Con la stagione della tosa, arriva anche la Giornata italiana della lana, una manifestazione promossa per il secondo anno dalla onlus Gomitolorosa, in collaborazione con Agenzia Lane d’Italia e Legambiente. Tre gli obiettivi principali: dare voce alle grandi difficoltà della filiera della lana italiana; fare rete per arrivare alla ricostruzione di una filiera della lana 100% italiana, volta al recupero, alla trasformazione e valorizzazione delle diverse tipologie di lana creando sinergie tra mondo rurale e mondo artigianale-industriale, ottimizzandone l’utilizzo nei vari settori (dal tessile all’edilizia) e suggerire gli strumenti per agevolare la ripresa dell’utilizzo di questo antico prodotto, una volta centrale nella vita delle comunità”. Lo spiega l’associazione che dal 2012 promuove il lavoro a maglia per favorire il benessere dei pazienti impegnati in terapie mediche nonché la solidarietà verso soggetti più deboli.
A partire dalle ore 9, in live streaming sui canali social e sul sito dell’Associazione Gomitolorosa, Alberto Costa, presidente di Gomitolorosa, Patrizia Maggia, Presidente dell’Agenzia Lane d’Italia e Stefano Ciafani, presidente Legambiente coordineranno una tavola rotonda con oltre 20 interventi di uomini e donne provenienti dal mondo della cultura, delle associazioni, delle università, delle industrie, degli allevamenti e dalla politica, e affronteranno molteplici aspetti collegati al tema della lana offrendo una fotografia completa della situazione odierna della filiera.
In questa occasione verrà presentato il Manifesto delle Lane Autoctone, per dare voce alle grandi difficoltà del settore e sottolineare la forte urgenza ambientale. Secondo la presidente dell’Agenzia Lane d’Italia, Patrizia Maggia, “il numero di ovini che brucano l’erba della Penisola è di 8 milioni di capi, di cui circa 3 milioni solo in Sardegna. Il quantitativo di lana prodotta nel 2019 è stato di circa 10-12 milioni di kg“.
“L’80% della lana italiana viene esportato come lana ‘sucida’ (non sudicia, come alcuni dicono erroneamente) e cioè imballata direttamente dalla tosatura, senza alcuna operazione di pulizia e di lavaggio ed inviata principalmente in India, Cina e sud est Europa per essere poi mischiata a fibre sintetiche e rivenduta oppure per la produzione di tappeti ad uso domestico o industriale. Un 10-15% viene utilizzato per consumo interno. Resta quindi ancora un 5-10% che si presume vada disperso (bruciato o interrato) o trattato come rifiuto speciale”. Queste percentuali possono variare ogni anno e abbiamo quindi a che fare con numeri stimati e non certi.
Nel documento, messo a punto da Tramando s’innova, per pianificare un indirizzo sicuro del recupero della lana è necessario procedere contemporaneamente su diversi piani”. Tra i punti:
- Modifica dell’inquadramento normativo europeo della lana, la lana da sottoprodotto agricolo deve diventare prodotto agricolo.
- Creazione di centri lavaggio e gestione della logistica. Uno degli anelli deboli della filiera che ha causato significative ripercussioni sull’intera filiera è quella legata al lavaggio e alla gestione logistica del conferimento (stoccaggio) della lana. La chiusura dell’ultimo centro di lavaggio di lane italiane nel Nord Italia, a Gandino nel 2018, ha generato ricadute negativa sull’intero sistema laniero. Al fine di non perdere ulteriore tempo si ritiene fondamentale un intervento di tipo pubblico che consenta di riattivare l’intero ciclo produttivo.
- Sensibilizzazione e formazione del mondo allevatoriale. Sarà fondamentale promuovere interventi che consentano agli allevatori di vedere il potenziale economico della lana e la tosatura non dovrà più essere solo una necessità per il benessere dell’animale, ma migliorare la qualità della lana in azienda sarà una precondizione perché trovi uno sbocco sul mercato.
- Incentivi di mercato e norme ad hoc. Promuovere ed incentivare attraverso norme specifiche l’utilizzo della lana anche in altri settori (esempio favorendo l’impiego di fibra naturale nell’edilizia).
- Strategia di comunicazione. È necessario, per poter ottenere una risposta positiva da parte del mercato, individuare strategie di comunicazione che permettano di promuovere l’utilizzo della lana nelle sue diverse forme. Le opportunità di valorizzazione della lana sono molteplici: fertilizzanti (cheratina), cosmetici (cheratina e lanolina), bioplastiche e biomateriali (lana in polvere e ingegneria tissutale), isolamento termico e acustico (edilizia sostenibile), adsorbente (inquinamento marino), pacciamante (ortoflovivaismo) oltre agli svariati utilizzi in ambito tessile. Riscoprire la lana locale potrebbe portare nuove opportunità di sviluppo e diversificazione rurale e industriale, grazie alla richiesta sempre più crescente di prodotti da fonte rinnovabile, locali, ecosostenibili e validi per la salute umana.