Col nome di ginepro ci riferiamo a un genere che conta diverse decine di specie tra alberi ed arbusti, tra i quali, alcuni che crescono spontaneamente anche nel nostro paese. Le sue origini sono da ricercare tra l’Europa, l’Asia e l’America del Nord. Questa pianta si contraddistingue per le sue foglie a forma di aghi o squamiforme, che possono avere una colorazione con diverse tonalità, che spaziano dal verde brillante al verde-blu. Al ginepro è associata una simbologia particolare, che risale al periodo della pestilenza in Europa: in quegli anni, le persone ritenevano di poter sconfiggere la peste ingerendo le bacche o bruciandone il legno. Talvolta è anche definito fiore della morte, perché lo si trova nei pressi di cimiteri.
Il ginepro ha un significato particolare nel linguaggio delle piante: lo possiamo donare a qualcuno per dirgli che vogliamo proteggerlo da un nemico o da qualcosa di particolarmente negativo. Ciò è dovuto a quanto suggerisce il suo nome in greco, arkeuthos, che significa “contrastare un nemico”.
Il ginepro ricadente o strisciante
Il ginepro ricadente o strisciante, come suggerisce il nome stesso, è un arbusto di ridotte dimensioni che si presta ad essere coltivato quando serve una pianta tappezzante. La varietà ricadente non supera quasi mai il mezzo metro di altezza, mentre si espande in larghezza per diversi metri. Una delle varietà tra le più comuni è quella con le foglie (aghi) di una tonalità tra il blu e il verde, sebbene ne esistano anche altre di colori più chiari. Gli esemplari femmina producono delle bacche di color nero, mentre quelli maschio presentano delle pigne di color giallo. La varietà strisciante gradisce l’esposizione al sole, sebbene si adatti a crescere anche in mezz’ombra. La sua rusticità gli permette di superare senza particolari problemi gli inverni freddi e le estati calde. Il suo terreno ideale è contraddistinto da una leggera acidità.
Come coltivare in vaso e giardino
Possiamo coltivare il ginepro anche in vaso, soprattutto nel caso in cui volessimo preparare una talea alla successiva messa a dimora in piena terra. Il contenitore ideale per un piccolo esemplare di ginepro ha una dimensione ideale attorno ai 20 centimetri di diametro. Ricordiamoci di prestare molta attenzione all’innaffiatura: per uno sviluppo ottimale delle radici del ginepro, possiamo annaffiare un paio di volte alla settimana. Quando l’esemplare ha raggiunto un certo livello di maturità, possiamo lasciare che l’irrigazione avvenga tramite le piogge.
Il ginepro non è particolarmente esigente in fatto di terreno, sebbene prediliga quelli contraddistinti da una buona capacità drenante: è una pianta che si adatta anche a crescita nei terreni particolarmente poveri e con una tendenza all’aridità. Nel caso di messa a dimora in piena terra, possiamo prediligere un mix tra sabbia, terra da giardino e terriccio, in modo tale da impedire il ristagno idrico a livello radicale. Il periodo ideale per la piantumazione è durante l’autunno.
Cura, annaffiatura e potatura
Questa pianta richiede delle innaffiature regolari, tali da impedire che il terreno si possa asciugare troppo, solo durante il periodo che ne segue la messa a dimora. Una volta raggiunta la maturità, la pianta non necessita di particolari annaffiature, se non nel caso di prolungati periodi siccitosi durante l’estate. Per quanto riguarda la concimazione, possiamo ricorrere all’uso dello stallatico o a un concime in granuli a lento rilascio, avendo cura di concimare verso la fine dell’inverno. Il ginepro non ha particolari pretese neanche in termini di potatura: di solito, possiamo limitarci a guidarne in modo armonioso la crescita. In linea di massima, i rami più anziani andrebbero eliminati solo quando danneggiati, avendo cura di scegliere l’inizio della primavera o il mese di settembre. I tagli troppo frequenti impediscono inoltre alla pianta di sviluppare le sue caratteristiche bacche, che di solito possiamo raccogliere nei mesi a cavallo tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno.
Parassiti e malattie
Il ginepro può essere attaccato principalmente da due tipologie di insetti: i pidocchi o le cocciniglie. Nel primo caso, gli afidi colpiscono le foglie e causano anche l’insorgenza di alcuni funghi, attirati dalla melata prodotta da questi insetti. Quando il ginepro è infestato dalle cocciniglie, le sue foglie presentano tutta una serie di macchie, sul lato inferiore delle foglie, che vanno dal colore bianco al marrone. Se le infestazioni sono individuate sul nascere, possiamo ricorrere al classico rimedio della pulizia con un batuffolo di ovatta imbevuto di alcol, trattando le parti della pianta colpite dall’avversità. Qualora ci accorgessimo un po’ troppo tardi della presenza di questi insetti sgraditi, potremmo sottoporre il ginepro ad un trattamento con un antiparassitario ad hoc.