Il suono delle piante, le parole del pubblico, la voce di Gea. Assistere ad un concerto della giovane cantautrice pugliese è come viaggiare in tanti mondi diversi. Polistrumentista, canta e scrive i testi delle canzoni in inglese, francese e italiano, oppure in tutte e tre le lingue insieme. Sul palco mescola strumenti e tecnologia come il Plants Play, che converte in suoni gli impulsi elettrici emessi dalle piante. E soprattutto improvvisa.

 

“Spesso lascio sia il pubblico a trovare le parole che io elaboro sull’onda dell’emozione e diventano un testo. Il risultato è coinvolgente. Mi piace improvvisare durante i concerti, rompere gli schemi, creare contaminazioni”, racconta Gea, nome d’arte di Gaia Daria Miolla. Classe 2000, mamma ex chitarrista, papà bassista, genitori che per la figlia hanno scelto il nome mitologico di una dea greca. Tutto nasce da lì, da una famiglia che da Bari portava la figlia a trascorrere i weekend alla Fiera del Libro di Bologna o in giro per l’Italia ad assistere a concerti jazz.  “Il mio genere preferito – racconta Gea – Sono stati i miei genitori a farmi amare la musica e l’arte. Fin da piccola. Prima dei 10 anni cantavo già nel coro della Polifonica di Bari, con loro ho imparato ad esibirmi davanti ad un pubblico. Poi, da adolescente mi hanno regalato il primo strumento che ho imparato a suonare, una batteria, e mi hanno iscritta al Conservatorio. Ma la svolta è stata scoprire la chitarra. All’inizio, la suonavo come fosse una batteria, poi quando sono riuscita ad imparare la melodia, i miei pensieri hanno finalmente trovato l’armonia giusta. Il resto è venuto quasi naturale, ma la musica ha fatto sempre parte della mia vita”.

 

La popolarità della musicista arriva con uno spot, quando a 17 anni viene scelta da Sky come protagonista del video che lancia “X Factor 2017”,  poi il debutto a “The Voice of Italy 2018” su Rai 2. L’anno dopo, la sua voce diventa parte della colonna sonora della fiction prodotta da Mediaset “Oltre la soglia”. Difficile chiederle che tipo di musica sia la sua perché, spiega, non le piacciono gli schemi. “Piuttosto voglio abbatterli gli schemi e suscitare emozioni a chi viene a sentire i miei concerti – ribatte Gea – Mi affascinano i suoni, i ritmi, i linguaggi. La musica ha una forza rivoluzionaria e io voglio prendere quella energia per trasmetterla. Soprattutto a chi ha la mia età, ma resta immobile. Spento. D’altronde, guardando  ciò che accade intorno a noi, con guerre e cambiamento climatico, resta difficile vedere un mondo a colori. Per questo canto in tutte le lingue che conosco, anzi, ne invento anche una nuova mentre sono sul palco, mescolando i suggerimenti che arrivano dal pubblico a cui chiedo di partecipare dandomi parole, pensieri che poi mescolo con le mie di parole. Mi sento vicina a tutte le rivoluzioni del mondo, quei movimenti che possono far cambiare la vita dei popoli”.

Gea ha creato anche un simbolo per rendere visibile il suo impegno sociale e politico: “Prima di salire sul palco mi dipingo le labbra di rosso scuro con una riga bianca al centro. Un gesto per esprimere da che parte del mondo mi trovo. Funziona. Perché oggi vedo molte persone che vengono ai miei concerti con le stesse labbra dipinte, è un linguaggio. Significa che ci riconosciamo negli stessi valori e questo mi piace tanto”.   

Pensieri veloci, ritmo e meditazione, la partecipazione al Festival di Green&Blue (suonerà durante la serata di chiusura, il 5 giugno, a IBM Studios Milano – BAM Biblioteca degli Alberi Milano) nasce anche dal desiderio di Gea di “manifestare” il suo impegno per l’ambiente. “Anche se non posso definirmi un’attivista, credo però che dobbiamo far sentire la nostra voce. Non possiamo restare indifferenti. Nei miei concerti quando parlo di natura cerco di creare un’atmosferica onirica, spirituale. Perché oggi, più che mai, dobbiamo trovare un nuovo modo di vivere in armonia con la Terra”.