A che punto siamo con la ransizione ecologica? Come procedono, oggi nel 2024, impegni, investimenti progetti e interventi che dovrebbero portare l’Italia nel breve corso di pochi anni ad essere un paese sostenibile da punto di vista ambientale?

Festival Green&Blue 2024, le città verdi si raccontano: dalla biodiversità alla mobilità sostenibile

Siamo consapevoli che la transizione ecologica ha tempi lunghi e che, come ogni transizione, va fatta a passo a passo. Alle spalle abbiamo una lunga scia di innovazioni, di investimenti, di impianti produttivi, di competizione globale su tante e diverse filiere industriali che non possono essere messi fuori gioco, che devono chiudere il loro ciclo di rendimento, che condizionano le scelte e i comportamenti di consumo. Una scia che stiamo trasportando in una nuova dimensione, in un diverso contesto, in una realtà nella quale l’ossessiva attenzione ai bisogni delle nuove generazioni e alla conservazione delle risorse necessarie a soddisfare quei bisogni ha bisogno di soggetti e processi in grado di trainare lo sviluppo.

Il 2024 è anche l’anno del mid term per l’attuazione del Pnrr. Dalla situazione di avanzamento raggiunto dal Piano in questi mesi dovremmo cominciare a scorgere i segnali di cambiamento e lasciarci alle spalle modi di produrre, di consumare e di agire che hanno, anche nel recente passato, condizionato il nostro rapporto con l’ambiente, il territorio, il paesaggio. Nello stesso tempo dovremmo anche essere in grado di distinguere – grazie anche alle risorse del Pnrr – quelle strade che ci possano portare lontano dagli anni della “crescita zero”, del lungo periodo di stagnazione che si può far risalire al 2008 e alla crisi finanziaria di quell’anno. Transizione ecologica e rinnovato vigore economico e sociale sono le variabili che dettano le condizioni per risalire la china.

Province con più di 500mila abitanti (Elaborazione: CENSIS)
Province con più di 500mila abitanti (Elaborazione: CENSIS) 

Al centro dei processi di cambiamento restano le città e i territori circostanti. Non solo per concentrazione di opportunità da cogliere e di vincoli da superare, ma anche per la capacità di tutti i sistemi urbani di agire da trascinatori e da modelli da replicare anche su scale minori. Dentro e fuori dai perimetri fisici delle città e dentro e fuori dai confini delle singole realtà amministrative, in una logica di non-località dello sviluppo ma con un approccio di sostanziale valorizzazione dello straordinario panorama di diversità territoriali del nostro paese. Per misurare la transizione e per verificare sul campo la realtà degli impegni orientati alla transizione, anche quest’anno il Censis, in collaborazione con la Repubblica, ha elaborato il Green&Blue Index, declinato per tutte le 107 province italiane, fra loro aggregate per dimensione: le città metropolitane, le province con più di 500mila abitanti, le province con una popolazione compresa fra i 300mila e i 500mila abitanti, le province con meno di 300mila abitanti. Sulla base di 26 indicatori, articolati secondo le categorie “contesto”, “popolazione”, “imprese”, la costruzione dell’indice ha consentito di definire le diverse graduatorie per le varie tipologie di provincia, con una particolarità, e cioè la possibilità di far risaltare quelle province che hanno mostrato un maggior impegno nel perseguire la transizione o che hanno mostrato una maggiore “velocità” nel recuperare posizioni e conseguire traguardi.

Province da 300mila a 500mila abitanti (Elaborazione: CENSIS)
Province da 300mila a 500mila abitanti (Elaborazione: CENSIS) 

Da una lettura complessiva delle graduatorie e dei dati sottostanti agli indicatori selezionati, oltre alla conferma del posizionamento di vertice da parte di città come Bologna e Firenze fra le aree metropolitane, o di Bolzano e Trento fra le province con più di 500mila abitanti, o ancora Pordenone fra le province intermedie, si scorge anche un buon grado di protagonismo da parte delle città del Mezzogiorno. Bari, ad esempio, nella classifica delle 14 città metropolitane, si colloca al quarto posto, grazie a ottime performance nella qualità dell’aria o nella produzione di energia da fonti rinnovabili o, ancora, nella disponibilità di competenze green all’interno del sistema locale di imprese. Messina, presenta una delle variazioni più alte nel periodo 2013-2023 del numero di imprese green attive, o, ancora, si colloca fra i primi posti nel contenere il consumo di suolo in aree ad alta pericolosità idraulica. Cagliari occupa posizioni di vertice nel servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e nella produzione netta di energia da fonte rinnovabile.


Fra le piccole città, e cioè le province con meno di 300mila abitanti, è Benevento a guidare le graduatorie dell’indice, soprattutto in forza dei risultati ottenuti nella categoria “imprese” e, nello specifico, il terzo posto che ottiene grazie all’alta domanda di green jobs che discende dalla domanda di lavoro delle imprese, soprattutto per quelle figure per le quali viene richiesta una competenza specifica sul risparmio energetico e sulla sostenibilità ambientale. Nuoro, invece, si colloca al primo posto nell’ambito “imprese” poiché, oltre a rafforzarsi nella dotazione di competenze ambientali, ha anche dato una spinta agli investimenti orientati alla sostenibilità.

Province con meno di 200mila abitanti (Elaborazione: CENSIS)
Province con meno di 200mila abitanti (Elaborazione: CENSIS) 

Sono dati e informazioni, quelli restituiti dal Green & Blue Index, che in parte superano la retorica del divario tra Nord e Sud anche quando si parla di ambiente, transizione ecologica e sostenibilità dei sistemi urbani. Nello stesso tempo, segnalano la presenza di alcuni elementi che potranno influenzare il ritmo della transizione nei prossimi anni. In primo luogo, anche tra le tante difficoltà che stanno accompagnando l’attuazione dei piani dedicati alla transizione ecologica (non solo il Pnrr, ma anche il Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima), appare ormai alto il livello di engagement che le amministrazioni locali stanno mostrando nel perseguire gli obiettivi di contrasto agli agenti inquinanti, siano essi legati alla mobilità urbana o piuttosto al comportamento quotidiano degli individui.


In secondo luogo, ciò che trapela dalla lettura trasversale degli indicatori sembra confermare l’assunto che “indietro non si torna”. L’evidenza delle conseguenze che si scaricano sul clima e sulla fragilità dei territori ha richiesto una “postura” da parte delle imprese, delle amministrazioni, ma anche delle persone, che rende sempre più urgente il consolidamento di soluzioni e condotte adeguate al contrasto delle crisi ambientali In terzo luogo, e su questo proprio il 2024 potrebbe già dare qualche indicazione più precisa, occorrerà adoperarsi affinché le tante misure, i tanti obiettivi, le tante aspirazioni che si possono sintetizzare nel percorso di transizione tracciato finora dall’Unione europea, mantengano un approccio realistico, in grado di mediare tra le tante spinte contrapposte che, oggettivamente, accompagnano il percorso della transizione, senza che venga, però, messo in discussione l’intero paradigma della sostenibilità.


Le analisi sottostanti all’indice Green&Blue, parlano non solo di una forza inerziale che è innescata e che, per fortuna, non sarà facile fermare, ma anche di una crescente capacità delle città, delle amministrazioni, dei corpi intermedi, della società civile di indirizzare e alimentare questa transizione, a tratti di guidarla.  Il monitoraggio e il racconto di queste trasformazioni è un impegno che la Repubblica e il Censis  hanno avviato da alcuni anni e che intendono proseguire.