Molti avranno approfittato di un lungo (e tendenzialmente noioso) viaggio in pullman per schiacciare un pisolino e rilassarsi. Altri – a seconda dei punti di vista e/o dei rispettivi ritmi circadiani – si saranno sentiti costretti a farlo o rammaricati per non essere riusciti a recuperare energie in quel lungo periodo “morto”. Di sicuro quasi nessuno avrebbe pensato di arrivare a pagare per usufruire di tanto privilegio.

(afp)

L’idea arriva da Hong Kong, da un locale imprenditore di trasporti che propone itinerari su autobus a due piani dal caratteristico aspetto ereditato dalla lunga dipendenza dalla corona britannica specificamente finalizzati alla cura dell’insonnia. Il tutto è immancabilmente figlio della pandemia e delle conseguenti ripercussioni – anche psicologiche – che gli abitanti della metropoli asiatica stanno subendo a causa di uno dei lockdown più duri del pianeta, tanto più gravoso per una collettività tra le più inclini a viaggiare da un lato e a ricevere ospiti da ogni parte del globo dall’altro.

Hong Kong: con il double-decker in viaggio verso il “nulla”

In una domenica tipo, dal cuore di Kowloon sono partiti due double-decker rossi, con a bordo complessivamente una settantina di passeggeri. C’erano bambini, anziani e persone di mezza età. Destinazione, il “nulla”. Come accaduto, proprio in una delle metropoli dell’Asia meridionale, a Singapore, per le prime crociere senza meta, nei primi mesi di pandemia. Ma con una peculiarità: se in uno dei due veicoli l’idea base era comunque quella di far scoprire le aree meno urbanizzate dell’ex colonia del Regno Unito, compresa quella prospiciente l’aeroporto, che con scarso traffico aereo si lascia meglio apprezzare dal punto di vista paesaggistico, l’altro era per definizione stessa del tour operator un “quiet bus”.

Il percorso si dipana per circa 85 km, dal centro – uno dei più densi di abitanti e di grattacieli al mondo – e appunto l’area dello scalo intercontinentale. Ma se tra i passeggeri non manca chi secondo i canoni tradizionali di simili itinerari gusta e fotografa il panorama circostante, una larga parte di loro arriva “armata” di tappi per le orecchie, mascherine (anche) per gli occhi e dorme per buona parte delle 5 ore del tragitto, nonostante gli svariati stop previsti in corrispondenza dei punti-belvedere.

“Penso che la gran parte degli abitanti di Hong Kong sia perennemente soggetta a forte stress – spiega Ho Wei, uno dei ‘turisti’ all’agenzia France Press – per il lavoro, per lo sforzo economico necessario anche solo a sostenere il costo dell’affitto di un appartamento, per la qualità della vita… e ora non possiamo neppure più viaggare”, aggiunge riferendosi alle severe regole che hanno imposto alla metropoli una sorta di quarantena di fatto. “E con questo extra stress, non credo che siano molti, tra i miei concittadini, quelli che dormono bene”.

(afp)

C’è anche chi, pur essendo partito per riposare, alla fine si gode il paesaggio. “Troppo bella la giornata, oggi, per dormire”, spiega il 29enne Matthew Chick

Il costo del biglietto spazia tra i 99 e i 399 dollari locali (11,3 – 45,5 euro al cambio attuale), i posti al piano alto sono i più costosi. Frankie Chow, presidente di Ulu Travel, che ha avuto l’idea, racconta di aver studiato i percorsi in modo da ridurre il numero di semafori incrociati, in modo da minimizzare il rischio di svegliare chi si addormenta. L’imprenditore conferma il “doppio binario” del suo progetto: l’offerta di relax da un lato, quella di dare un po’ di svago agli hongkonghesi in questo momento in cui la comunità locale è di fatto tagliata fuori dal turismo globale.

L’ex colonia britannica ha adottato restrizioni tra le più tassative al mondo. Per chi espatria, l’obbligo di quarantena al ritorno può arrivare a 21 giorni, con ulteriori obblighi di test dopo le tre settimane. Il tutto ha prodotto uno dei tassi di contagio più bassi del mondo, ma ha di fatto isolato Hong Kong dal resto del pianeta da 20 mesi a questa parte.

“Nel non lontano passato, ero in aeroporto – per viaggiare – ogni mese”, racconta un passeggero ad Afp – “Oltre a favorire il riposo, un tour di questo tipo ci restituisce un minimo senso del viaggio”.