“Non è un tema di sostenibilità, ma di sviluppo strategico del business”. Katia Riva, chief sustainability officer di Atlantia, offre una chiave di lettura insolita per sintetizzare la scelta di sottoporre all’assemblea degli azionisti “Say On Climate”, il piano di decarbonizzazione societario che indica gli obiettivi da raggiungere e il relativo cronoprogramma.
I soci hanno approvato il contenuto del piano con il 98,22% di voti favorevoli. Il risultato da una parte dimostra come il tema della sostenibilità sia largamente avvertito da piccoli e grandi investitori, ma al tempo stesso vi pone di fronte a una responsabilità: se non centrate gli obiettivi, sarete chiamati a darne conto agli azionisti, al pari di quanto avviene in merito ai risultati di bilancio.
“Ne siamo consapevoli. Lo abbiamo fatto per una serie di ragioni: innanzitutto perché siamo convinti che i manager che gestiscono l’azienda per un periodo di tempo inevitabilmente limitato debbano ragionare a lungo termine per garantire il valore che genera l’impresa in primo luogo per gli azionisti. Senza trascurare il ruolo sociale di un gruppo come il nostro che è attivo in ambito di interesse diretto per le comunità, come la mobilità e i trasporti. Infine, volevamo fare chiarezza in uno scenario in cui tanto si parla di sostenibilità, ma non sempre si forniscono strumenti per interpretare i risultati concreti”.
Si riferisce al cosiddetto “greenwashing”, contro il quale anche l’Unione europea è scesa in campo con l’obiettivo di evitare che l’impegno per la sostenibilità sia solo di facciata?
“Sì. Con questo piano ci impegniamo a fornire un aggiornamento annuale sui risultati ottenuti rispetto agli obiettivi prefissati e poi ad aggiornare il Climate Action Plan ogni tre anni, anche alla luce dei cambiamenti di contesto, a cominciare dall’evoluzione tecnologica e da quella normativa”.
Quali sono i principali obiettivi del piano?
“Abbiamo preso l’impegno di portare le attività in portafoglio a zero emissioni dirette entro il 2040, anticipando dunque di dieci anni gli impegni dell’Accordo di Parigi sul Clima. Agiremo su cinque filoni: progressiva elettrificazione dei 3 mila mezzi di trasporto che abbiamo a disposizione; un crescente utilizzo di energia da fonti rinnovabili, ad esempio all’aeroporto Leonardo Da Vinci di Roma-Fiumicino l’energia sarà autoprodotta grazie all’investimento nella solar farm più grande in Europa in un aeroporto; minori consumi, puntando sull’efficienza energetica dei sistemi di illuminazione e degli edifici; coinvolgimento della catena di fornitura per la ricerca di materiali a minore impatto ambientale da usare per l’ammodernamento e la manutenzione delle infrastrutture; infine promozione della circolarità dei materiali usati, del loro riutilizzo e riciclo. A questo proposito segnalo che già oggi viene riciclato il 90% dei rifiuti prodotti negli aeroporti del Gruppo e il 65% nel settore autostradale”.
Avete fatto una stima dei costi che questo impegno comporterà?
“Non siamo di fronte a un tema di costo della sostenibilità, ma di sviluppo strategico del business. Intendo dire che non abbiamo preso questi impegni solo per contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici, fronte sul quale siamo ovviamente impegnati. Le strategie messe a punto sono a nostro avviso la strada maestra per restare competitivi e guadagnare ulteriori quote di mercato in uno scenario come quello dei trasporti e della mobilità in forte evoluzione, tenendo al contempo sotto controllo i costi e i rendimenti. Dunque, ci attendiamo benefici non solo in termini di visibilità presso clienti, partner e investitori, ma anche dal punto di vista dei costi e dei ritorni, anche alla luce dell’evoluzione normativa che tende a penalizzare gli operatori economici con esternalità negative per l’ambiente”. Senza dimenticare i benefici attesi nei rapporti con gli investitori”.
A cosa si riferisce?
“Sempre più piccoli investitori, così come soggetti istituzionali e gestori orientano le proprie scelte anche alla luce del profilo di sostenibilità delle aziende. I miglioramenti realizzati sul fronte della corporate governance sono valsi ad Atlantia il secondo avanzamento, da inizio 2022, del rating espresso da Sustainalytics. La società ha portato la valutazione da 14,7 a 8,8 punti, in una scala compresa tra 0 e >40, dove 0 indica la valutazione migliore e >40 la peggiore. Dopo questo upgrade, siamo tra le 100 aziende più virtuose tra le circa 15 mila analizzate da Sustainalytics.
Può indicarci alcuni obiettivi di breve termine?
“Entro fine anno contiamo di completare l’installazione di 500 punti di ricarica veloce per i veicoli elettrici sulla rete autostradale francese che gestiamo attraverso Abertis, insieme al nostro partner Acs. Sul fronte dei carburanti sostenibili, si tratta di accelerarne l’uso negli Aeroporti di Roma e Côte d’Azur Di Nizza. Inoltre, nel campo dell’intermodalità abbiamo da poco siglato una partnership con Ferrovie dello Stato per potenziare ulteriormente il collegamento ferroviario tra Roma e Fiumicino e portare l’alta velocità in aeroporto. Infine, la tecnologia applicata alla mobilità per rendere i sistemi di trasporto intelligenti, in questi senso stiamo per completare il closing dell’acquisizione di Yunex Traffic da Siemens”.