Mi chiamo Martina e sono una delle portavoce di Fridays for Future Italia. Negli ultimi due giorni abbiamo ricevuto accuse di ogni tipo, ci è stata data la colpa del conflitto e della povertà energetica per aver chiesto una transizione equa e un mondo diverso. Ma non vi spiegheremo qui quanto tutto ciò sia sbagliato, perché non riguarda noi. Chi sta approfittando delle tragedie di questi giorni per fermare il cambiamento, è solo uno sciacallo, come lo è chi chiede di andare alle urne o chi divide rifugiati di serie A e di serie B. Gli sciacalli non sono benvenuti in questa piazza.
Siamo sempre stati definiti “i giovani che vogliono salvare il Pianeta”. Invece, no, non lo siamo. Non è la Terra a dover essere salvata. È chi la abita. È la vita. È l’umanità. Un Pianeta perfettamente sano ma attraversato da guerre e violazioni dei diritti umani non è il Pianeta che vogliamo. Ripudiamo la guerra, lo sfruttamento e l’oppressione in tutte le sue forme e a prescindere da chi siano i carnefici. Un Pianeta sano e vivo non potrà mai coesistere con qualsiasi conflitto armato, inutile, devastante. L’abbiamo sempre detto, ma repetita juvant: non usciremo dalla crisi climatica senza giustizia climatica. E la giustizia climatica non è altro che giustizia sociale.
Nella sua nota poesia “La guerra che verrà”, Brecht dice questo: “Fra i vinti la povera gente faceva la fame. / Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”. Come nella crisi climatica, nella guerra a rimetterci sono al solito le persone più fragili e che non l’hanno causata. Questo tipo di scontri e di scelte sono portate avanti dagli stessi che ci stanno trascinando nella crisi climatica e, come se non bastasse, la causa della crisi climatica – i combustibili fossili come il gas – è anche tra le principali cause di guerre e conflitti e i profitti fossili finanziano dittatori e armi in tutto il mondo.
Liberarci il prima possibile da questa dipendenza permetterà di non finanziare missili, armi e invasioni. Affrancarsi crea le condizioni necessarie per una maggior giustizia, anche energetica, con fonti di energia più distribuite, e un mondo senza più conflitti armati. Per questo non accetteremo un mondo in cui si fanno affari con guerrafondai di ogni tipo per mantenere il nostro stile di vita energivoro. Non accetteremo che, perché l’1% del mondo rimanga ricco nella sua bolla dorata, la maggior parte delle persone su questo Pianeta rimangano continuamente tanto vittime di conflitti quanto di eventi atmosferici estremi, di sfruttamento e razzismo quanto di estrattivismo di risorse per pochi.
Quello che sta succedendo è la prova tangibile che al cambiamento climatico si può rispondere solo con un cambiamento di sistema. Che al capitalismo fossile che finanzia la guerra si può rispondere solo con un rovesciamento radicale di quella che ci è stata spacciata da sempre come “normalità”. Non voglio più ricevere pacche sulle spalle per essere una dei “giovani che salva il Pianeta”. Ma neanche l’umanità. Non siamo noi “giovani” a poter salvare tutto. Non così.
Ci salveremo con piazze come questa. Piazze collaborative, sinergiche, intersezionali. Ci salveremo facendo rumore, più rumore delle esplosioni di conflitti inutili in giro per il mondo. Ci salveremo anche facendo silenzio, ascoltando chi ne sa più di noi. Passando il microfono alle persone da sempre sfruttate, razzializzate, discriminate. Ci salveremo ricordandoci a vicenda che un mondo diverso non è solo possibile ma estremamente necessario. E che otterremo un cambiamento radicale solo con una lotta intersezionale e profondamente collettiva. Una lotta di tutte e tutti. Perché il potere è davvero dei popoli. Dobbiamo solo riprendercelo.
*Martina Comparelli è una delle portavoce di Fridays for Future Italia