In quanti ricordano il profumo inebriante delle fresie e delle violacciocche? E che dire delle cascate giallo oro del gelsomino di San Giuseppe? Ci sono specie in grado di segnare l’arrivo della primavera con un’unica, importante fioritura, ma sono state un po’ dimenticate. Il marketing del verde, infatti, oggi premia le varietà rifiorenti, in grado di assicurare fioriture continue, secondo l’ideale dell’eterna perfezione. Le performance prolungate dei nuovi ibridi, tuttavia, vanno supportate con continue annaffiature e concimazioni. Al contrario, i fiori di stagione protagonisti dei giardini di una volta ci permettono di praticare un giardinaggio planet friendly. Guardare indietro, dunque, significa stare al passo con i tempi, perché parliamo di specie perenni che fioriscono adesso senza la necessità di serre riscaldate e poi spariscono fino all’anno successivo, oppure entrano in riposo estivo e riducono i consumi al minimo, in quanto naturalmente programmate per le estati asciutte.

Una volta acclimatati in terra questi fiori d’antan possono cavarsela da soli, mentre in vaso si accontentano di poche cure; sembra poco, ma ogni piccolo gesto serve a cambiare il nostro modo di agire e di pensare in maniera responsabile, in un momento in cui fiumi e laghi sono già in secca. Di seguito, dieci fioriture primaverili “di una volta” che regalano al nostro verde un aspetto naturale e sono perfette per i giardini senza irrigazione o per chi d’estate ha poco tempo da dedicare al balcone.

La margherita delle Canarie nella nuova versione rossa
La margherita delle Canarie nella nuova versione rossa 

La margherita delle Canarie… non solo bianca

Facciamoci raccontare da un pollice verde di vecchia data di quando si tornava a casa dai matrimoni con il mazzolino di margherite del centrotavola e lo si piantava in vaso per ottenerne un bel cespuglio… a colpo sicuro. Le margherite non si vedono più nei banchetti, ma la loro rusticità non è cambiata. Parliamo di Argyranthemum, cespugli originari delle Canarie che la sanno lunga in materia di estati calde. Amanti del sole, queste margherite sono perfette per le case al mare, tollerano il vento, la salsedine e qualsiasi tipo di terreno, mentre non amano le gelate. La pianta, di forma arrotondata e densa di foglioline “frastagliate”, raggiunge il metro di altezza e in marzo si ricopre di margherite bianche (ma oggi ne esistono ibridi gialli, rosa o rossi). Si acquista in vaso per pochi euro, ma è anche facilissimo ottenerne una da talea, interrandone un rametto lungo 15 centimetri per circa due terzi e tenendo umida la terra. Poi annaffiamo regolarmente nel primo anno di coltivazione, finché le radici si sviluppano in profondità. Subito dopo la fioritura, accorciamo di un terzo tutte le cime sfiorite.

 

La bergenia, perfetta all’ombra degli alberi

Tra le piante che più si sono diffuse passando di mano in mano attraverso scambi di rametti, per riempire i balconi prima dell’era dei garden center. Parliamo della bergenia, Bergenia x schmidtii (la x del nome latino indica che si tratta di un ibrido tra due specie, infatti parliamo di un incrocio ottenuto a Essen nel 1875). Questa erbacea perenne che porta un accento “bold” in tutte le situazioni ombrose (ma tollera qualche ora di sole del mattino); in marzo. l’abbiamo sicuramente notata per i suoi grappoli di fiori rosa che ricordano dei giacinti un po’ scomposti, ma è più famosa per le grandi foglie di forma arrotondata, belle tutto l’anno (in alcune regioni la pianta viene chiamata orecchie d’elefante, in altre fiore di San Giuseppe o sassifraga). Non richiede troppe cure: possiamo coltivarla in grandi vasi, anche sotto a dei cespugli, oppure in piena terra, dove si comporta da pianta coprisuolo, occupando tutta la superficie a disposizione.

