Il rettangolo verde è sempre più verde. Perché il mondo del calcio sta comprendendo (finalmente) che può dare l’esempio nella lotta al cambiamento climatico. A partire dagli stadi, a lungo cattedrali dello spreco e dell’inquinamento. Come in Qatar, dove per gli ultimi Mondiali mantenere una temperatura media di 20 gradi (meno del doppio di quella esterna) all’interno di 8 strutture nel raggio di 54 chilometri da Doha ha avuto un costo significativo in termini di emissioni di CO2.

Ed è stato, quello, un passo indietro improvviso nel graduale processo di transizione “green” degli stadi occidentali. Che c’è e si vede, a cominciare dall’Inghilterra. Alcuni degli esempi più virtuosi si concentrano proprio nel Regno Unito: la casa del Liverpool, che secondo il “Football Sustainability Index 2023” è il club più attento alla sostenibilità tra quelli che militano nelle principali cinque leghe europee, è per esempio Anfield, dove – per effetto del progetto “The Red Way”, le emissioni di CO2 sono prossime allo zero (grazie alle rinnovabili) e l’economia circolare (niente rifiuti in discarica, plastica bandita) è un ‘mantra’. Di più: all’interno dello stadio si consumano frutta e verdura prodotti da un orto a chilometro zero.

Tottenham Hotspur Stadium, Londra (foto: Henry Browne/Getty Images)
Tottenham Hotspur Stadium, Londra (foto: Henry Browne/Getty Images) 

Da applausi anche la gestione del Tottenham Hotspur Stadium: il club, tra i primi ad aderire allo “Sports for Climate Action Framework“, è all’avanguardia nell’utilizzo di energia pulita, trasporto sostenibile (il 77% dei supporters, raggiunge lo stadio in bicicletta o con i mezzi pubblici), riduzione nell’utilizzo di plastica e monouso, gestione dei rifiuti, efficienza idrica e opzioni alimentare a base vegetale con basse emissioni di carbonio. E non si ferma qui: punta con forza sull’engagement della sua comunità e provvede alla piantumazione di alberi nei dintorni dello stadio, ma anche nel resto del Regno Unito e nell’Africa Orientale.

Raccolta differenziata al 100% anche a Stamford Bridge, lo stadio del Chelsea, mentre all’Emirates Stadium, la casa dei cugini londinesi dell’Arsenal, grazie a un accordo con Octopus Energy è l’energia elettrica rinnovabile a coprire per intero il fabbisogno di ogni singola partita. La si ricava dal fotovoltaico e – udite udite – da un digestore anaerobico di biogas. Per un risparmio di 3,32 milioni di kg di CO2 l’anno.

E del resto l’Inghilterra punta con forza a una piena conversione green: Manchester, già città profondamente industriale, mira a diventare una città a zero emissioni entro il 2038. Il City gioca all’Etihad Stadium, il cui impianto di riciclo consente di risparmiare l’83% dell’acqua. La City Football Academy, il centro sportivo per il vivaio e la pima squadra, è circondato da più di 30 ettari di terreno incolto trasformati in campi fioriti, con un occhio alla biodiversità locale. Al vicino Old Trafford, casa del Manchester United, un impianto di eco-compostaggio favorisce il riciclo degli avanzi del cibo dei tifosi.

E l’Italia? Certo, il Paese è in ritardo, eccezion fatta per qualche caso virtuoso, come ha peraltro ammesso anche il ministro dello Sport, Andrea Abodi, sottolineando come “sul tema stadi negli ultimi 30 anni siamo riusciti a fare poco, troppo poco, insopportabilmente”.

Anche per questo la nostra petizione “Capitani per il clima” (che si può firmare su Change.org e che continua a raccogliere adesioni e sottoscrizioni eccellenti) può aiutare a dare uno slancio fondamentale a una conversione ancora troppo lenta.

Dacia Arena, Udine
Dacia Arena, Udine 

Tra i club più virtuosi c’è senz’altro l’Udinese, con la sua Dacia Arena che utilizza – grazie a una partnership con Bluenergy – esclusivamente energia proveniente da fonti rinnovabili. Per costruire l’Allianz Stadium di Torino, invece, la Juventus è partita dal recupero e dal riutilizzo dei materiali del vecchio Delle Alpi e di altri cantieri, una operazione a chilometro zero che ha limitato i problemi di smaltimento. Oggi tutta l’energia elettrica utilizzata proviene da fonti rinnovabili, gli apparati a tecnologia LED garantiscono alte prestazioni in termini di risparmio energetico, efficienza luminosa, durata e sostenibilità.

