Nel cuore della piccola città medievale di Luxeuil-les-Bains, nell’estremo nord-est della Borgogna, i gargoyle rinascimentali da qualche giorno scrutano un grande scrigno di vetro, legno e metallo che protegge uno dei più importanti siti merovingi d’Europa.

Questa struttura dall’apparenza ipermoderna, che ha aperto ai visitatori da qualche giorno, espone un vero e proprio tesoro: 150 sarcofagi di pietra, molto ben conservati, che risalgono all’epoca in cui questa località era sede di uno dei grandi centri monastici della Gallia Alto-medievale. Il “museo” per lungo tempo non è stato altro che il parcheggio pubblico centrale di questo piccolo comune di meno di 7mila abitanti, fino a quando ordinari lavori stradali hanno casualmente portato alla luce i primi reperti archeologici, che hanni rivelato che la chiesa adbita ai funerali dell’abbazia di Luxeuil, una delle più importanti d’Europa tra il VII e il X secolo, si trovava proprio lì sotto.

Gli scavi che si sono susseguiti a partire dal 2008 hanno via via fatto affiorare le tracce di una storia antica di quasi duemila anni: un quartiere di case romane del I-III secolo, una necropoli pagana del IV secolo, una basilica paleocristiana  del V-VI secolo, in seguito ingrandita per essere trasformata nella cripta di St. Valbert nel 670. Ricostruito e modificato nel corso dei secoli, l’edificio religioso fu definitivamente distrutto poco dopo la Rivoluzione Francese, nel 1797.

Borgogna. Un museo in loco sui resti della più importante abbazia merovingia

Ad oggi sono venute alla luce circa 350 sepolture, di cui 150 sarcofagi di pietra. “Il gran numero di sarcofagi merovingi, e il loro ottimo stato di conservazione” conferiscono al sito – classificato monumento storico dal 2010 – la classificazione di “eccezionale”, secondo Sébastien Bully, il ricercatore in carica per gli scavi, condotti congiuntamente dal Centro nazionale della ricerca scientifca e dall’Università di Borgogna. Per valorizzare il tutto, l’amministrazione locale ha affidato all’architetto Michel Malcotti la progettazione di un edificio capace di accogliere il pubblico, un vero e proprio museo sul sito. Battezzato l”Ecclesia”, è stato innalzato sopra il luogo degli scavi, con una livrea contemporanea. Una struttura portante in metallo permette ai visitatori di ammirare i resti nella loro estensione. “Con 700 metri quadri di superficie, è uno dei più importanti centri di divulgazione di archeologia alto-medievale in Francia”, rimarca l’archeologo. Tra le fondamenta ancora ben percettibili della chiesa, i sarcofagi di pietra tappezzano letteralmente il suolo. Sono tutti disposti verso Oriente, perché i defunti, “potessero vedere direttamente Gerusalemme al momento della resurrezione”, spiega la guida Florence Chapon. Alcune parti di scheletro sono ancora visibili, ma la maggior parte è stata prelevata per essere studiata. 

(afp)

Gli archeologi hanno anche messo alla luce la cripta di San Valdeberto (Valbert), il terzo abate di Luxeuil, le cui ossa sono disseminate in tutta Europa come reliquie. I ricercatori pensano che la fondazione dell’abbazia, opera dell’abate irlandese Colombano, sia stata intrapresa, alla fine del VI secolo, per volere del re di Borgogna, che intendeva così controllare una regione di confine tra diversi regni. La comunità guidata da San Colombano divenne ben presto uno dei centri monastici più importanti della Gallia merovingia. “I ritrovamenti hanno permesso di rivedere in profondità le condizioni della fondazione del monastero, di comprendere l’evoluzione sia architettonica che liturgica della chiesa di San Martino, attorno alla tomba di Valdeberto e di reinterpretare la storia della città sotto una nuova luce – spiega ancora Bully. Il racconto della vita di San Colombano, scritto negli anni attorno al 640, lasciava intendere che il religioso fosse arrivato trovando una città in rovina, e che sia stato lui stesso a convertire la regione al cristianesimo. Ora, gli scavi dimostrano che Luxeuil non era mai stata abbandonata, e che aveva già delle chiese quando arrivò Colombano.

Consapevole del valore delle scoperte, l’amministrazione locale – spiega lo stesso sindaco Frédéric Burghard – ha concepito l’Ecclesia come “un punto di ancoraggio e di apertura sull’insieme del patrimonio storico di Luxeuil-les-Bains, dall’epoca gallo-romana a quella contemporanea”.