Uomini e api: sappiamo che si tratta di un rapporto indissolubile e vitale per entrambi, ma oggi è messo in crisi dai nostri comportamenti. La posta in gioco è molto alta perché insetti così piccoli possono salvare le sorti del Pianeta. Gli impollinatori, infatti, assicurano la riproduzione di quattro specie di piante su cinque. Dal loro lavoro dipende il corretto funzionamento degli ecosistemi, ma anche il 75% delle produzioni agricole mondiali e una larga fetta delle nostre economie. Lo ha ricordato recentemente la Commissione europea con l’adozione del “Nuovo patto per gli impollinatori“, che chiede al Parlamento dell’Unione e agli Stati membri di invertire il loro declino entro il 2030, agendo innanzitutto con la riduzione dei pesticidi, l’adozione di tecniche agricole sostenibili e la realizzazione di corridoi ecologici chiamati buzz-lines. Su tale fronte sono molte le notizie di cui possiamo leggere oggi, in occasione della Giornata mondiale delle api, il 20 maggio, momento clou per l’attività di impollinazione.
In questo tutorial, però, abbiamo voluto raccogliere una serie informazioni pratiche che fanno “gola” proprio a loro, gli insetti pronubi, con una guida definitiva alle piante e ai comportamenti che possiamo adottare per aiutarli. La meraviglia che ronzii e battiti d’ali regalano a balconi e giardini è ineguagliabile, ma ricordiamoci che anche la bellezza del mondo vegetale la dobbiamo a loro, perché la natura ha messo a punto colori e profumi dei fiori proprio per attrarre gli impollinatori.
Gli insetti impollinatori non sono soltanto api
Le api mellifere sono gli insetti impollinatori più conosciuti e numerosi, poiché sono allevate da ottomila anni e una sola famiglia può contare fino a 90 mila individui. Esistono, tuttavia, oltre 20 mila specie di api selvatiche e al loro grande gruppo, gli imenotteri, appartengono anche i bombi – i peluche del giardino – i calabroni e le vespe (distinguere un’ape da una vespa comune è facilissimo, perché la prima ha colori meno vivaci ed è pelosetta, la vespa, invece, ha bande gialle e nere molto evidenti ed è lucida). Alcune vespe sono ugualmente importanti per l’impollinazione, mentre quelle carnivore si nutrono dei parassiti delle piante. Gli altri pronubi sono i lepidotteri, cioè le farfalle diurne e le falene, notturne. E ancora, i sirfidi, che sono mosche migratrici “travestite” da vespe per non farsi mangiare dai predatori, e infine molti coleotteri. Negli ultimi decenni gli insetti impollinatori (serve specificare che parliamo di insetti perché anche uccelli, pipistrelli e anfibi svolgono questa funzione) hanno subito una riduzione numerica del 40 per cento e un declino in termini di biodiversità per via di agricoltura intensiva, pesticidi, inquinamento e cambiamenti climatici, ma anche per le malattie e per le specie invasive, tutte concause che, come ha ricordato la FAO, agiscono in sinergia. Lo stato di salute degli impollinatori, oltretutto, è un indicatore di quanto accade nell’ambiente e quindi di ciò che subiamo anche noi.
Quali colori attirano gli impollinatori
Gli impollinatori si nutrono di nettare e di polline. Il nettare è un liquido zuccherino molto calorico prodotto dai fiori per ricompensare gli insetti che vengono a visitarli. Il polline, invece, serve alle piante per la riproduzione, ma è anche una preziosa fonte di proteine per i pronubi. Le api, per esempio, sono efficientissime nel raccogliere il polline. Avendo cinque occhi, le api vedono a 360 gradi, ma percepiscono pochi colori: il giallo, il verde, il blu e l’ultravioletto (che noi non vediamo, ma è presente in molti fiori, per esempio i papaveri). Le farfalle cercano soprattutto il nettare e per raccoglierlo usano una lunga “cannuccia retrattile” che si chiama spiritromba e può raggiungere la “gola” dei fiori, ma preferiscono le corolle a disco come le margherite, che sono una facile pista di atterraggio. A differenza delle api, le farfalle vedono l’ultravioletto, il violetto, i blu, il verde e il rosso e sono molto attratte dal profumo. Le falene, volando nell’oscurità, sono particolarmente attratte dai fiori bianchi e profumati. I coleotteri sono ghiotti di polline, ma alcuni di essi non disdegnano i petali più carnosi e normalmente amano preferiscono i grandi fiori a coppa ricchi di stami, come peonie, rose e ibischi, ma anche i cardi. In generale, però, i fiori semplici con un solo giro di petali come il girasole permettono un facile accesso sia al polline sia al nettare, a differenza di quelli pieni di petali, per questo piacciono a tutti i pronubi. Al contrario, le dalie stradoppie che a noi paiono esagerate non incoraggiano la biodiversità.
Quali fiori piantare per un balcone salva api
Quali fiori bee-friendly scegliere per un giardino salva api? Per prima cosa, seminiamo le erbe spontanee o lasciamole crescere naturalmente nel prato: i trifogli, l’erba medica, la camomilla, la borragine, la scabiosa, l’elicriso, la viperina, i cardi, l’inula, le cicorie selvatiche, i tarassaci e le centauree sono un grande attrattivo per questi insetti. Poi ci sono tutte le essenze aromatiche ricche di nettare, come salvie, timi, lavande, rosmarini, santoreggia, coriandolo, cumino, issopo, erba cipollina, ma anche il basilico se lo lasciamo fiorire. Nella top ten dei fiori ornamentali amati dalle api, invece, il primo posto spetta alla monarda viola, seguita da erica arborea, manuka (Leptospermum), girasole, Salvia microphylla, nigella, abelia, lillà, bocche di leone e agnocasto. E ancora, basilico santo, ligustro, tageti e calendule a fiore semplice, settembrini nei toni del viola e del blu, ginestre, lagerstroemia, lentisco, Ceanothus, lespedeza, callistemon, gaura e gaillardia, liatris. Conviene appuntarsi un po’ di questi nomi e di quelli che seguono prima di andare in vivaio, per non farsi poi tentare da corolle appariscenti come quelle di mandeville e petunie, che contribuiscono poco alla causa. Belle di notte, cetrum e caprifogli sono invece perfetti per le falene.
I fiori per le farfalle: la top ten
Molte delle piante appena citate per il balcone amico delle api piacciono molto anche ai lepidotteri e viceversa. Nella top ten delle fioriture preferite dalle farfalle, il podio spetta alle buddleja (o piante delle farfalle) che attraggono vanesse, macaone e podaliri soprattutto per il profumo. Tra esse, molto amate le varietà ‘White Profusion’ e quelle a fiori blu o viola come ‘Nanho Purple’. A seguire, il bel girasole messicano con le sue margheritone arancioni (Tithonia), la Verbena bonariensis, la valeriana rossa (Centranthus ruber), l’erba gatta (Nepeta x faassenii e Nepeta ‘Neptune’), la Lantana camara rosa e gialla, i Sedum telephium, la pianta dei palloncini (Gomphocarpus fruticosus), l’Asclepias tuberosa, l’echinops. E ancora, l’eliotropio, le rudbeckie, le zinnie, le echinacee e le dalie a fiore semplice, le scabiose, la solidago, e curiosità come la viperina di Madeira (Echium fastuosum). Preziosissimi, i broccoli, i cavoli ornamentali e le mente se lasciati fiorire. Gerani e ipomee piacciono molto alla sfinge colibrì, una falena molto abitudinaria che torna spesso in balcone all’alba e al tramonto e che scambiamo per un piccolo uccelletto, perché si libra in volo proprio davanti ai fiori.
