Dopo un’attenta valutazione, durata mesi, le autorità colombiane hanno deciso di inserire gli ippopotami di Pablo Escobar nell’elenco delle specie invasive. Uno studio infatti ha mostrato i rischi ambientali causati dall’invasione di questa specie non autoctona negli ecosistemi strategici, rischi che hanno un impatto anche sulla fauna locale, spesso già in difficoltà, come il lamantino.

 

Pablo Escobar importò quattro ippopotami, tre femmine e un maschio, da uno zoo degli Stati Uniti nel 1981 per far parte della collezione di animali esotici nella sua Hacienda Napoles, a un centinaio di km a Sud di Medellin. Nel 1993, quando il narcotrafficante fu ucciso dalle forze speciali, gli ippopotami furono abbandonati alla loro sorte nella villa disabitata e negli anni si sono riprodotti senza controllo, diventando una minaccia per la fauna locale nonché per i visitatori della zona montuosa tropicale. La decisione annunciata ora dal ministero dell’Ambiente è il primo passo per definire azioni concrete per far fronte alla situazione.

 

Da qui a dieci anni la colonia di ippopotami di Escobar, avvertono i veterinari, potrebbe persino quadruplicarsi. “Un rischio che la Colombia non può permettersi”, ha commentato all’Afp Manuel Rodriguez, già ministro dell’ambiente negli anni ’90. Il piano per il contenimento della specie non è stato ancora diramato in tutti i suoi dettagli, ma trapela che possa essere permessa anche la caccia pur di fermare l’espansione dei mastodonti.

Per limitare la riproduzione degli ippopotami e preservare l’ecosistema di Medellin gli studiosi di Cornare, agenzia locale per la protezione dell’ambiente, hanno attuato anche un piano di contenimento basato sulla sterilizzazione, impedendo chirurgicamente la riproduzione di una dozzina di esemplari, e tramite l’uso di farmaci per altri quaranta. Ma va considerato che qualsiasi misura per gli ippopotami risulta “complessa, costosa e pericolosa”, spiega David Echeverri, a capo di Cornare, e nonostante tutti gli sforzi per catturare, sedare e castrare questi animali che pesano tonnellate, la loro popolazione continua a crescere. “Per ogni operazione riuscita, nascono altri dieci esemplari”. Il farmaco GonaCon, somministrato tramite freccette, rende le operazioni più facili, ma a un costo troppo alto (mille dollari a esemplare) e i veterinari di Cornare non hanno più rifornimenti.

Perciò gli abbattimenti restano un’opzione ancora valida. Soprattutto per evitare che la diffusione degli ippopotami nella zona di Magdalena Medio, già “senza precedenti” e “pericolosa”, ricorda l’ex ministro Rodriguez, dilaghi in altre aree del Paese. Un’invasione di animali di questa taglia non si è mai vista in altri luoghi del mondo e rischia di mettere in pericolo la sicurezza dei pescatori e dei turisti. Sono stati già registrati due attacchi, per fortuna con conseguenze limitate ad alcuni ferimenti. In Africa si contano centinaia di morti ogni anno provocate dagli ippopotami (più di quelle causate da felini, coccodrilli o elefanti). Gli ippopotami sono infatti solo apparentemente placidi e possono in realtà rivelarsi estremamente aggressivi e violenti.

 

Come specie aliena sono poi innumerevoli i danni che possono causare agli ecosistemi e tra le specie sulle quali l’impatto sarebbe maggiore ci sono i già minacciati lamantini del bacino di Magdalena Medio. Nonostante il pericolo rappresentato dagli ippopotami, c’è chi cerca altre soluzioni per non ucciderli, come un santuario per la specie finanziato con fondi pubblici e privati: è, questa, la proposta avanzata da Luis Domingo Gomez, attivista per i diritti degli animali criticata da quanti vedono nella specie invasiva una minaccia permanente per gli ecosistemi.