Pioniere dell’architettura sostenibile, Francis Kéré (Burkina Faso) ha vinto il Pritzker Prize, il premio più prestigioso del settore, una sorta di Nobel per l’architettura. Nato in Burkina Faso, Kéré è il primo africano a ottenere l’ambìto riconoscimento, istituito nel 1979 a Chicago.
Progettista di scuole in Benin, Burkina Faso, Mali, Togo, Kenya e Mozambico, Kéré in questi mesi è impegnato nella ricostruzione del parlamento di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, distrutto dalla rivolta del 2014. Una delle sue ultime opere, lo Startup Lions Campus, è un esempio di architettura sostenibile a tutto tondo e un punto di riferimento nel paesaggio brullo delle sponde del lago Turkana in Kenya. “Non è perché sei ricco che dovresti sprecare materiale. Non è perché sei povero che non dovresti cercare di creare qualità“, ha affermato l’architetto. E ha aggiunto: “Tutti meritano la qualità, tutti meritano il lusso e tutti meritano il comfort. Siamo interconnessi e le preoccupazioni per il clima, la democrazia e la scarsità sono preoccupazioni che ci accomunano”.
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Kéré è nato a Gando, in Burkina Faso, e ha studiato a Berlino, dove ha aperto il suo studio. Attraverso il suo impegno per la giustizia sociale e per un utilizzo intelligente dei materiali locali progetta strutture che si adattino e rispondano al clima. Lavora in Paesi emarginati, dove l’architettura e le infrastrutture sono spesso assenti. Disegna e realizza scuole, strutture sanitarie, alloggi professionali, edifici civili e spazi pubblici, spesso in terre dalle risorse scarse ma con comunità vitali.
La Gando Primary School (2001, Gando, Burkina Faso) è la sua opera prima e ha stabilito le basi della sua idea di architettura: costruire con e per una comunità, per soddisfare un bisogno essenziale e riscattare le disuguaglianze sociali. Per concretizzarla ha raccolto fondi a livello internazionale, creando allo stesso tempo opportunità di lavoro per i cittadini del posto. “La buona architettura in Burkina Faso – afferma l’architetto – è un’aula in cui puoi sederti, dove puoi utilizzare la luce naturale filtrata. Come possiamo togliere il calore proveniente dal sole, ma usare la luce a nostro vantaggio? Il mio primo obiettivo quando progetto una scuola è creare le condizioni climatiche per offrire un minimo di comfort per consentire un vero insegnamento e apprendimento efficace”.
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A Gando l’argilla autoctona è stata fortificata col cemento per realizzare mattoni con massa termica bioclimatica, che trattenessero l’aria fresca all’interno della scuola e consentissero al calore di fuoriuscire attraverso un soffitto in laterizio e un ampio tetto a sbalzo, sopraelevato, che garantisce una ventilazione naturale, rchisenza la necessità di condizionamento meccanico. Il successo di questo progetto ha fatto lievitare il numero degli studenti (da 120 a 700) e ha consentito la costruzione di alloggi per gli insegnanti nel 2004, un ampliamento dell’edificio scolastico nel 2008 e una biblioteca nel 2019.
Nella motivazione della giuria del Pritzker si afferma che “l’intero corpus delle opere di Kéré ci mostra il potere della materialità radicato sul posto. I suoi edifici, per e con le comunità, sono direttamente di quelle comunità: nella loro realizzazione, nei loro materiali, nei loro programmi e nei loro caratteri unici. Sono legati alla terra su cui sono costruiti e alle persone che siedono al loro interno. Hanno una presenza senza pretese e un impatto modellato dalla grazia”.
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La grande sensibilità agli ambienti bioclimatici e sostenibili è un carattere distintivo della sua attività progettuale. Lo Startup Lions Campus (2021, Turkana, Kenya), una scuola per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, utilizza pietre di cava locali e torri per il raffreddamento passivo che riducono al minimo l’aria condizionata necessaria per proteggere le apparecchiature tecnologiche. Il Burkina Institute of Technology (2020, Koudougou, Burkina Faso) è composto da pareti di argilla rinfrescante gettate in loco per accelerare il processo di costruzione. Il legno di eucalipto è stato utilizzato per rivestire i tetti di lamiera ondulata.
L’espressione poetica della luce è un’altra caratteristica costante in tutte le opere di Kéré. I raggi del sole filtrano negli edifici, nei cortili e negli spazi intermedi, per offrire luoghi di serenità o di aggregazione. I suoi disegni sono intrisi di simbolismo e le sue opere fuori dall’Africa sono influenzate dalla sua educazione e dalle sue esperienze in Burkina. La tradizione di comunicare sotto un albero sacro per scambiare idee, narrare storie, celebrare e riunirsi, è ricorrente in tutto il mondo. Il Serpentine Pavilion (2017, Londra), per esempio, è ispirato alla forma di un albero e le sue pareti sconnesse e curve sono formate da moduli triangolari color indaco, il colore che rappresenta la forza nella sua cultura. Il tetto staccato risuona con quello degli edifici realizzati in Africa e all’interno del padiglione l’acqua piovana si incanala nel centro della struttura, evidenziando la scarsità d’acqua diffusa in tutto il mondo.
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Molte delle opere realizzate da Kéré si trovano in Africa, ma l’architetto ha edificato padiglioni e installazioni anche in Danimarca, Germania, Italia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. Nel 1998 ha istituito la Fondazione Kéré per aiutare gli abitanti di Gando con progetti, partnership e raccolte fondi.