giudecca sembra solo aver traslato il problema. A Nizza, ad esempio, un’associazione locale è ottenuto a giugno che una nave particolarmente inquinante lasciasse il porto. A luglio, in Corsica, un gruppo di militanti indipendentisti è riuscito a ritardare l’attracco di un vascello del colosso mondiale del turismo TUI. Qualche giorno più tardi, un gruppo di crocieristi è stato accolto da cartelli non esattamente ospitali: “Per un po di denaro, ammazzano terra e mare”: “Questo genere di soggiorno a bordo di megapiroscafi inquinanti non corrisponde ai dettami del turismo sostenibile – ha riconosciuto il presidente del Consiglio esecutivo – il governo regionale dell’isola – Gilles Simeoni.
A Marsiglia, che conta 870mila abitanti, lo stesso sindaco di sinistra Benoît Payan ha lanciato una petizione contro l’inquinamento di provenienza marina, interpellando lo Stato e l’Organizzazione marittima internazionale. La petizione ha finora raccolto 50mila firme. “Non potevo restare a guardare – racconta – in una situazione di crisi, con l’aria inquinata che si somma ai picchi di caldo. Il comune sta facendo pressione perché venga accelerato il processo che dovrebbe portare il Mediterraneo allo status di Area Seca (Sulphur emission control area), un’area cioè a emissioni di ossido di zolfo basse e controllate. “Il Mediterraneo è l’unico posto del mondo dove si può fare quello che si vuole, adesso basta – insiste Payan. Non siamo la pattumiera del mondo!”, che punta a vedere applicata una normativa già in vigore, ad esempio, nel Mar Baltico o nel Mare del Nord. Nella capoluogo provenzale si è sino ad ora adottato un “criterio meritocratico”, spiega il sindaco, che – secondo le stime – ha portato la città ad essere “avanti”, rispetto alle aree limitrofe, con “navi da crociera via via più ‘proprie’, più recenti (9 anni di età media contro i 14 delle navi che ormeggiano altrove)”.
La marcia verso l’obiettivo sostenibilità va avanti anche su altri fronti. “Si lavora duramente per dare l’allacciamento elettrico alla banchina a due navi in contemporanea da qui al 2025 – spiega ad AFP Hervé Martel, presidente del Consiglio del Porto. Il tutto accade con un indice di riempimento che, per le navi che si sono affacciate a Marsiglia, è stato dell’ordine del 65 per cento. Numeri buoni, ma non ancora ai livelli di quelli pre-Covid, quando la seconda città di Francia vedeva transitare fino a quadi 2 milioni di crocieristi l’anno. Cifra questa che l’Unione marittima e fluviale di Marsiglia-Fos spera di riguadagnare presto, al contrario degli attiviisti anti-crociere, che annunciano una mobilitazione europea contro il turismo di massa a fine settembre e secondo cui le ricadute economiche del crocierismo sono irrisorie per i porti d’attracco. E alle associazioni di imprenditori che sostengono e finanziano l’elettrificazione delle banchine – già in servizio per i ferry diretti in Corsica – gli oppositori fanno notare il nonsenso di una – enorme – sovraproduzione di energia in un periodo dove, per le note ragioni di crisi politico-economica internazionale – la sobrietà energetica dovrebbe essere una priorità assoluta.