Rotterdam vuole prendersi il cielo. Per abitare, per muoversi e, soprattutto, per vincere la sfida contro il cambiamento climatico. La città olandese con il più alto numero di tetti piatti ha iniziato già nel 2012 a riconvertirli in giardini, orti, depositi per lo stoccaggio dell’acqua, pannelli solari. Ma le possibilità sono ancora tante e Rotterdam è solo all’inizio della sua rivoluzione aerea.
La presenza di così tanti rooftop (tradotto: terrazze), al posto dei tipici tetti spioventi che invece caratterizzano Amsterdam, è in realtà una ferita storica. Il 14 maggio 1940 il centro della città è stato quasi completamente raso al suolo dai bombardamenti dell’aviazione tedesca. Pochissimi edifici si sono salvati: la chiesa di San Lorenzo, rimasta fortemente danneggiata, e poco altro. Così i cittadini si sono rimboccati le maniche, nel pieno spirito calvinista che li contraddistingue, e l’hanno ricostruita quasi da zero. Rotterdam la fenice è rinata dalla sue ceneri. E quella che era una cicatrice della Seconda Guerra Mondiale è diventata già da tempo terreno fertile per giocare con diversi stili architettonici, creare una comunità più inclusiva, recuperare spazi verdi e biodiversità.
Oggi il porto più grande d’Europa vuole sfruttare i suoi 18 milioni di metri quadrati di tetti piatti quasi completamente inutilizzati, di cui 1 milione nel solo centro della città. Basta fare un tour in altezza con associazioni come Inside Rotterdam per rendersi conto che si tratta di un vero e proprio tesoro in un’epoca dove lo spazio non è mai abbastanza. Il progetto, però, non è certo quello di costruire in altezza senza criterio. “Abbiamo studiato e mappato la città per individuare quelli che possono essere utilizzati e a quale scopo, perché non vogliamo certo far sentire soffocare la gente o bloccare l’ingresso della luce nelle strade”, spiega Gijs Rikken, Associate Design Director di MVRDV, uno degli studi di architettura più innovativi della città.
Lo studio ha anche messo a punto un Rooftop Catalogue, con oltre 130 proposte per trasformare ogni singolo tetto: aree verdi, spazi di aggregazione sociale, riserve d’acqua, impianti per l’energia pulita, nuove case. Un’infinità di possibilità, perché no, anche combinabili tra loro e che, in un futuro prossimo, modificheranno l’intero “paesaggio dei tetti”: campi sportivi, mini-foreste, cinema all’aperto, piazzali per le consegne coi droni, cimiteri. Luoghi da vivere e in cui rilassarsi, con un occhio di riguardo alla sostenibilità: una città sulla città, dove ogni tetto è in relazione con quello vicino e arricchisce la vita della comunità. “Purtroppo ancora troppi pochi tetti sono sfruttati – continua Rikken – e le regolamentazioni non aiutano. Con questo catalogo però abbiamo voluto iniziare a fantasticare e ci rivolgiamo alla politica: ecco cosa si può fare, il cielo è l’unico limite. Dobbiamo cambiare modo di pensare”.
In occasione del mese dell’architettura che si celebra proprio a giugno, MVRDV ha progettato The Podium, una piattaforma temporanea di 600 metri quadrati, colorata di fucsia e interamente riciclabile, destinata a ospitare eventi e concerti fino ad agosto, costruita sul tetto di Het Nieuwe Instituut, l’istituto nazionale di architettura, design e cultura digitale, da cui è specchiarsi sul Depot, deposito che custodisce ed espone al pubblico le opere del vicino museo Boijmans van Beuningen, chiuso per ristrutturazione, e sul tetto, immancabile, ha un giardino di abeti e betulle su cui cenare e ammirare l’intera città.