Le violacciocche (Matthiola incana)
Le violacciocche (Matthiola incana) 

Le profumate violacciocche

La violacciocca (scritto con quattro c) fiorisce sui muri e sulle rupi calcaree del Mediterraneo, da cui sporgono i suoi fiori a quattro petali viola dal profumo intenso. Questa, ovviamente, è la sua versione selvatica, che la dice lunga sulle abitudini frugali della specie, Matthiola incana. Le varietà coltivate, invece, danno spighe di fiori doppi, cioè ricchissimi di petali, dal fucsia al bianco, che svettano su foglie allungate di colore grigio-argento che riflettono la luce. Sono piante biennali che amano il sole e i terreni pesanti da orto, dove raggiungono i 60 centimetri di altezza. Seminiamole in primavera per averle già ben alte e fiorite l’anno successivo (contrariamente a quanto indicato sulle bustine di semi, che suggeriscono di seminare a fine estate); quando le piantine avranno sei foglie, trapiantiamole sul bordo delle fioriere, per permettere loro di sporgere dalla ringhiera del balcone beneficiando di caldo e luce, come fanno sui muri (attenzione però: trattandosi di ibridi, non tutte le violacciocche nate dalla semina daranno fiori doppi). Ricordiamoci, infine, di recidere lo stelo con i fiori appassiti per evitare che la pianta produca semi (così facendo, possiamo allungargli la vita di un anno).

Il gelsomino di San Giuseppe, una cascata d’oro

Protagonista nei giardini delle vecchie ville, il gelsomino di San Giuseppe, o gelsomino invernale (Jasminum nudiflorum) è originario della Cina e lo possiamo coltivare sotto forma di rampicante, come ricadente, facendone cascare i rami dal terrazzo, o addirittura come cespuglio, potandolo ogni anno dopo la fioritura per ridargli forma. I piccoli fiori gialli (non profumati) illuminano la fine dell’inverno ricoprendo i rami nudi. Seguono foglie formate da tre foglioline verde brillante. Resistente al caldo, al freddo e all’asciutto, questo gelsomino ha bisogno di sole e cresce in qualsiasi terreno. Se lo coltiviamo in vaso, ricordiamoci di bagnarlo anche in estate (perché le piante in contenitore restano sempre dipendenti dalle nostre cure). In piena terra, viceversa, innaffiamolo solo nei primi due anni, finché diventa indipendente. In marzo possiamo infilarne qualche rametto nel terreno umido per ottenerne una nuova pianta.

La fresia, pronta a sbucare tra le rocce

Questa bulbosa sudafricana, coltivata da tempo immemore per il suo profumo, si è trovata talmente bene nel nostro Paese da fiorire ormai spontaneamente in molte regioni del Sud e del Centro Italia, ma anche in Liguria (non è considerata specie invasiva). In versione selvatica, le fresie sono piccole e color crema, con il cuore giallo oro, mentre le varietà coltivate sbocciano in ogni tinta. La frugalità è il loro grande vantaggio, perché i bulbetti di fresia (che tecnicamente si chiamano cormi) richiedono pochissima terra, dunque possiamo piantarli tra le fessure dei muri a secco, ma anche vicino ai bordi dei vasi sotto ad altre piante o ai margini delle aiuole. In pratica, parliamo di piccole bulbose perfette per riempire i vuoti del giardino e del balcone in inverno, perché mettono le foglie in settembre per poi sbocciare in febbraio-marzo e quindi scomparire fino all’autunno. Per assecondare il loro ciclo naturale, è fondamentale piantarle a fine estate in posizioni assolate e al riparo dal gelo. Un mese dopo la fioritura, le foglie cominciano a ingiallire: a quel punto, smettiamo di annaffiare e limitandoci a eliminare le foglie quando saranno completamente secche.

Il mirabolano, l’albero perfetto in città

Se cerchiamo un grande cespuglio o un piccolo albero di poche pretese, il mirabolano, anche noto come ciliegio-susino, marusticano e amolo (Prunus cerasifera) è la pianta che fa per noi. In questi giorni lo possiamo ammirare come una nuvola bianca nei boschetti ai margini dei centri abitati oppure, in versione rosa (Prunus cerasifera Pissardii), nei parchi e nelle alberature  pubbliche. Resiste al caldo, al freddo, ai terreni pesanti e all’inquinamento e oltre a farsi amare da noi umani, piace molto alle api e agli uccellini. Alla fioritura, infatti, seguono piccoli frutti estivi con l’aspetto e il sapore delle susine, rossi oppure gialli, anche buoni da mangiare. Originario dell’Asia, questo arbusto lo possiamo coltivare in terra – isolato o nelle grandi siepi miste – oppure in vaso, regolandone la dimensioni con le potature.