Allianz Stadium, Torino
Allianz Stadium, Torino 

In Spagna è virtuoso il caso del Real Betis di Siviglia, che non a caso ha battezzato il suo progetto “Forever Green” e che per il terreno di gioco del Villamarin e degli impianti secondati pratica la “fertirrigazione”: durante l’irrigazione i prati ricevano tutti i fertilizzanti, scongiurando l’uso delle macchine. Punta sulla sostenibilità anche il Real Madrid: il nuovo Bernabeu, che sarà inaugurato a dicembre, sarà ad emissioni zero ed avrà un campo retrattile, conservato sottoterra a temperatura e illuminazione controllata.

Villamarin del Betis
Villamarin del Betis 

In Francia, invece, è il Nizza a raccontare una bella storia di sostenibilità: il suo Allianz Riviera, progettato dall’architetto Jean-Michel Wilmott, rientra nel “Piano Clima Energetico” della città: è realizzato con materiali riciclabili, ha 4000 pannelli solari e sfrutta persino la geotermia. Ancora: una membrana trasparente di fluoruro di polivinile precompresso ne ottimizza l’illuminazione, evitando possibili sprechi.

Ma in pole position, in questa speciale graduatoria degli stadi più sostenibili d’Europa, c’è senz’altro l’Europa-Park Stadion di Friburgo, inaugurato nel 2021: sul suo tetto un impianto fotovoltaico con 6 mila pannelli sviluppati su 15 mila metri quadri. Per una produzione di circa 2,3 milioni di kWh di energia all’anno.

Sono addirittura di più – per l’esattezza 10 mila su una superficie di 40 mila metri quadri – i pannelli solari che ricoprono il tetto del Türk Telekom Stadium di Instanbul, dove giocano i turchi del Galatasaray. L’impianto è costato poco più di due milioni di euro, certo, ma è oggi in grado di fornire elettricità a duemila famiglie, con un risparmio – in termini di emissioni di CO2 – di 3.250 tonnellate all’anno. In soldoni, è come se in 25 anni si risparmiassero 200 mila alberi.

Ecopark Stadium, Nailsworth, Gloucestershire
Ecopark Stadium, Nailsworth, Gloucestershire 

Tornando in Germania, sull’energia geotermica punta la Wwk Arena, dove gioca l’Augusta. Il Werder disputa le gare interne al Weser Stadion di Brema, che soddisfa parte consistente del suo fabbisogno energetico con le sue 200 mila celle solari, per una produzione indicativa di 800 mila kw/h all’anno.

La Rhein-Neckar-Arena, casa dell’Hoffenheim, è invece diventata la Pre Zero Arena: un primato anche quello, per la prima volta uno stadio di calcio porta il nome di una società di smaltimento green dei rifiuti. E non è certo un’operazione di facciata: lo stadio abbraccia la logica del “zero waste”, a partire – pensate –  dall’erba del prato tagliata, dal cui riciclo vengono creati i biglietti per le partite.

Ecopark Stadium, Nailsworth, Gloucestershire
Ecopark Stadium, Nailsworth, Gloucestershire 

E insomma sono molti i club che puntano, oggi più che mai, su stadi all’avanguardia e sostenibili. E dire che in principio fu una squadra inglese non certo blasonata, il Forest Green Rovers, che ancora ama definirsi come il “World’s Greenest Football Club”: la squadra, che porta avanti con convinzione una filosofia “vegana”, milita nella terza divisione e gioca nella piccola cittadina di Nailsworth. Proprio così, certe storie nascono dove meno te lo aspetti: lo stadio, il The New Lawn, è già un impianto ‘green’ (il club ha ricevuto il certificato di “carbon neutral”), in attesa che prenda forma il progetto del nuovo stadio, l’Eco Park, il primo interamente in legno, alla cui progettazione sta lavorando lo studio di architetti guidato da Zaha Hadid, una struttura che sarà collocata in un eco-parco di 400 mila metri quadrati.