Duecentotré Paesi attraversati in poco meno dieci anni. Senza mai prendere un aereo, né fare ritorno a casa Sono dieci in più di quanti ne riconosce ufficialmente l’Onu: ma su questo, i viaggiatori seriali tendono a considerare al plurale i territori remoti rispetto allo Stato di cui fanno parte, vedi le Antille, ma anche la Groenlandia o le Faroe rispeto alla Danimarca

L’impresa ha avuto il lieto epilogo oggi, appunto, in Danimarca, nella città portuale di Aarhus, dove il 44enne, danese, appunto, Torbjorn Petersen è definitivamente sbarcato da una portacontainer Maersk. Aveva visitato l’ultimo Stato che gli mancava a fine maggio, le Maldive.

L’uomo ha confessato di avere sentimenti contrastanti. “Ho sognato di tornare a casa, che tutto si fosse concluso bene – ha raccontato – ma nello stesso tempo sono ansioso rispetto al domani”. “Molte cose sono come sospese nell’aria”, ha aggiunto riferendosi tanto al semplice ripristino della quotidianità, quanto alla ripresa di un’attività lavorativa, quale che sia. “Chissà, magari scoprirà di essere bravo a fare conferenze, o a scrivere libri..”.

I trascorsi da peacekeeper

“Thor”, così è soprannominato, ha viaggiato in treno, autobus, nave e persino a piedi, in un itinerario che ha preso il via nell’ottobre 2013. Il quarantaquattrenne, che prima lavorava nel settore della navigazione mercantile, ed ha anche un passato da volontario della Croce Rossa e da casco blu delle Nazioni Unite, è il primo a portare a termine un simile viaggio.

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Tra gli imprevisti che gli hanno fatto impiegare – per sua stessa ammissione – più tempo di quanto pensasse, quella di aver lasciato la Micronesia per Hong Kong a inizio 2020. Nell’ex colonia britannica è rimasto segregato per 2 anni causa Covid. Ripartito per Palau alla riapertura dei confini, ha poi continuato per l’Oceania e gli stati insulari del Pacifico. L’avventura è vissuta grazie al sostegno di donazioni private e di qualche azienda.

La proposta alla 10ma visita della compagna

Per sua natura amante delle relazioni sociali e dell’incontro con persone e culture nuove, Petersen ha anche evitato l’automobile, preferendo – laddove lo spostamento era su strada – gli autobus. Nonostante la distanza, è riuscito a mantenere vivo il suo rapporto con la partner, che ha viaggiato 27 volte per fargli visita in diversi angoli del mondo. Alla 10ma, ha anche ricevuto la fatidica proposta, con Thor opportunamente sulle ginocchia. Per loro sfortuna, la cerimonia nuziale – causa pandemia – ha avuto luogo online. La 40enne consorte ha spiegato di trovare ammirevole la forza di volontà del viaggiatore solitario, aggiungendo – giustamente – di essere ben felice di intravedere ora una “normale esistenza quotidiana di coppia”.

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Thor racconta che l’idea del viaggio l’ha da un articolo sui viaggiatori in solitario, che gli aveva spedito il padre per email. Pensava che avrebbe richiesto molto meno tempo. “Avevo immaginato un massimo di 4 anni, forse tre anni-tre anni e mezzo se tutto fosse filato liscio.

Perché è un’impresa da “Guinness”

Pedersen ha documentato il suo viaggio sui social media e in un blog. “Tre sono stati in tutti i Paesi almeno 2 volte. Due sono stati in tutti i Paesi senza tornare mai a casa. Ed ora uno (egli stesso, n. d. r.), ha fatto questo senza volare. Buona fortuna al secondo” – ha scritto sul blog oggi, ricordando la sua prima mondiale. Secondo il Guinness dei Primati, infatti, un altro world traveller, il britannico Graham Hughes, ha circunavigato il mondo visitandone tutti i Paesi senza usare l’aereo: ma il suo viaggio era stato inframmezzato da due passaggi a casa. Pit stop dei quali Thor è stoicamente riuscito a fare a meno.