Provate a visualizzare tutta la quantità di ghiaccio presente nelle Alpi Centrali, nelle montagne del Caucaso e della Scandinavia messe insieme: è quella andata perduta negli ultimi decenni nel “terzo polo”, i ghiacciai dell’Himalaya. In quella che è forse la catena montuosa più emblematica al mondo, l’accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai avanza a livelli mai visti prima e sta preoccupando sia gli esperti sia le popolazioni che vivono proprio grazie all’acqua di queste riserve. Si tratta di milioni di persone che rischiano di rimanere senza sufficienti risorse idriche in futuro.

(foto: Duncan Quincey, University of Leeds) 


 A rivelare le condizioni estreme in cui si ritrovano i ghiacciai himalayani è un nuovo studio condotto dall’Università di Leeds e pubblicato sulla rivista Scientific Reports. La base di partenza dello studio è l’analisi della quantità di ghiaccio che era presente nella catena dell’Himalaya durante quello che è considerato il periodo noto come “Piccola era glaciale”, che va dalla metà del XIV alla metà del XIX secolo. Andando indietro di qualche secolo, grazie all’uso di ricerche scientifiche, osservazione dei dati satellitari e ricostruzione con modelli digitali, gli esperti sono riusciti a stabilire che le superfici di circa 15mila ghiacciai di questa zona dell’Asia rappresentavano circa 28mila chilometri quadrati di superficie di ghiaccio. Da allora, in pochi secoli, e con una accelerazione notevole negli ultimi decenni a causa della crisi climatica, la superficie si è ridotta a 19.600 chilometri quadrati: tradotto, abbiamo perso circa il 40% di quei ghiacciai.

 


In particolare, sottolinea  lo studio, negli ultimi anni i ghiacciai himalayani hanno perso ghiaccio dieci volte più velocemente rispetto alla media del periodo della Piccola era glaciale. Questo significa che nell’Himalaya, più che in altre parti del mondo, i ghiacciai stanno fondendo più velocemente, con un tasso di perdita definito “eccezionale” dagli esperti.

L’abbassamento della superficie classificato per grado di latitudine/longitudine (A) e bilancio di massa (B) dei ghiacciai dell’Himalaya dalla Piccola Era Glaciale. La spessa linea nera nel pannello B rimarca la divisione topografica nord-sud. L’analisi dei dati è stata effettuata utilizzando il software ESRI ArcGIS (University of Leeds/Nature)

  

Per dare un’altra idea della perdita, i ricercatori britannici stimano che siano scomparsi tra i 390 e i 586 chilometri cubi di ghiaccio, la quantità appunto presente oggi su Alpi centrali, Caucaso e Scandinavia messi insieme. Una quantità che a sua volta ha contribuito, per via dello scioglimento, ad alzare il livello del mare nel mondo tra tra 0,92 mm e 1,38 mm.

Khumbu Glacier, Nepal (foto: Duncan Quincey, University of Leeds) 


È indubbio, per gli scienziati, che questa accelerazione possa essere collegata agli effetti del riscaldamento globale. Jonathan Carrivick, uno degli autori dello studio, spiega che “i risultati mostrano chiaramente che il ghiaccio si sta perdendo dai ghiacciai himalayani a un ritmo che è almeno dieci volte superiore al tasso medio del passato. Questa accelerazione del tasso di perdita è emersa solo negli ultimi decenni e coincide con il cambiamento climatico indotto dall’uomo”.

Le conseguenze sull’agricoltura

Una delle conseguenze più impattanti sulla popolazione umana che vive nel “terzo polo”, come è spesso definita la catena montuosa himalayana, è la carenza d’acqua destinata sia all’irrigazione sia all’uso domestico. Per cercare di fronteggiarla, fra inverni più secchi e campi sempre più difficili da coltivare, in queste aree del mondo si stanno anche utilizzando delle specie di ghiacciai artificiali detti stupa di ghiaccio o di glacier grafting: i primi sono spettacolari coni di ghiaccio ammassati per avere riserve idriche, i secondi simil-ghiacciai agevolati in alta quota dall’intervento umano.

Due stupa di ghiaccio vicino al monastero di Phyang, fotografati nel febbraio 2018. Sumita Roy Dutta/Wikipedia 

L’emergenza per fiumi e laghi

Sistemi che però potrebbero non bastare: secondo gli esperti infatti la generale perdita dei ghiacciai dell’Himalaya impatterà sulla vita di centinaia di milioni di persone che dipendono dai principali fiumi dell’Asia, tra cui Brahmaputra, Gange e Indo.

Nel dettaglio, le zone dove invece i ghiacciai himalayani mostrano maggiori segni di sofferenza, sono le regioni orientali, fra cui Nepal e Bhutan, mentre i ghiacciai che diminuiscono più velocemente sembrano essere soprattutto quelli che alimentano laghi così come quelli che hanno importanti porzioni di detriti naturali sulla superficie. Quest’ultimo, ricorda il professor Carrivick, è un fenomeno da non sottovalutare: “Mentre dobbiamo agire con urgenza per ridurre e mitigare l’impatto del cambiamento climatico causato dall’uomo sui ghiacciai e sui fiumi alimentati dallo scioglimento – conclude l’esperto – la modellizzazione di tale impatto sui ghiacciai dovrà anche tenere conto del ruolo di fattori decisivi come laghi e detriti”.