Il giardino per le farfalle: non dimentichiamo i bruchi
Per aiutare le farfalle serve differenziare la dieta. O meglio, servono due menù differenti, uno per le farfalle adulte e uno per le loro larve, i bruchi. Come ricordiamo dalle lezioni di scienze, infatti, la vita dei lepidotteri è divisa in tre fasi: il bruchi, il cui obiettivo è mangiare tanto per crescere, fino a trasformarsi in crisalide all’intero di un bozzolo. Dalla crisalide, o pupa, nasce poi l’insetto adulto, che è quello che si nota di più, ma normalmente vive pochi giorni. I bruchi si cibano di foglie e generalmente ogni specie mangia soltanto quelle di alcune piante. Per esempio, il macaone adulto – la nostra farfalla più scenografica – si posa su molti fiori; i suoi bruchi, verdi con strisce nere e pallini arancioni, si nutrono sulle Apiaceae, soprattutto il finocchio selvatico. Queste piante, tra cui prezzemolo, carote, levistico, aneto e ferula sono le migliori per accogliere i bruchi, insieme con la ruta. Malve, cardi e ortiche sono indispensabili per le larve delle vanesse; i cavoli per le cavolaie, dalle ali bianche. Ricordiamoci, inoltre, di non tagliare spesso l’erba alta perché è tra i suoi steli che si annidano le crisalidi.
Gli impollinatori volano anche fuori stagione
Ancor più importante di quanto spiegato finora è garantire agli impollinatori la presenza di fiori nei periodi in cui c’è scarsità di cibo, per esempio nel tardo autunno o in inverno. Nelle giornate miti, sempre più frequenti per la crisi climatica, gli insetti sono indotti a cercare cibo, ma spesso non ne trovano perché le fioriture non riescono a sincronizzarsi con il loro volo. Di qui l’importanza di pensare a specie che normalmente sbocciano in periodi diversi dalla primavera. Dal corbezzolo che garantisce nettare per tutto l’autunno fino ai salici, che vanno avanti da gennaio a marzo, al caprifoglio invernale (Lonicera fragrantissima), gli ibridi di Mahonia japonica (in particolare, quelli profumati come ‘Hivernant’), l’arancio messicano (Choysia ‘White Dazzler’). Fondamentale e amatissima anche una pianta di edera matura (per farla fiorire, non dobbiamo potare i rami alti che a un certo punto diventano rigidi e smettono di arrampicarsi). E ancora, piantiamo crocus, ellebori, viole, rosmarini, peri e prunus precoci, amelanchier, osmanti, grevillee e agrumi dove il clima lo consente. L’albero del miele (evodia) e le sophora, invece, sono perfetti per un periodo critico come l’estate. Assicurare nutrimento nei momenti di magra è necessario anche per un secondo motivo: quando c’è penuria di cibo, le api domestiche competono per i fiori con le api selvatiche. Il calo numerico delle seconde, però, può comportare problemi agli ecosistemi naturali, in quanto i piccoli imenotteri sono gli unici a poter assicurare la riproduzione di alcuni fiori spontanei, con cui si sono coevoluti.
Falene: spegniamo le luci per non confonderle
Spegniamo le luci di giardini e balconi, non soltanto perché attirano le zanzare! Le lampade accese quando non serve, magari per l’intera notte, contribuiscono all’inquinamento luminoso. Oltre a comportare un inutile spreco energetico, l’illuminazione costante causa problemi alla fauna selvatica alterando i cicli di sonno e veglia, disorientando gli uccelli migratori e disturbando le falene. Le farfalle notturne, infatti, vengono attratte dalle luci e continuano a volargli intorno fino a sfinirsi. Così facendo alterano i loro cicli riproduttivi e si allontanano dai fiori, compromettendo l’impollinazione. Negli ultimi due decenni le emissioni luminose in Europa sono aumentate del 70% e uno studio svizzero pubblicato sulla rivista Nature ha dimostrato come le visite degli impollinatori notturni nei prati illuminati si riducono del 62 per cento. Ricordiamoci di frazionare gli impianti elettrici degli esterni già in fase di progettazione, in modo da poter lasciare acceso soltanto il punto luce sulla porta quando serve. Adottare pavimentazioni dei sentieri di colore chiaro è uno stratagemma che consente di ovviare all’illuminazione, nelle aree marine per esempio.
