Non solo ambiente, energie rinnovabili e buone regole di governo aziendale. La sostenibilità passa anche per la “S” dell’acronimo Esg, che probabilmente ha meno appeal delle altre lettere, ma per certi versi è anche più decisiva per tracciare una linea di confine tra impegno reale e solo di facciata su queste tematiche.
Un ambito poco conosciuto
Secondo l’Axa Im Esg Consumer Survey 2024, infatti, quando si parla di sostenibilità, gli investitori italiani guardano in primo luogo ai fattori di governance, riferiti alle procedure contabili trasparenti, alla protezione dei dati e a un pricing equo. A completare la top 5, seguono i fattori ambientali relativi alla salvaguardia degli oceani e della fauna marina e alla riduzione delle emissioni di CO2. Solo i più giovani indicano tra le priorità alcuni fattori sociali, come il contrasto alla povertà globale e i valori etici aziendali.
Lo studio non approfondisce le ragioni delle differenti sensibilità, ma sta di fatto che lo scenario è in evoluzione e proprio gli aspetti sociali sono destinati a svolgere un ruolo sempre più cruciale.
“La gestione del capitale umano è un aspetto al quale viene dedicata una crescente attenzione, in particolare dopo l’epidemia di Covid. Un’azienda che mette la gestione del capitale umano tra le priorità programmatiche ha maggiori probabilità di fidelizzare e sviluppare il personale più talentuoso, con chiari vantaggi per le performance future”, è l’analisi di Minal Davé, specialista di investment stewardship presso Jp Morgan Asset Management.
Un altro tema chiave è quello della diversità, equità e inclusione: diverse ricerche indicano che una maggiore presenza femminile in posizioni dirigenziali di alto livello può essere vantaggioso per la performance finanziaria di un’azienda.
La difficoltà di definire un perimetro di azione
“Spesso l’ambito sociale è meno gettonato nelle analisi sulla sostenibilità perché più difficile da definire nei suoi contorni”, racconta Carlo Alberto Pratesi, professore ordinario di Marketing, Innovazione e Sostenibilità dell’Università Roma Tre e presidente di Eiis (Istituto europeo che si occupa di educazione nell’ambito della sostenibilità). “Semplificando al massimo, mentre l’impatto ambientale di un’azione è ormai quantificabile con una certa precisione, grazie a metriche e strumenti consolidati, gli aspetti sociali abbracciano ambiti anche molto diversi tra loro e non sempre ben definiti”.
C’è poi anche un altro aspetto rilevato da Pratesi. “La S si presta a differenti interpretazioni a seconda delle esperienze e delle culture”. A questo proposito cito l’esempio della Ferrero, in passato criticata perché la raccolta di nocciole in Turchia, tipicamente appannaggio dei curdi, veniva svolta da questi ultimi coinvolgendo l’intero nucleo familiare, minori compresi (un po’ come avveniva in passato in Italia per la vendemmia). “In questo caso, l’azienda italiana ha avviato un progetto che, intervenendo sia sul contesto che sulle consuetudini locali, ha permesso alle famiglie che arrivano nella regione di trovare strutture (sanitarie, educative e sportive) per accogliere i più giovani, indipendentemente dalle mansioni in cui possono essere coinvolti i loro genitori”.
Da qui la consapevolezza che si tratta di un ambito della sostenibilità particolarmente complesso per le aziende, complice la carenza di professionalità specifiche. “Mentre è tutto sommato facile reperire sul mercato un ingegnere ambientale, lo stesso non vale per i professionisti in grado di gestire le diverse questioni sociali. Si tratta di un tema che quindi chiama in causa anche il rinnovamento dell’offerta formativa specialistica”, conclude Pratesi.