Quarantacinque anni da custodi del più importante patrimonio privato italiano. È Questo l’impegno celebrato oggi presso Palazzo Doria Pamphilj dall’Associazione dimore storiche italiane, che rappresenta circa 4.500 proprietari di immobili di rilevante interesse storico-artistico. In tutta italia sono oltre 8.200 le dimore private aperte al pubblico, in media più di una per comune: tutte insieme definiscono la qualità unica del nostro paese. Si tratta del 45° anniversario del “museo diffuso più importante della penisola”, un riconoscimento attestato anche dalla Presidenza del consiglio dei ministri.


All’evento hanno partecipato tra gli altri il ministro della Cultura Dario Franceschini, il presidente di Adsi Giacomo di Thiene e il presidente di enit Giorgio Palmucci. Le dimore storiche private rappresentano oltre il 17% del patrimonio immobiliare storico-artistico italiano soggetto a vincolo, per un totale di oltre 37.000 unità: circa il 2 per mille dell’intero patrimonio nazionale immobiliare. Si tratta di beni che insistono prevalentemente nei comuni più periferici, rendendo vivi e vitali persino i borghi più piccoli nei quali si collocano, creando ovunque un indotto economico indissolubilmente legato al territorio di cui sono parte. Lo testimonia anche il rapporto sul patrimonio culturale privato curato dalla fondazione Bruno Visentini: il 54% di tali beni si trova in comuni sotto i 20.000 abitanti e, di questi, il 28% è ubicato in quelli sotto le 5.000 unità. Una dimostrazione della centralità di tali immobili quali elementi fondamentali per lo sviluppo sociale, culturale ed economico del paese, in particolar modo delle sue aree interne.

Sono infine destinazioni attrattive anche per un turismo sostenibile e di qualità: nel 2019 hanno ospitato 45 milioni di visitatori, contro i 49 milioni del sistema dei musei pubblici.

L’importanza che rivestono, però, non è spesso accompagnata da un adeguato sostegno da parte delle istituzioni, che lasciano ai proprietari-custodi l’incombenza del mantenimento: un costo oneroso, che può portare alla svendita stessa di questi beni, patrimonio nazionale così come sancito dalla costituzione.

Un’evenienza da scongiurare, perché le dimore storiche concorrono a rappresentare l’identità del nostro paese e conservano tradizioni centenarie, cuore della cultura italiana. Non solo, attraverso le tante filiere produttive che gravitano loro attorno possono costituire le basi per garantire un reale futuro al paese, sostenibile nel medio e lungo termine. Proprio alle numerose professioni che lavorano nel mondo dei beni culturali è dedicato uno dei focus della prossima giornata nazionale adsi, che si terrà domenica 22 maggio. Cinquantatré giorni alla riapertura gratuita di centinaia tra castelli, rocche, ville, parchi e giardini: un’apertura che non è mai mancata nonostante la pandemia e che anche quest’anno vuole far vivere a chi vi farà visita un’esperienza unica di immersione nella storia e nel possibile futuro della nazione.

“Da 45 anni custodiamo il più importante museo diffuso d’italia e siamo orgogliosi di mostrarlo, una volta di più, in occasione della prossima Giornata nazionale dell’associazione, giunta ormai alla dodicesima edizione: ci auguriamo, come sempre, di poter accogliere un alto numero di italiani e stranieri che hanno voglia di conoscere questi luoghi ricchi di tradizione, che vorremmo diventassero reale perno per la rinascita del nostro paese e delle sue aree interne”, ha dichiarato il presidente Adsi Giacomo di Thiene. “Si tratta di beni che costituiscono patrimonio della nazione tanto quanto i beni culturali pubblici e che generano lo stesso numero di visitatori: la sola manutenzione di questi immobili occupa l’1,2% della popolazione italiana, attraverso lavori di qualità e non delocalizzabili. È bene ricordare che la diffusione del patrimonio privato nei piccoli comuni è garanzia di sviluppo per questi ultimi, riuscendo a generare un indotto di oltre 500 milioni nel 2019.  Non bisogna disperdere queste professionalità e i relativi valori che hanno reso l’Italia un luogo unico al mondo: servono pertanto provvedimenti urgenti, duraturi e lungimiranti per dare a imprese e proprietari quelle certezze necessarie per investire, anche in un periodo così incerto come quello attuale”.

“Il lavoro e l’impegno che l’Adsi ha portato avanti negli ultimi 45 anni è prezioso e va sostenuto. Nel corso del mio mandato ho insistito sulla necessità di guardare in maniera globale al tema della gestione del patrimonio culturale, superando ogni distinzione tra pubblico e privato e sostenendo gli sforzi compiuti da chi, come nel caso dei proprietari delle dimore storiche, sta contribuendo alla tutela di una parte fondamentale del patrimonio culturale italiano”. Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini.