Tra i 450 delegati di Fridays Fo Future arrivati a Torino da tutta Europa nel gruppo degli italiani una delle questioni più discusse è relativa alle elezioni di settembre. Si è aperto, fra le ragazze e i ragazzi dell’onda verde, un dibattito interno per capire come trovare una voce, una forza politica o dei rappresentati che pongano la questione della crisi climatica al primo posto dell’agenda politica. Michela Spina, 25 anni, di Fridays For Future Napoli, è seriamente preoccupata, convinta che al momento non ci sia nessuno in grado di affrontare concretamente il tema.
“Ad oggi – spiega l’attivista davanti alle aule del Campus Einaudi di Torino dove si tiene il meeting – non abbiamo partiti con cui stiamo collaborando. Come Fridays abbiamo un piano di transizione ecologica reale ed equa ma che non vediamo rispettato da nessuno. Attualmente la politica si preoccupa più delle alleanze da fare piuttosto che pensare a un piano concreto per affrontare la crisi climatica realmente. Siamo scontenti della piega che sta prendendo la politica perché la crisi climatica continua a non essere vista come crisi: ci si limita solo a dire che bisogna fare la “transizione energetica” ma c’è una visione molto limitata e poca azione”.
Quando però a settembre si andrà alle urne “dovremo scegliere. Al momento aspettiamo di vedere i programmi, sperando che ci siano da parte di alcuni partiti delle scadenze a breve termine. Il sud del mondo può permettersi, dopo anni di sfruttamento, di fare una transizione al 2050, noi invece paesi occidentali e industrializzati non possiamo permettercelo e al 2030 dobbiamo aver risolto la stragrande maggioranza dei problemi che causano l’emergenza climatica. Se qualcuno affronterà realmente questi problemi, lo sceglieremo”.
Secondo Spina, che si dice preoccupata per il suo territorio, quello della Terra dei Fuochi che “continua ad essere come prima ma di cui nessuno parla più se non annunciando semplicemente nuove linee di inceneritori come se fosse la soluzione a tutto”, è tempo che la politica faccia scelte coraggiose.
“Bisognerebbe capire che la crisi climatica affligge le persone: sta già accadendo e domani toccherà anche a noi che oggi la vediamo in maniera parziale. Un domani molto prossimo la vedremo in maniera totale: l’Italia è un hotspot climatico, un punto nevralgico dove si intensificano fenomeni meteo intensi e conseguenze della crisi e saremo tra i primi che subiranno il surriscaldamento. Ma bisogna anche capire anche che questa è un’opportunità: se aumenta sempre di più la povertà, la forbice fra ricchi e poveri, gli scontenti generali della popolazione, è perché la politica non fa scelte coraggiose in termini di investimenti nella transizione ecologica. È tempo dunque di fare queste scelte che oggi possono sembrarci impegnative perché magari si riflettono nella vita quotidiana delle persone, ma che un domani ci porteranno alla salvezza dell’ecosistema. Se supereremo la soglia di +1,5 gradi o – peggio ancora di 2 gradi – poi le conseguenze saranno davvero catastrofiche. Ecco perché bisogna agire già ora”.