Nascita di un fenomeno. E di una foto simbolo. Tra l’ormai immensa bibliografia dedicata a Greta Thunberg, il volume appena pubblicato da Mondadori Il vostro bla bla bla fa male, l’arte di creare una protesta globale, ha il merito di ricostruire per immagini l’origine e l’evoluzione del movimento Fridays for Future: dall’idea un po’ folle di una bambina di fare un sit-in solitario davanti al Parlamento svedese, fino alle masse di coetanei che dietro di lei hanno marciato in tutto il mondo per chiedere misure immediate contro il riscaldamento globale.
L’autore è Anders Hellberg, giornalista specializzato in tematiche ambientali ed ex militante di Greenpeace. Nell’agosto del 2018 era direttore del magazine Effekt e la mattina in cui seppe, attraverso Twitter, che una sedicenne aveva inscenato una manifestazione per il clima stava lavorando in un caffè di Stoccolma al numero di settembre della rivista. Mollò tutto e corse nella piazza del Parlamento: trovò Greta seduta per terra su un cuscino, con accanto il suo zainetto e un foglio di compensato, sul quale con un pennello aveva scritto “Sciopero scolastico per il clima”. Con lo smartphone scattò alcune foto a quella bambina con le trecce: avrebbero fatto il giro del mondo.
Ma l’immagine più emblematica Hellgerg l’avrebbe catturata qualche tempo dopo. Incredulo sulla perseveranza di Greta nel piazzarsi ogni giorno davanti al Parlamento, il giornalista aveva continuato a farle visita, a parlare con lei e con i passanti, tra chi incoraggiava la giovanissima attivista e chi, in maggioranza, le consigliava di tornare a scuola o addirittura invocava l’intervento dei sevizi sociali.
Dal 20 agosto 2018 a oggi: tre anni di Greta Thunberg e del suo sciopero per il clima
“Ricordo abbastanza bene il decimo giorno di sciopero scolastico di Greta Thunberg”, scrive Hellberg. “Fino a quel momento il tempo era sempre stato sereno; quello, però, sarebbe stato secondo le previsioni meteo il primo giorno di pioggia, così mi ero trattenuto un po’ di più per vedere che cosa avrebbe fatto Greta se avesse cominciato a piovere. Pensavo che probabilmente avrebbe fatto una pausa di alcune ore, o sarebbe andata a sedersi sotto qualche tettoia lì vicino. Ma quando erano cadute le prime gocce, lei aveva semplicemente tirato fuori un impermeabile dallo zaino, se l’era messo addosso e aveva continuato lo sciopero fino alla fine dell’orario scolastico. Quel giorno avevo capito quanto fosse determinata quella ragazzina di quindici anni, e quello stesso giorno ero stato così fortunato da scattarle la foto che è finita sulle copertine di libri e riviste in tutto il mondo”. Che sia per fortuna o per talento, quella immagine ha una forza intrinseca che ne spiega il successo: una bambina vestita come se dovesse affrontare una emergenza, il cui sguardo torvo accusa gli adulti per la loro inazione.
È da quel momento che Greta smette di essere un personaggio locale per diventare una star planetaria. Nei suoi scioperi del venerdì non è più sola, ma affiancata da attivisti di ogni età e circondata da troupe tv. Lascia la piazza di Stoccolma per il suo giro del mondo in treno e barca a vela che la porterà a rimproverare i potenti del mondo, da Bruxelles a Westminster, da Davos al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York. E naturalmente a guidare decine di marce per il clima. Greta si trasforma in un fenomeno mediatico, riuscendo dove generazioni di scienziati avevano fallito negli ultimi trent’anni: attirare l’attenzione dei giornalisti sull’emergenza climatica, fornendo loro una storia ogni volta nuova da raccontare.
Anders Hellberg ha assistito alla nascita di tutto questo, con i suoi articoli e le sue foto ha illustrato “l’arte di creare una protesta globale”. Ma non crede all’esistenza di un pool di strateghi che hanno guidato le mosse di Greta. Anzi, in chiusura del volume cita il suo editore svedese, secondo cui: “La storia di Greta è il fondamento più profondo della democrazia: una persona che vede un problema, che dice no, che viene seguita da altri fino a dar vita a un movimento che ha il potere di cambiare le cose”.