Come aiutare gli impollinatori
Piante giuste e biodiversità sono i primi ingredienti per creare un ambiente che aiuti gli impollinatori. Raggruppare i fiori dello stesso colore aiuta ulteriormente, perché l’insetto percepisce l’insieme come macchia monocromatica. Fondamentale è anche una siepe che alterna specie sempreverdi e decidue, per offrire ombra e protezione dai forti temporali. L’acqua da bere non deve mancare in estate: mettiamo una ciotola in cemento o altro materiale ruvido da posizionare al fresco, per osservare un viavai continuo (rinnovando il liquido tutti i giorni). In alternativa, usiamo un sottovaso con dentro una spugna, affinché le api abbiano un appiglio quando scivolano dentro il recipiente, senza rischiare di annegare. Infine, collochiamo in balcone un bee-hotel per offrire un nido alle api solitarie. Più numerosi saranno i balconi biodiversi, più riusciremo a creare ambienti verdi connessi per costituire quelle che in alcune città vengono già definite autostrade per gli impollinatori. In quest’ottica, non serve ribadire che dobbiamo evitare i pesticidi, cambiando atteggiamento mentale; in balcone, per esempio, i parassiti li possiamo rimuovere a mano o con un getto d’acqua. In alternativa, decidiamo di pazientare aspettando predatori come le larve di coccinella, i bruchi di sirfidi e le forbicine.
Ma le api non ci pungono?
Per noi amici del verde, è assodato, api e impollinatori sono amici di viaggio di buona compagnia. La seguente domanda, però, sorge in chi ha meno familiarità con i fiori: attirando le api in balcone corriamo il rischio di essere punti? Le api e gli altri imenotteri non hanno alcun interesse a pungerci e quando sono costretti a farlo, non è per aggredirci, ma per difendersi o per proteggere l’alveare. Per l’ape, in particolare, conficcare il suo pungiglione a uncino è un atto suicida, perché l’insetto si distrugge l’addome. La maggior parte delle punture di ape si verificano quando ci sediamo sopra di esse o le calpestiamo, oppure se una di loro rimane intrappolata dentro la nostra maglietta. Più prudenza serve quando ci troviamo nei pressi di un alveare, per esempio durante una passeggiata in campagna: non dobbiamo metterci davanti all’arnia o interrompere la traiettoria di volo che porta gli insetti all’ingresso della loro casa, tenendoci alla larga per almeno quattro metri e muovendoci sempre con lentezza, affinché la colonia non si senta minacciata. Ciò non vale per le api solitarie (osmie) alle quali offriamo ospitalità in balcone: sono molto pacifiche. Se siamo persone allergiche al veleno di insetti con pungiglione, ovviamente, dobbiamo prestare la massima cautela in tutti i casi.
Buzz-pollination: alcuni fiori sentono il ronzio delle api
Studi recenti hanno svelato un particolare tipo di simbiosi tra insetti pronubi e fiori che rivela la grande intelligenza del regno vegetale. Parliamo di buzz-pollination o sonification, l'”impollinazione tramite ronzio”. Per evitare sprechi di polline, alcune piante non “concedono” i preziosi granuli a tutti gli insetti, ma li rilasciano soltanto ad alcuni di essi nel momento in cui percepiscono il ronzio di quel particolare imenottero. In particolare, parliamo di api solitarie e bombi che si sono specializzati nella “sonificazione” e hanno imparato a emettere delle vibrazioni che fanno aprire le antere, cioè i serbatoi con il polline. Non si tratta del normale ronzio prodotto dal volo, ma di una sequenza di vibrazioni speciali emessa appositamente con questo scopo, sfregando le ali. In pratica, il bombo entra nel fiore, emette il suo suono di riconoscimento e le antere si aprono, come si vede in questo video a rallentatore. Per quanto ne sappiamo finora, la buzz pollination riguarda circa il 9 per cento delle piante e determina il successo di molti dei nostri raccolti, tra cui quelli delle Solanacee come pomodori, melanzane e patate, ma anche mirtilli. E dopo questa ulteriore scoperta, è altrettanto chiaro come non potremo mai fare a meno del loro commovente ronzio.