Le chele minacciosamente protese verso l’altro, il granchio reagisce all’obbiettivo del fotografo con il piglio di chi vuole scacciare un intruso, come a ribadire che questa è casa sua. In effetti, il crostaceo che lo zoologo Bruno Cignini ha immortalato nella zona archeologica del mercato di Traiano, vive in questa zona di Roma da quando lì passavano gladiatori (veri), matrone con la stola e plebei dalla tunica scura. L’immagine è tra le 32 esposte da oggi fino al 25 settembre nella Dipendenza della Casina delle Civette di Villa Torlonia per la mostra “Biodiversità a Roma”.
Insieme agli scatti di Cignini, divulgatore e docente di Conservazione e gestione della fauna urbana all’università Tor Vergata, per raccontare gli animali e gli ecosistemi della capitale ci sono anche 11 acquarelli dell’illustratrice Eva Villa. L’esposizione, curata da Gina Ingrassia, è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è realizzata da Pandion ed. & Inmagina con il patrocinio della Lipu/BirdLife Italia.
Volpi, cinghiali e parrocchetti sono ormai quasi avvistamenti comuni, ma pensare che di sera nei mercati di Traiano dei granchi sbuchino da canalette e sotterranei fa davvero riflettere sull’unicità dell’ecosistema di Roma. “La mostra vuole appunto raccontare la ricchezza di biodiversità della città – spiega Cignini – le sue 22 aree naturali protette, le ville storiche, le aree archeologiche, fiumi e specchi d’acqua collegati in un reticolo con le periferie dalle vie consolari fanno sì che la città disponga di una serie di corridoi ecologi attraverso i quali gli animali si muovono meglio che altrove. Soprattutto, però, c’è la sua ricchezza di 45mila ettari di verde su 130mila ettari. In pratica i parchi di Roma sono tre volte la città di Torino”.
Cignini, che studia da tempo la fauna urbana, quantifica tale ricchezza: “All’interno dell’area del Grande Raccordo Anulare sono state censite 1300 specie vegetali, cioè quasi il 30% della flora italiana, 5.200 insetti e 80 specie di specie nidificanti. In più, come detto, questi corridoi ecologici rendono ancora più facile per gli animali opportunisti come cinghiali e volpi l’accesso alla città, dove trovano tutto: cibo, calore e sicurezza perché hanno meno predatori”. Ma i granchi del tempo dei romani? “Quando facevo il dirigente del Comune, alla fine degli anni Novanta, mi furono segnalati da chi lavorava nell’area archeologica. Abbiamo scoperto che si tratta di una popolazione relitta, discendente dei granchi di fiume che abitavano la zona al tempo dell’antica Roma”.
“Di giorno non sono visibili, perché escono la sera dalle tane che hanno scavato nei sotterranei e intorno a un corso d’acqua interrato. Uno studio ci ha rivelato che come accade alle popolazioni che restano isolate, hanno sviluppato caratteristiche anatomiche di leggero gigantismo e hanno il carapace più grande rispetto alle popolazioni che vivono fuori dalla città. Di solito si nutrono di piccole chiocciole e insetti, ma adesso non disdegnano il cibo che cade dalle mani dei turisti”.
In fin dei conti, la storia del granchio non è dissimile da quella dei lupi, che adesso ci pare strano vedere vicino alla capitale, ma che a Roma ci sono sempre stati. “Non è un caso che la lupa sia il simbolo della città – dice Cignini – ora ne stanno arrivando di più perché seguono i cinghiali, che sono le loro prede di elezione. Ne abbiamo traccia nelle parti del Parco di Veio più vicine a Corso di Francia, ma nessuna paura, i lupi si tengono distanti dall’uomo, sono molto più pericolosi i cani randagi”.
La mostra a Villa Torlonia non è soltanto l’occasione per scoprire abitanti poco probabili di una grande città, è utile a conoscere le numerose specie animali presenti nei principali ambienti cittadini, avere indicazioni sulla loro distribuzione, le loro abitudini e il loro ruolo all’interno dell’ecosistema urbano, per una maggiore consapevolezza per la tutela della biodiversità e, più in generale, dell’ambiente. Per questo vengono forniti consigli sui comportamenti corretti da tenere in caso di incontro con la fauna urbana e sul metodo per attirarla con nidi e mangiatoie. A corredo della mostra ci sono poi una serie di attività didattiche, tra cui visite guidate, osservazione e birdwatching in villa, laboratori per bambini e per adulti realizzati in collaborazione con il Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU Roma, Città del sole e Swarovski Optik Italia.