“Decisione antistorica e ideologica, che vuole rallentare la rivoluzione energetica del Paese”. Così centri di ricerca, fondazioni e associazioni ambientaliste bocciano senza appello il DDL del governo Meloni sul ritorno del nucleare in Italia. La rete che ha diffuso il commento alla decisione del Consiglio dei ministri di avviare una nuova normativa per tornare a costruire centrali nucleari a fissione è la coalizione 100% Rinnovabili Network, formata da esponenti di decine di Università e Centri di ricerca, da rappresentanti del mondo delle imprese, del sindacato e del terzo settore, dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente e WWF.
Tra le motivazioni del no, il fatto che le centrali nucleari a fissione, anche se aggiornate e meno grandi, sono vecchie e in declino perché molto costose e perché generano rifiuti altamente radioattivi e pericolosi per migliaia di anni (la radioattività del plutonio, per esempio, si dimezza dopo 24mila anni). È possibile, più ecologico ed economicamente conveniente, decarbonizzare l’elettricità puntando solo sulle rinnovabili, come sta facendo la maggioranza dei Paesi europei. Come la Spagna, dove la produzione di energia da rinnovabili è già oltre il 57%, con l’obiettivo di arrivare all’81% entro il 2035.
Nucleare, il ministro Pichetto: “Completa rottura rispetto alle esperienze precedenti”
Il governo sta spingendo su piccoli reattori nucleari nelle aree industriali ma, afferma Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, “prevedo contestazioni diffuse, perché non mi risulta che le aree industriali siano sull’isola di Montecristo: sono all’interno dei territori comunali, vicinissime alle zone residenziali. Come pensano di realizzarli?”. Per Ciafani, invece, è urgente “chiudere la questione delle scorie nucleari a bassa e media intensità delle vecchie centrali dismesse da decenni. Non si è ancora individuato un deposito, nonostante siano state individuate 50 aree in tutto il Paese”.
“Dichiarare per legge il nucleare ‘sostenibile’ è prova di debolezza e di greenwashing”, commenta Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e ministro dell’ambiente nei governi Prodi e D’Alema. “Non è così che si fa fronte al caro-bollette”. Per Ronchi il problema è anche politico, oltre che ambientale: “i referendum si possono disattendere con nuove leggi, ma governo e parlamento si assumono la responsabilità politica di andare contro la volontà popolare”.

Le centrali nucleari a fissione, bocciate in Italia da ben due referendum, generano elettricità che, secondo l’Agenzia Internazionale per l’energia, costa più del triplo di quella prodotta con il solare e l’eolico e hanno causato incidenti devastanti a Chernobyl e a Fukushima.
Una decarbonizzazione della produzione di energia elettrica raggiunta con un mix di fonti energetiche rinnovabili è non solo possibile, ma programmata e praticata da moltissimi Paesi. Il sole e il vento sono gratis, mentre il nucleare a fissione consuma un costoso combustibile nucleare. La rete 100% Rinnovabili Network annuncia uno studio sullo scenario 100% rinnovabili, realizzato da un gruppo di docenti universitari e ricercatori: appuntamento a Roma l’11 marzo, anniversario di Fukushima.