La corsa verso la transizione energetica lascia senza dubbio entusiasti all’idea di un futuro non lontano ad emissioni zero o, addirittura, alla cattura dell’anidride carbonica già presente nell’atmosfera. Lungo il cammino illuminato dalle nuove tecnologie e dagli investimenti, tuttavia, non dobbiamo commettere l’errore di avere la memoria breve e dimenticare il ruolo che le multinazionali di gas e petrolio hanno avuto nei decenni passati sull’opinione pubblica e sulla manipolazione e denigrazione sistematica della ricerca scientifica. E poiché – volendo parafrasare un detto napoletano – “chi nasce tondo non muore quadrato”, ora che le grandi compagnie petrolifere sono anche quelle che stanno investendo molto sulla transizione energetica – essendo tra le poche imprese che hanno l’infrastruttura e i fondi necessari per affrontare i costi associati allo sviluppo e applicazione di tecnologie per il rinnovo energetico – continuano a cercare di manipolare sia la ricerca che l’informazione.
Ad aggiungere un tassello a questo quadro – e a provarlo scientificamente – è stato un gruppo di studenti e post dottorandi della Columbia University – Columbia Sunrise Students -, i quali hanno spulciato tra i resoconti finanziari di tutte le scuole della loro università e hanno scoperto quali gruppi hanno ricevuto (e di quale portata) finanziamenti da lobby petrolifere. Gli studenti hanno avuto difficoltà nel capire quanto effettivamente fosse donato dai magnati del petrolio in alcuni centri – quale, paradossalmente, quello adibito a studiare lo sviluppo e impiego di energie alternative e l’applicazione a politiche di cambiamento. Gli studenti sono andati oltre una sterile classifica e si sono interessati ai rapporti scientifici pubblicati dai gruppi finanziati dalle compagnie petrolifere. Gli studenti hanno scoperto che nel caso di gruppi finanziati da lobby del petrolio i risultati dei progetti non sono pubblicati come articoli scientifici – una prassi che ne garantirebbe la qualità e la trasparenza – ma semplicemente come rapporti interni, senza alcuna validità scientifica. Gli studenti hanno anche analizzato le pubblicazioni con tecniche di intelligenza artificiale e hanno pubblicato un articolo sull’autorevole rivista Science, dimostrando che i progetti finanziati dalle lobby petrolifere erano più’ favorevolì all’utilizzo e lo sviluppo di tecnologie che utilizzano il gas – mercato fortemente appetibile da tali compagnie – piuttosto che verso energia solare o eolica.
La richiesta degli studenti della Columbia Sunrise Students è chiara: La Columbia deve disinvestire da tutti i rapporti finanziari con le lobby del petrolio perché non è possibile identificare dove comincia e finisce il conflitto d’interesse nel mare delle collusioni e infiltrazioni della piovra delle lobby del petrolio. Gli studenti sono appoggiati da diversi docenti e stanno cercando di far arrivare nelle mani della presidentessa Minouch Shafik la loro richiesta. Insediatasi da poco, la nuova Presidentessa è indaffaratissima con un altro gruppo di studenti che protestano perché la Columbia disinvesta da un altro settore – le compagnie belliche in Israele coinvolte nel conflitto Palestinese – e che ha portato all’arresto di centinaia di persone. Ascoltare non ha mai fatto male a nessuno e l’uso della forza non è mai ammissibile. A questo punto è naturale chiedersi: e se fossero i professori ad imparare dagli studenti per una volta ?
Marco Tedesco è scienziato del clima, esperto glaciologo, del Lamont – Doherty Earth Observatory presso la Columbia University e ricercatore del Goddard Institute of Space Studies (GISS) della NASA