Gli anemoni (Anemone coronaria)
Gli anemoni (Anemone coronaria) 

Gli anemoni più pop

Rosso scarlatto, fucsia o blu elettrico, con una “pallina” di stami neri al centro. Gli anemoni dei fioristi, ibridi di Anemone coronaria, sono tra i fiori più pop. L’industria del fiore reciso continua a proporne di nuovi sempre più strabilianti, però si è persa l’abitudine di coltivare queste erbacee perenni negli orti e sui balconi (la stessa sorte è toccata ai ranuncoli, bulbose con gli stessi pregi e le stesse esigenze). I loro tuberi, piccoli e bitorzoluti come dei tartufi in miniatura, si piantano una sola volta per vederli rifiorire per anni. In settembre, mettiamo i tuberi a bagno per una notte e poi piantiamoli a cinque centimetri di profondità, in vasi contenitori esposti al sole. Le loro foglie, molto frastagliate, vagamente simili a quelle del prezzemolo, riempiranno presto il vaso e in marzo inizieranno a spuntare i boccioli. Se intendiamo portare qualche stelo in casa, non tagliamolo con le forbici, ma afferriamolo con due dita vicino alla radice e “stacchiamolo” tutto intero con una leggera torsione, per non lasciare dei pezzetti di fusto che potrebbero marcire. A fine primavera, le foglie inizieranno a ingiallire, e a quel punto smettiamo di bagnare.

Il cotogno del Giappone (Chaenomeles japonica)
Il cotogno del Giappone (Chaenomeles japonica) 

Il cotogno del Giappone, non solo rosa

Il cotogno giapponese (Chaenomeles japonica) è un cespuglio poco ramificato che tra fine inverno e inizio primavera colora le siepi miste dei vecchi giardini, dove il suo rosa intenso era un tempo utilizzato per fare da contrappunto al giallo delle forsizie. Cresce lentamente, fino ai due metri d’altezza, e i suoi rami legnosi e di colore scuro, muniti di spine, creano barriere invalicabili. In autunno, poi, si ornano di frutti gialli simili a mele cotogne, perfetti per profumare gli ambienti (ma possiamo anche consumarli previa cottura, sotto forma di confetture). È una pianta resistente al caldo e al freddo e se la coltiviamo in piena terra è davvero di poche pretese. Per tenerla in vaso in balcone, scegliamo le nuove varietà prive di spine, anche a fiore bianco o rosa tenue, e riempiamo il contenitore con della terra da giardino, perché non tollera il terriccio leggero dei sacchi.

I mughetti che… camminano

Le piccole campanelline bianche e profumate dei mughetti le abbiamo in mente tutti, dunque basta aggiungere che questa pianta perenne cresce “camminando” lungo le aiuole fino a riempire tutto lo spazio a disposizione. Le sue foglie larghe, lunghe fino a 25 centimetri, la rendono molto interessante anche dopo la fioritura. Coltiviamola in ombra, oppure dove è esposta soltanto al sole del primo mattino, vicino ai vialetti o in posizioni di primo piano, oppure nelle grandi fioriere, sotto ad aceri giapponesi e agrumi. I mughetti acquistati sotto forma di bulbi (rizomi) ci mettono almeno quattro anni per fiorire, perciò compriamoli già in vaso nei vivai di piante perenni, e magari abbiniamoli a nontiscordardimé e violette di Parma.

La clivia (Clivia miniata)
La clivia (Clivia miniata) 

La clivia, in casa e in giardino

Tipica pianta indistruttibile delle nonne – che non avevano tempo da perdere e la sapevano lunga sulle varietà più resistenti – la Clivia miniata viene di solito proposta per gli interni. In realtà, però, in buona parte d’Italia questa specie sudafricana è perfetta anche per gli atri, i balconi e i cortili in ombra, dove sopravvive persino sotto le chiome delle magnolie sempreverdi in cambio di sporadiche annaffiature. Grazie alle radici carnose, infatti, la specie riesce a superare i periodi di siccità. Le sue foglie nastriformi, di colore verde scuro e disposte a ventaglio, rimangono sempre belle. Non mettiamola mai al sole, però, perché la luce diretta macchia subito le foglie, e non facciamo ristagnare l’acqua nel sottovaso. Se tenuta all’esterno la clivia fiorisce proprio in marzo, con uno stelo centrale carico di fiori arancioni (più raramente gialli nella varietà ‘Citrina’). Infatti, è proprio il freddo invernale a stimolare la formazione dei boccioli (ma attenzione: non dobbiamo esporre la pianta al gelo intenso, proteggerla in un androne non riscaldato). Quando i fiori cadono si formano frutti rossi, belli per oltre un anno. Accanto alla pianta adulta, inoltre, nascono dei “figli” che lentamente formando cespi molto densi (rinvasiamola soltanto quando il vaso è “pieno”).