Il 23 settembre attiviste e attivisti di Fridays for Future tornano in piazza per lo sciopero globale per il clima. “Continuiamo a chiedere ai leader di governo e delle grandi corporation di mettere le persone prima dei profitti!”, scrive il movimento sul suo account Instagram. Lo sciopero coivolgerà, come sempre, molti Paesi, ma per l’Italia sarà una data doppiamente importante: “Chiederemo che le prossime elezioni siano delle elezioni per il clima”.
Come per lo scorso sciopero del 25 marzo scorso, che ha visto 78 manifestazioni in altrettante città italiane, con un coinvolgimento di oltre 70mila persone, i ragazzi scenderanno in piazza per chiedere ai governi che ascoltino le voci dei MAPA, le persone le aree più colpite dal cambiamento climatico e che meno hanno contribuito a causarlo, e che si impegnino a fornire finanziamenti per le perdite e i danni. “Non come un’opera di beneficenza, ma come un processo di giustizia trasformativa in cui il potere politico torni al popolo”, sottolineano gli attivisti.
La lotta per il clima “è una lotta di classe: per anni la classe dominante, principalmente attraverso le imprese e i governi del Nord globale dominati da maschi eterosessuali benestanti e bianchi, ha esercitato il proprio potere, acquisito attraverso il colonialismo, il capitalismo, il patriarcato, la supremazia bianca e lo sfruttamento, per distruggere la Terra e i suoi abitanti senza alcun rimorso”.
Colonizzatori e capitalisti “sono al centro di ogni sistema di oppressione che ha causato la crisi climatica, e la decolonizzazione, utilizzando lo strumento del risarcimento climatico, è il miglior tipo di azione per il clima. L’1% dei capitalisti più ricchi deve essere ritenuto responsabile delle proprie azioni e della propria ignoranza. Il loro profitto è la nostra morte. Il loro profitto è la nostra sofferenza”.
Intanto, a Torino dal 25 al 29 luglio si terranno il Social Camp e il Meeting Europeo, due eventi chiave per il movimento per il clima a livello globale che vedranno la partecipazione di attivisti e attiviste da tutto il mondo. “Si tratta di 5 giorni di confronto e discussione sul futuro della lotta climatica, di socialità e protesta, in un momento storico in cui le temperature altissime sono chiaro indicatore del fatto che la crisi climatica è già presente e che ci riguarda tutt3”, si legge nel comunicato.