The Podium è un esempio concreto dell’utilizzo alternativo di uno spazio solitamente non accessibile. Lo stesso principio che sta alla base di un altro esperimento maestoso, questa volta arancione: the Rooftop Walk, il percorso progettato da Rotterdam Rooftop Days e MVRDV che collega alcuni tetti con un ponte sospeso a 30 metri di altezza su Coolsingel, una delle strade più importanti e trafficate della città, dove prendersi una pausa e guardare sotto i piedi la vita che scorre frenetica. “È un’idea che ha iniziato a prendere forma nel 2016”, spiega Léon van Geest, direttore di Rotterdam Rooftop Days. ispiratore e realizzatore di sogni, come lui stesso si definisce.
“Prima abbiamo messo solo un cavo e lo abbiamo fatto percorrere da un equilibrista. Poi abbiamo installato una zipline e oggi finalmente un ponte che tutti possono attraversare”. Ma non è solo il vantaggio sulla mobilità che si sperimenta sospesi nel vuoto. Lungo il percorso ci sono esempi concreti dei possibili utilizzi di un tetto – dalle piastrelle che producono energia camminandoci sopra agli spazi espositivi – perché sensibilizzare è la chiave per la riuscita dell’impresa.
In attesa che la strada tracciata dal Rooftop Walk diventi la normalità, Rotterdam non è rimasta ad aspettare. Sui tetti esistono già numerose aree verdi, come il DakPark, il giardino pensile aperto al pubblico più grande d’Europa con il suo chilometro di lunghezza e gli 80 metri di larghezza, e alcune fattorie, tra cui il DakAkker sullo Schieblock, un palazzo di uffici che doveva essere demolito e invece è diventato un orto di 1000 metri quadrati, dove ci sono arnie e si coltiva frutta, verdura, fiori edibili con cui si riforniscono ristoranti locali. Tanti sono anche i campi da gioco per i più piccoli, spesso voluti dai residenti e finanziati da un’amministrazione lungimirante che coinvolge davvero i cittadini nella gestione del bene pubblico grazie a progetti come City Lab 010.
Il 5 giugno inoltre ha inaugurato il tetto verde e blu del Doelen, sala concerti e congressi della città, che con i suoi 2581 metri quadri di superficie è il più grande tetto multifunzionale mai costruito su un monumento nazionale. In uno spazio grande come 10 campi da tennis la Kraaijvanger Architects ha installato un sistema di contenitori e dighe sotto il terreno che permette di conservare fino a 300 metri cubi d’acqua, circa 2mila vasche da bagno. “L’acqua si accumula nei periodi di piogge intense, come i temporali estivi, evitando di far strabordare le fognature – spiega il project manager Martin van Lent – e poi viene utilizzata per irrigare le piante nei momenti di siccità”. Il giardino sopra la griglia d’acqua ospiterà circa 180 varietà di vegetazione autoctona e hotel per api e insetti impollinatori. “Così – continua va Lent – contribuiamo ad aumentare la biodiversità, ma anche a mantenere più fresco l’edificio e a tagliare le emissioni”.
Bisognerà invece aspettare il 2025 per vedere completato l’HofbogenPark, un parco che prenderà vita sui binari abbandonati di un ex viadotto e promette di fare concorrenza alla High Line di New York. Un vero e proprio parco sopraelevato lungo due chilometri e largo 8 metri, accessibile con scale speciali anche da ricci, rane e altri animali. “Con le sue piante, i suoi fiori e il suo sistema idrico aiuterà ad abbassare la temperatura della città oltre a creare un ambiente migliore per la biodiversità. Senza contare che sarà un vero punto di incontro per il quartiere, non tra i più ricchi della città, che lo ha voluto fortemente”, racconta Dirk van Peijpe, cofondatore di de Urbanisten, uno degli studi che ha firmato il progetto. “Riqualificheremo anche la strada sottostante con una fila di alberi a incorniciare il parco. Sarà come camminare tra le chiome”.
Entro il 2030, ma anche prima, Rotterdam vuole essere una città più pulita, più fresca, più ricca di biodiversità. E ci sta riuscendo. Mettendo la testa tra le nuvole.